Un viaggio tra i ricordi delle vecchie tradizioni dell’ultimo e del primo dell’anno

Maria Napolitano
30/12/2016
Tradizioni
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A volte si fa fatica a ricordare alcune particolarità di quando eravamo piccoli ma arrivano dei momenti in cui senti quasi l’esigenza di focalizzare nero su bianco alcune vecchie tradizioni anche per avere una diversa chiave di lettura del nuovo.

I miei genitori consideravano la vigilia di Natale e il primo e l’ultimo giorno dell’anno, dei giorni di festa in cui perpetuare le tradizioni tramandate dalle loro famiglie di origine.

Ricordo che alla vigilia di Natale e l’ultimo dell’anno c’era un determinato numero di cose da mangiare e non dovevano mancare alcuni alimenti. A casa nostra l’ultimo dell’anno non mancavano mai l’uva e il melograno conservati appesi in soffitta, i fichi essiccati dai miei genitori nel mese di agosto, un barattolo di ciliegie sotto spirito e uno di pesche sciroppate (ovviamente di produzione propria) conservate apposta per l’occasione.  

Nel primo pomeriggio del 31 gennaio, si poneva una pignata di fagioli e cotiche di maiale in un angolo di camino. Papà si preoccupava di alimentare quanto più possibile il camino perché buona parte della cena di fine anno veniva cucinata sul fuoco. Salsicce fresche, capitone, e pane abbrustolito sulla brace, castagne e ceci abbrustoliti in un’apposita padella forellata.

Due contorni che non mancavano mai l’ultimo dell’anno erano il cavolfiore pastellato e le arance tagliate a fette e condite con olio, sale e pepe nero. I dolci erano i calcionetti e le scrippelle che mamma puntualmente rifaceva il 30 o il 31 gennaio.

A mezzanotte del 31 si stappava una bottiglia di spumante e uscivamo fuori ad accendere le “miccette” (piccolissimi botti quasi della grandezza di un fiammifero e per nulla pericolose) comprate da papà per farci divertire. Mio padre e buona parte degli abitanti del nostro quartiere usavano buttare dei cocci vecchi per l’occasione. Corso Garibaldi, il capodanno mattina ne era pieno!

Il primo dell’anno mamma ci ripeteva il detto “quello che fai il primo dell’anno lo farai tutto l’anno”. E così a capodanno si facevano, anche se in versione ridotta, tutti i lavori possibili e ovviamente non mancava la “capatina in campagna”.

Foto di repertorio

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