Non è facile fare i conti con lâenormità dellâOlocausto. In particolare in questa giornata che ritengo debba essere un âViaggio nella Memoriaâ da cui nessuno può esimersi. Camminare assieme con lâimpegno che abbiamo di ricordare per crescere nella consapevolezza e nella conoscenza, avendo come riferimento la grande lezione che può darci lâesperienza dei campi di internamento, che altro non erano che luoghi di sterminio per la soluzione finale del problema ebraico e di tutto ciò che era âimpuroâ o âdiversoâ.
Come comunità locali abbiamo il dovere di impegnarci a promuovere la didattica della storia, maestra di vita e di memoria, perché avverto la sensazione che sul tema della Shoah lâimpegno sia affidato solo alla buona volontà di alcuni insegnanti che si prendono cura della responsabilità del ricordo, mentre in gran parte della popolazione câè disinteresse per non dire rifiuto rispetto a questi temi, perché ognuno diventi un anello di questa catena della memoria.
Ogni anno il 27 gennaio bisogna fermarsi per riflettere mettendoci nella condizione di compiere una sorta di passaggio del testimone, da studente a studente, per un impegno comune a non gettare un velo dâoblio sul passato a 70 anni dallâabbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte delle truppe russe.
Al lavoro perché tutto ciò che racconta lâorrore dei lager non accada mai più - come invitano a fare i sopravvissuti dellâolocausto - e in nessuna parte del mondo.
Ma è necessario mettersi al lavoro, perché non si generi il diffuso e crescente fenomeno del negazionismo per sostenere la tesi che la Shoah sia il frutto di un complotto ebraico volto a legittimare la pretesa di un risarcimento per la persecuzione subita.
Una menzogna che avrebbe portato a ingigantire il numero delle vittime, in realtà , per qualcuno, imputabili solo alle conseguenze della guerra che riguarda tutte le popolazioni coinvolte.
âIl negazionismo - come sostiene in un articolo pubblicato lo scorso 20 gennaio sul quotidiano cattolico Avvenire Giovanni Maria Flick, già ministro della Giustizia e presidente della Corte Costituzionale nonché presidente onorario del Museo della Shoah di Roma - completa il ciclo dello sterminio: da quello dei forni crematori e delle camere a gas, quindi da quello fisico, allâannullamento della memoria, alla negazione del diritto di esistere anche come popolo sovranoâ.
Ricordare, fare memoria, consentirà di compiere un ulteriore passo in avanti nella comprensione di una delle pagine più nere della storie dellâumanità , perché non accada mai più.