A volte si fa fatica a ricordare alcune particolarità di quando eravamo piccoli ma arrivano dei momenti in cui senti quasi lâesigenza di focalizzare nero su bianco alcune vecchie tradizioni anche per avere una diversa chiave di lettura del nuovo.
I miei genitori consideravano la vigilia di Natale e il primo e lâultimo giorno dellâanno, dei giorni di festa in cui perpetuare le tradizioni tramandate dalle loro famiglie di origine.
Ricordo che alla vigilia di Natale e lâultimo dellâanno câera un determinato numero di cose da mangiare e non dovevano mancare alcuni alimenti. A casa nostra lâultimo dellâanno non mancavano mai lâuva e il melograno conservati appesi in soffitta, i fichi essiccati dai miei genitori nel mese di agosto, un barattolo di ciliegie sotto spirito e uno di pesche sciroppate (ovviamente di produzione propria) conservate apposta per lâoccasione.
Nel primo pomeriggio del 31 gennaio, si poneva una pignata di fagioli e cotiche di maiale in un angolo di camino. Papà si preoccupava di alimentare quanto più possibile il camino perché buona parte della cena di fine anno veniva cucinata sul fuoco. Salsicce fresche, capitone, e pane abbrustolito sulla brace, castagne e ceci abbrustoliti in unâapposita padella forellata.
Due contorni che non mancavano mai lâultimo dellâanno erano il cavolfiore pastellato e le arance tagliate a fette e condite con olio, sale e pepe nero. I dolci erano i calcionetti e le scrippelle che mamma puntualmente rifaceva il 30 o il 31 gennaio.
A mezzanotte del 31 si stappava una bottiglia di spumante e uscivamo fuori ad accendere le âmiccetteâ (piccolissimi botti quasi della grandezza di un fiammifero e per nulla pericolose) comprate da papà per farci divertire. Mio padre e buona parte degli abitanti del nostro quartiere usavano buttare dei cocci vecchi per lâoccasione. Corso Garibaldi, il capodanno mattina ne era pieno!
Il primo dellâanno mamma ci ripeteva il detto âquello che fai il primo dellâanno lo farai tutto lâannoâ. E così a capodanno si facevano, anche se in versione ridotta, tutti i lavori possibili e ovviamente non mancava la âcapatina in campagnaâ.
Foto di repertorio