Lâuomo traccia sentieri per un bisogno ancestrale, non ci sarebbe stato lâHomo Erectus, se Dio non avesse messo nel âprogettoâ un pellegrino o un viandante che dir si voglia. Lâhomo Viator precede, tutti gli altri. Se il âViatorâ non traccia un sentiero battendolo e ribattendolo, il âFaberâ non potrà pascolare il gregge, salire sui monti, lavorare i campi, raggiungere il mare o il fiume per la pesca. Lâuomo che non ha âcamminatoâ o desiderio di camminare, non potrà mai realizzare soste da "Homo Ludensâ. Ognuno di noi deve, in primis, esser disponibile a âtracciare un sentieroâ: breve, lungo, lunghissimo... non importa, lâimportante è la disponibilità a credere nellâandare verso âlâinvisibileâ che câè dietro un monte, una collina, un campo, un mare, una spiaggia... un oceano.
Il percorso ciclopedonale sansalvese che - la nipotina di casa chiama gioiosamente âpista verdeâ - rappresenta lâunico Sentiero che attraversa quanto di meglio si è potuto salvare del nostro locale âgiardino di edenâ.
La Pista, è nata e cresciuta nel giro di diversi anni, per volontà di due paesi vicini e di buon vicinato a servizio delle rispettive comunità . Il tratto con il fondo colorato di verde nel territorio di San Salvo e, la progettata pista ciclabile che si snoderà sulla sponda sansalvese del torrente Buonanotte, entrano nel vivo di una riserva naturale istituita con Legge regionale n. 5 del 30 marzo 2007 di cui, 57 ettari nel comune di Vasto e 8 nel comune di San Salvo, i primi Enti locali in Abruzzo a dotarsi del Piano di Gestione del SIC (Siti di Importanza Comunitaria).
Esse sono nate con lâintento di accogliere i âviandantiâ del terzo millennio, i quali non hanno fatto fatica ad âappropriarseneâ, nel senso di: camminare o pedalare, gustarne i silenzi, la gioia dellâandare in carburazione camminando di buon passo per raggiungere la Marina di Vasto partendo da quella di San Salvo e viceversa.
A piedi o in bici, percorrerla, è una piccola/grande rigenerante avventura. I confini dei due territori con la Pista si annullano, anzi si integrano, cedendosi le rispettive ricchezze.
Tra San Salvo e Vasto, non câè âdin donâ di campanili - a meno che non li si voglia proprio sentire - e nessun confine limitante se non quello geografico del torrente Buonanotte - che non fa di certo âbarrieraâ, bensì, irrora a âmonteâ gli stessi campi e, al mare, porta sia le âistanzeâ che i âdoniâ di flora e fauna di tutti i territori che ha toccato. Talvolta, purtroppo, anche dei lembi di plastica maledetta.
Il torrente meriterebbe una riflessione tutta sua, soprattutto per le specie di fauna e flora di cui, è ricchissimo. Una peculiarità che nasce dalla sua morfologia â non è acqua di superficie ma di profondità â che dalle canne (Phragmites australis) anzi, âil regno delle canneâ, le quali, su ambo le sponde, lo difendono come sentinelle armate, favorendone così la conservazione, il rifugio e la riproduzione di tutto il suo ecosistema. Lâacqua che scorre limpida sul fondale è visibile solo a tratti, tanto è intricato - scusate il gioco di parole - lâintrico di canne e âcannizzeâ, rovi e erbe alte che proteggono in modo veramente materno tutte le creature che, in essa e nel suo habitat pullulano di vita. Le specie animali sono in-fotografabili se non da professionisti ben appostati e nel tempo. Quanto ai nomi botanici e faunistici e, del torrente e, delle dune, ci fanno impallidire dâignoranza. Di seguito un modestissimo elenco bypassando il latino dâobbligo scientifico: Airone cinerino â Airone rosso â Cavaliere dâItalia â uccello Fratino â Diversi tipi di anfibi - Testuggine palustre.. -. Mentre, per la flora si citano: lâAmmophila â lâErba medica marina â il Crinestrino delle spiagge â la Ruchetta di mare â lâAgropireto â il Giglio di mare; è evidente che ci vorrebbe un esperto che guida e istruisce e una primavera avanzata.
