«Sicurezza? Parliamone», l'intervento dell'assessore alla cultura Giovanni Artese

La riflessione dopo gli ultimi episodi

Giovanni Artese
21/02/2013
Comunicati Stampa
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Gli episodi criminosi accaduti a San Salvo lo scorso 14 febbraio (le tre auto bruciate nel giro di 8 ore) e la sera del 15 febbraio 2013 (la rapina alla farmacia Di Nardo) sono eventi indubbiamente traumatici, che non possono essere sottaciuti ma neppure banalizzati o strumentalizzati.

Stiamo vivendo, senza dubbio, una fase critica sul piano dell'insicurezza, soprattutto se teniamo conto che ormai gli atti criminosi riguardano non solo San Salvo e Vasto ma persino i piccoli paesi del circondario. Occorre tuttavia precisare che si tratta di un fenomeno già presente negli anni Novanta del Novecento, che poi è tendenzialmente cresciuto fino al 2007 per raggiungere la fase più preoccupante proprio negli anni 2008/2013, quelli segnati dalla crisi economica e occupazionale.
San Salvo, lo ricordiamo, fino ai 10/12.000 abitanti, era ancora un paese con i campi aperti, le porte con le chiavi inserite nella serratura, dove difficilmente si verificavano furti e reati consimili. La successiva fase di espansione urbanistica e demografica – coincidente con la globalizzazione – ha tuttavia comportato significativi mutamenti sociali, con evidenti difficoltà nelle relazioni e nell'integrazione.

Molti, pure tra quelli che utilizzano Internet per sparare sugli ultimi insediati nelle Istituzioni cittadine, forse dimenticano che nelle campagne – già da una decina di anni – gli agricoltori di San Salvo hanno dovuto chiudere tutte le masserie perché svuotate di ogni trattore, di ogni attrezzo, di ogni bene. Le campagne di San Salvo oggi somigliano a quelle del Cinquecento, quando i Turchi spoliavano il territorio costringendo i coltivatori a ritirarsi la sera, con attrezzi e animali, entro le mura cittadine. E neppure ricordano che poi i furti hanno interessato i cantieri edili, gli appartamenti e, infine, i negozi e le strutture pubbliche. Lo sport dell'appiccare il fuoco ad auto e altri beni materiali non è di adesso. Parecchi anni fa, quando c'erano altre Amministrazioni, il fuoco ha interessato persino il megaparcheggio di via Montegrappa e una rimessa auto dei Vigili urbani, edifici del patrimonio comunale! Tant'è vero che nel 2006, in uno dei momenti di sensibile espansione del fenomeno, il sottoscritto e i partiti di centro-destra, allora all'opposizione, tennero una manifestazione cittadina, sul tema della sicurezza, in piazza Giovanni XXIII coinvolgendo le Forze dell'Ordine insieme a centinaia di cittadini che apprezzarono quel gesto, consapevoli che occorreva accrescere la vigilanza e riprendersi il controllo del territorio. La maggioranza di centro-sinistra disse invece che si trattava di una manifestazione strumentale, perché la situazione era sostanzialmente sotto controllo e che non erano in atto fenomeni particolarmente preoccupanti.
Tra innumerevoli altri atti siamo così arrivati all'ultimo periodo, con non solo una ripresa della piccola criminalità ma anche episodi clamorosi come l'assalto al furgone portavalori sulla A14, il 14 dicembre 2012, ed altri legati al mondo dello spaccio degli stupefacenti, della prostituzione e del riciclaggio di denaro sporco.

Dunque, che fare ora? Certo richiedere e ottenere più organico, più efficienza e più coordinamento per le forze di Polizia, i Carabinieri e tutto l'apparato repressivo dello Stato, come hanno fatto, dal loro insediamento il Sindaco e l'attuale Amministrazione comunale, anche con dei risultati; nonché accrescere e migliorare la videosorveglianza, ma con la consapevolezza che tutto ciò non basta ad arginare il fenomeno criminoso.
La crisi infatti non è ancora superata. Abbiamo iniziato un 2013 difficile per l'occupazione e per le condizioni di molte famiglie, imprese e attività; perciò è tempo di assumersi, ciascuno, le proprie responsabilità. Quando si fanno, in Rete, affermazioni del tipo: «Comprendiamo il derubato e comprendiamo il rapinatore» oppure «ma è la crisi che spinge a rubare», beh allora non solo non ne usciamo fuori ma facciamo della Rete (uno dei luoghi della democrazia in Italia) una babele, dove si dice tutto e il contrario di tutto. Dovremmo invece affermare semplicemente che siamo dalla parte di chi subisce, che la nostra solidarietà va a chi, al di là delle condizioni sociali o culturali, è vittima di furti, truffe, minacce, estorsioni, ricatti, vendette e quant'altro appartiene al mondo della corruzione e del crimine.

La storia di San Salvo ci dice che se questa comunità ha un valore condiviso, accettato è proprio quello del lavoro. I monaci benedettini e cistercensi hanno operato all'insegna dell'Ora et Labora e l'hanno trasmesso ai salvanesi. Dunque, noi dobbiamo ribadire con fermezza che chi vuole stare in questo luogo deve vivere con il lavoro e non con la rapina o il malaffare. Non ci può essere sociologismo che giustifichi i comportamenti criminosi; come del resto i comportamenti incivili. Sporcare le strade e le piazze, gettare spazzatura nel verde, compiere atti di vandalismo contro il patrimonio pubblico non costituiscono soltanto un danno alla collettività ma comportano un degrado che poi oggettivamente va a costituire il sostrato culturale del crimine.
San Salvo oggi dispone di risorse per poter arginare degrado e delinquenza ma è chiaro che se si vogliono evitare i rischi di una lenta deriva omertosa occorre che l'opinione pubblica torni a essere presente e attiva e che i cittadini escano, dicano la loro e si espongano piuttosto che barricarsi dentro casa. Quanto ai partiti e alle istituzioni, ci aspettiamo che riconoscano e premino i comportamenti corretti piuttosto che quelli furbi, spregiudicati e disonesti.
Personalmente ho vissuto e vivo i problemi dell'insicurezza all'interno del quartiere in cui abito. Negli ultimi tre-quattro anni, la notte ci si sveglia al primo rumore sospetto. Quasi ogni famiglia del quartiere ha subito almeno un furto o un tentativo di furto o truffa. Non è qualità della vita questa, considerando che la serenità, la socialità e l'accoglienza di un luogo sono importanti tanto per la vita quotidiana quanto per gli investimenti e l'economia reale.
Durante la penultima campagna elettorale a San Salvo (quella per le comunali) si è parlato poco, a volte per niente, della sicurezza. Sono stati proprio la coalizione e il Sindaco vincenti a porre maggiormente il problema. Se oggi l'opposizione di centro-sinistra se ne accorge, e comincia finalmente a parlarne, ritengo che sia cosa buona e giusta e che potrà portare dei risultati.

Tra l'altro, come hanno pubblicamente affermato di recente l'Assessore Mario Olivieri di Vasto e il nostro Sindaco Tiziana Magnacca, sarebbe ora che il tema della sicurezza fosse affrontato nell'ambito del territorio del Vastese e con un'ottica complessiva (cioè che tenga conto delle relazioni con i temi dell'ambiente, del lavoro, del sociale e culturali); perché i ‘tavoli’, i ‘progetti’ e i ‘convegni’ (talora fatti – anche in passato – a suon di denaro pubblico), potrebbero non bastare e costituire più una panacea che un reale, concreto rimedio al danno.

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