«Una società matura e democratica non può essere disgiunta da una memoria storica condivisa. Le foibe sono cicatrici che segnano la nostra storia, bisogna fare i conti con il passato che non si riesce mai a chiudere per davvero».
Lo ha detto questa mattina il sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca intervenendo al secondo appuntamento organizzato in città per ricordare le vittime delle foibe, della deportazione e dellâesodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Iniziativa promossa dal âComitato Dieci Febbraioâ e dal Comune di San Salvo e svoltasi nei pressi del Monumento ai Caduti con la deposizione di una corona di alloro a memoria delle vittime delle Foibe e della deportazione 1943/1947 con lâintervento dellâesule istriana Magda Rover e di Marco Di Michele Marisi, responsabile provinciale del âComitato 10 febbraioâ.
Di Michele Marisi ha sottolineato lâimportanza di questo appuntamento che vede il coinvolgimento delle scuole per far scoprire agli studenti «quel doloroso pezzo di storia italiana del secondo dopoguerra, che racconta di figli dâItalia gettati nelle foibe o costretti ad abbandonare la propria terra per sfuggire alla follia dei partigiani di Tito».
Molto toccante lâintervento della Rover, testimone oculare degli avvenimenti accaduti alla fine del secondo conflitto mondiale in terra istriana-dalmata.
Il sindaco ha ringraziato le scuole presenti e lâimpegno degli studenti che vogliono ricordare «questi nostri fratelli vittime di spaventose violenze per quella che è stata una criminale pulizia etnica restituendo alle vittime quel valore, quella dignità e quel rispetto, per troppo tempo colpevolmente taciuti» e si è detta orgogliosa del loro impegno perché «esattamente sette giorni fa nellâaula magna dellâIstituto Mattioli hanno invitato il prefetto di Chieti Antonio Corona per conoscere e approfondire i fatti che portarono allâuccisione di diverse migliaia di italiani».
Alla manifestazione hanno aderito e partecipato i rappresentanti delle sezioni locali e zonali delle associazioni Combattentistiche e dâArma.