Qui è accaduto in modo ânaturaleâ, quello che - in altre Riserve del tipo âLe foreste Casentinesiâ - è stato appositamente istituito con il nome/progetto di âRiserve integraliâ. In pratica un âazione zeroâ da parte degli uomini. Sulle dune del tratto sansalvese, invece, è stata fatto una vera e propria azione di bonifica, ricostruzione, piantumazione, integrazione, ricerca appassionata e..si vigila in continuazione.
Il torrente, che nasce dalla raccolta di diverse micro sorgenti sulle colline di Vasto, dopo un percorso di soli 10 km, si consegna al mare appena dopo lâinizio delle dune, tra il fine/inizio spiaggia di San Salvo e Vasto ma, né lâuna e né lâaltra, alzano âil cartelloâ del confine territoriale, bensì quello di una pista percorsa da tante persone e a tutte le ore che sâinsinua con stupore tra sentieri, dune, e mare. Ci sâincammina dunque, su di essa dopo aver superato il ponticello di legno inaugurato nel 2011 che unisce le sue due sponde. Un ponte che è senza dubbio âuno scambioâ continuo di âViatorâ tra le due città , ma anche lâoccasione di una amicizia inedita. San Salvo e Vasto, idiomi e storie diverse è vero, ma identiche per infiniti altri aspetti culturali. Ancora si ricorda quando, con un progetto degli anni 80, stilato dallâallora punta di diamante dellâurbanistica giapponese architetto Kisho Kurokawa, si voleva fare delle due unâunica città . Grazie a Dio non si fece, la pista ciclopedonale dopo tanti anni - in effetti - ha âraccordatoâ meglio senza danni e, risparmiando unâulteriore cementificazione ai nostri figli.
Nel tratto Sansalvese, la pista inizia in via Stella Maris e, subito sâimmerge tra la bella pineta messa a dimora poco meno di 40 anni fa. Subito dopo il Complesso âle Nereidiâ â superato il ponticello â si è già nella fascia costiera di Vasto. Qui, la pista è fiancheggiata da pioppi ed eucalipti ma, rivolgendo lo sguardo ad Oriente, tra un intrico di rami e selva, si allarga la fascia dunale e retro-dunale che inizia alla fine del nostro lungomare, nel complesso del âGiardino Mediterraneoâ e prosegue fino alla Marina di Vasto. Nei locali dellâedifico del âGiardino Mediterraneoâ, i tecnici dellâambiente: curano, studiano, monitorano integrano, sia le specie di flora che di fauna del nostro territorio.
Lungo tutto il percorso della Pista si offrono allo sguardo le celebri Dune che, in questo luogo, come afferma la dottoressa Caterina Artese, sono di rara bellezza e singolarità . Anzi una delle poche esistenti in Italia e le uniche per tutto il litorale Adriatico.
Solo qualche centinaia di metri tra i pioppi ed ecco apparire il primo âsentiero biancoâ che conduce al mare, attraverso prati dai fiori occhieggianti di meraviglia. Prato, dune, arbusti, vento, sabbia e mare, infinite voci che richiamano i nostri sensi e il nostro spirito e alitando bisbigliano: «... respiratemi, guardatemi,..ascoltatemi, io sono..la principessa âSherazadeâ delle âMille e una notteâche conosce tutte le favole della vita..che diverranno realtà . Entrate, percorretemi..stupitevi di tanta bellezza gratuita».
I più âostinatiâ proseguono nella loro corsa, chi è più sensibile invece, si lascia sedurre dalle infinite voci generate dal suo âsentire profondoâ e, dopo aver percorso, un sentiero dopo lâaltro, come Francesco dâAssisi - fatto voce di tutto il creato - può cantare a bocca chiusa: «Laudato sii mi Signore per sora nostra madre terra» e ancora, con il Cantico biblico di tutte le riconciliazioni che sembrano impossibili, le fratture di legittima rabbia con il creato, noi stessi e gli altri che, qui, acquistano la forza di sgretolarsi come la sabbia che si calpesta andando verso il mare: «... ecco la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (cfr Os 2,16).
Ogni progresso o scoperta umana è legata inscindibilmente a colui/lei che è stato disponibile a mettersi in cammino con la certezza che â..al di là â câè qualcosa che lo ripagherà della fatica, gli riempirà gli occhi di stupore, lo farà danzare e cantare come Miriam nel â Cantico del mareâ (Es 15,20) sulle rive del Mar Rosso o come Maria nel Magnificat (cfr Lc 1, 46 - 55) sui Monti della Giudea.
