Intitolata nei giorni scorsi un’aula del Liceo Mattioli a Maria Giulia Moretta

Il suo ricordo sarà sempre vivo

Pino Cavuoti
10/11/2013
Attualità
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«Maria Giulia c’era in qualsiasi momento e si poteva contare su di lei, perché era presente, sempre pronta ad affrontare le situazioni insieme agli altri. C’era e resterà per sempre nel nostro cuore. E’ vero la morte ha creato distacco e lacerazione, ma lei ci ha lasciato molto». È questo uno dei passaggi più significativi di Maria Luisa Di Mucci, dirigente scolastico dell’Istituto Mattioli di San Salvo, e che ben sintetizza il senso della manifestazione per ricordare la docente Maria Giulia Moretta, scomparsa troppo presto per non lasciare un grande vuoto e tanti perché. Intitolazione di un’aula magna e il ricordo attraverso le testimonianze del vescovo dei Marsi mons. Pietro Santoro, già parroco della chiesa di San Nicola a San Salvo, e di Stefania Ciocca, allieva a scuola e in parrocchia di Maria Giulia.

Una donna, un’insegnante, una cattolica dai grandi ideali vissuti con coerente adesione al Vangelo sino alla morte in un letto dell’ospedale per essere sottoposta a un intervento chirurgico «dove il Padre eterno non può accontentare sempre» rispondendo poco prima di morire a chi l’andava a trovare. È stata la dirigente Di Mucci a dare il benvenuto ai tanti ospiti, in prima fila c’erano i genitori di Maria Giulia Moretta, con parole che non sono mai risultate banali per una commemorazione dopo un anno per parlare e vedere più oggettivamente il passaggio dell’insegnante scomparsa. Il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, ha spiegato che ha conosciuto la Moretta attraverso le persone che l’hanno frequentata e amata. Una persona pragmatica che portava con sé una grande forza morale, un esempio per tutti di grande altruismo tanto da spendersi instancabilmente per gli altri.

«È stata dalla parte di chi ha avuto bisogno – ha aggiunto il sindaco – ed è giusto che il luogo che ha frequentato dai giovani parli del suo nome. C’era e c’è ancora la sua presenza con il suo esempio. Oggi celebriamo la sua permanenza tra noi per una vita che ha lasciato tracce indelebili». Che il passaggio dell’educatrice-insegnante Maria Giulia Moretta non sia stato vano parlano le tante iniziative solidaristiche realizzate nella parrocchia San Nicola e che hanno ancora oggi riflessi sulla città, ma anche i ragazzi e le ragazze, da tempo diventati adulti, che sono stati suoi allievi tra i banchi di scuola o in parrocchia. Illuminata la testimonianza di Stefania Ciocca che ha parlato della rivoluzione d’amore di Maria Giulia la quale è stata «una madre, un’amica, una sorella. Di lei ho amato il suo coraggio. E’ stata coraggiosamente coerente al Vangelo. È stata una donna intelligente, libere, piena e che parlava di insegnamento come vocazione. Un’insegnante e una donna di successo perché è stata capace di realizzare il proprio progetto di vita». Per la Ciocca ha incarnato nel contempo la Chiesa del grembiule e dell’obbediente in piedi per una chiesa a servizio degli altri di laici responsabili «riuscendo a realizzare il suo progetto di vita e lasciando un segno indelebile del suo passaggio attraverso gesti di carità».

Del percorso parrocchia e città ha parlato mons. Santoro. Diversamente dal solito non ha fatto un intervento a braccio, ma ha letto le cose che aveva da dire di Maria Giulia per poi consegnare il testo alla scuola «perché non ho intenzione di improvvisare e dire cose formali». Il vescovo dei Marsi è stato parroco a San Salvo per 37 anni e un buon tratto di strada è stato percorso con Maria Giulia. Parlare di lei non è un semplice ricordo ritenendo che «l’eternità è impastata con il nostro oggi. In quel ponte di comunione che lega la città terrena alla Gerusalemme del cielo». Non è un semplice ricordo e la memoria è necessaria nelal consapevolezza che la nostra storia non comincia e finisce con la nostra biografia «con il nostro segmento di vita» come ha spiegato il presule. E su questo aspetto mons. Santoro ha fatto una domanda ai presenti: «Chi fa la storia di una città?» per dare la sua risposta: «La storia di una città è costruita da quanti non si sono limitati ad abitarla ritagliandosi la propria dose di benessere e di consolidamento economico, ma di quanti hanno abitato il cuore della città, muovendosi alla ricerca di chi ha il cuore spezzato dalla solitudine, dalla precarietà economica o dalla mancanza di senso». Tutte queste cose ha realizzato Maria Giulia non voltandosi dall’altra parte e non banalizzando la parabola del buon Samaritano restituendo dignità e speranza. «Maria Giulia – ha detto il vescovo dei Marsi – è stata proprio questo: unanarrazione vissuta del vangelo della prossimità e del sogno di una città dove tutti possono camminare senza sentirsi un peso». La Moretta andava a cercare il dolore nascosto come l’associazione di volontariato che volle chiamare Gerico. Poi la cooperativa Nuova Solidarietà, una risposta a chi è ai margini del lavoro, o l’associazione culturale Maritain per la ricerca di verità. Infine l’esperienza della scuola fatta di volti come filiera della storia per legare il passato al futuro per agire come motori di cambiamento del mondo «che vi viene affidato come eredità ma anche come mondo». Oltre all’intitolazione dell’aula magna è stato piantato anche un pino toscano sul prato all’ingresso dell’istituto. Un simbolo spiegato dal direttore della scuola Edmondo Laudazi per andare oltre il tempo. In composto silenzio, non nascondendo qualche lacrima di commozione, i genitori di Maria Giulia; a conclusione della cerimonia è stato consegnato un mazzo di fiori alla mamma.

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