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'Lu portalettere'

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Le 'poste italiane' nacquero nel dicembre del 1860 ad opera del governo di Camillo Benso, conte di Cavour.
A noi che viviamo in un’epoca in cui tutto è veloce, informatizzato e troppo spesso informale, forse sfugge tutto il sentimento d’attesa che provavano un tempo le persone che aspettavano di ricevere qualche notizia.

Attualmente la comunicazione avviene sempre più spesso attraverso un semplice sms o un messaggio su whatsApp che arrivano in un nanosecondo e che, per essere letti, hanno bisogno solo del tempo di aprire l’applicazione.

C’era un tempo, neanche non troppo lontano, in cui attendere una lettera, un telegramma insomma una qualsiasi notizia scritta, era fonte di un sentimento ricco di pathos, legato ad emozioni e sofferenze.In quel tempo. A San Salvo la posta veniva consegnata grazie ad un signore alto e con grandi baffi che, ai più, inquietavano timore ma che ben presto lasciavano posto ad un animo gentile e cordiale.

Lu portalettere era Achille Pellicciotta che, a piedi, percorreva molti chilometri per consegnare una missiva, un telegramma o qualche rara cartolina di parenti lontani o emigrati all’estero. Le famiglie attendevano con ansia l’arrivo di Achille, specie negli anni della Seconda Guerra Mondiale per ricevere notizie dei propri cari al fronte.
Spessissimo quelle stesse persone in ansia erano analfabete e allora Achille, che aveva la licenza elementare, si fermava nelle loro case per leggere con emozione, quasi pari a quella dei familiari, le notizie. Non aveva la sensazione di 'aver perso tempo' nell’essersi fermato a leggere, anzi poteva ripartire subito dopo con un bagaglio di emozioni sempre nuove.

Nel periodo della Guerra, le missive da consegnare aumentarono e Achille comprò una bicicletta per poter percorrere più agevolmente le strade di campagna e raggiungere tutte le case. In quei giorni le donne, in particolar modo le mamme e le giovani spose, lo attendevano sul ciglio della strada con trepidazione e lui, prevedendo la loro ansia, cercava di raggiungerle nel più breve tempo possibile annunciando il suo arrivo suonando il campanello della bicicletta. In quel periodo tutta la famiglia di Achille collaborava alla lettura delle lettere e, se una famiglia voleva scrivere al proprio caro al fronte, la figlia Antonietta si armava di carta e penna e scriveva con caratteri leggeri quello che il cuore, più della voce, dettava.

Arrivò il tempo di ritirarsi per Achille e quando giunse quel giorno fu il figlio Vitale a prendere il suo posto e Achille, come in  una staffetta, passò il suo testimone al giovane e volenteroso nuovo portaletter di San Salvo. La famiglia Pellicciotta era conosciuta e stimata da tutti, tanto che ancora oggi, chi vuol far capire che 'appartiene' a quella famiglia, dice con orgoglio «appartenghe a Achill lu portalettere». Anche io oggi lo dico con fierezza, perché Achille era il mio bisnonno.

RIPRODUZIONE FOTOGRAFICA ANTONINO VICOLI

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