Il sentiero: dirige, salva, cela, premia. Lungo il percorso della pista ve ne sono diversi: lastricati alla belle e meglio per favorire i turisti dei vicini residence, oppure solo di terra mista a sabbia ed erbetta perennemente verde.
Un passo dopo lâaltro, si può cogliere il sussurro delle tante vite, animali e vegetali, bearsi della vista di arbusti grandi e piccoli, della selva che più âspettinataâ non si può e, come nel verso della celebre âPioggia nel pinetoâ di DâAnnunzio, fare attenzione perché..«il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli câintrica i ginocchi».
Tutti però, conducono alla battigia, il tappeto prezioso che conduce allo..stupore azzurro, al cuore verde di ogni verde, e al fatato turchino dei giorni dâestate: il mare.
Chi non è disposto a spostare la propria âtenda di sicurezzaâ resterà sempre inchiodato ad un piccolo orizzonte o â nel nostro caso â alla sola Pista che spinge i passi e dilata i polmoni ma..non apre al mistero.
Lâuomo che traccia e percorre i sentieri - invece - è colui che â guardando il cielo - ruba un pezzo di Via Lattea per far risplendere il buio di un tratto di terra. Le strade della vita portano ai sentieri del cielo, quelli del cielo si riflettono in quelli della terra ma soprattutto in quelli del mare.
Amo i sentieri, perché sono stati i primi che i miei piedi hanno calpestato dopo lâuscio di casa. Ne ho memoria di decine e, ancor oggi, quando ne vedo uno, mi assale il desiderio di percorrerlo, di farci amicizia, di scoprirlo nei suoi mille piccoli segreti: la pianta di melograno che appare inattesa, un cespuglio di ginestre, un albero di mele selvatiche, una fratta di prugne selvatiche, un sasso, due, tre, che segnano un campo, la crinolina verde smeraldo dellâerba che ora appare ora dispare al suo centro, quasi a indicare con tenerezza che il percorso è sicuro. I sentieri uniscono: paesi, popoli, culture. Lungo i sentieri sono nate e continuano a nascere meravigliose storie di vita e dâamore, addirittura quando si allungano e allargano sono nate civiltà . Allâimprovviso, su di essi, possiamo incontrare un albero di Pino marittimo o di Eucaliptus con le loro ombre puntellate di piccole luci e i loro rami che distendono scettri di regale maternità . Il sentiero ha mille segreti e mille sorprese da donare a tutti. Nei suoi bordi brulli, anche un fiore selvatico può occhieggiare di luce e, i grappoli maturi di una vigna, lanciare misteriosi richiami di festa e abbondanza di vita.
Campi di grano e papaveri - come nei quadri di Monet - possono apparire allâimprovviso e cantare un canto di esultanza, alla meraviglia sempre nuovo di un Dio che fa festa con le spighe di ogni Eucaristia. A volte, poi, un sentiero può riservare lo stupore più grande: il mare.
Se dal mare il navigante anela la terra ferma, dalla terra âlâhomo Viatorâ anela al mare, a quellâazzurro che si offre al suo sguardo allâimprovviso per dire: «vieni». Per coloro che amano la natura le sorprese non finiscono mai, câè sempre una caletta, con sabbia umida dove i âpellegriniâ del creato possono raccogliere conchiglie, lasciare le impronte dei loro piedi nudi sulla sabbia e/o immergerli nellâacqua - anche fredda - per gustare lâemozione, a mio avviso la più inebriante: quella della libertà .
Nota Bene: si ringraziano: il Corpo forestale dello Stato di Pratovecchio (AR) per le informazioni di carattere generale, nella persona del Vice Ispettore Dott. Damiano Barca e il suo Ufficio territoriale per la biodiversità . la dottoressa Caterina Artese della Cogecstre per i nomi delle specie di flora e fauna, lâIng. Franco Masciulli del Comune di San Salvo per informazioni tecniche sulla Pista.
P.S. I âviandantiâ tutti della Pista si augurano: âintervalli di panchineâ, la ri-pittura del colore di fondo, lâilluminazione serale e, un colore unico per entrambi i paesi. Forse verde? Chissà !
FOTO DI INES MONTANARO