Lo sapevate che la parola studio in latino significa anche amore?

Maria Napolitano
11/09/2017
Attualità
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Stamattina in tutte le scuole di ogni ordine e grado di San Salvo suona la campanella del primo giorno di scuola dell’anno scolastico 2017-2018.

Il primo giorno di scuola rappresenta sempre qualcosa di speciale e di nuovo che da quella bella sensazione di novità, di una nuova avventura che deve iniziare e che ti fa quasi venire un nodo in gola. E anche se hai casa piena di cancelleria rimasta dall’anno scorso, quella strana e indefinibile sensazione ti fa venir voglia di entrare in cartolibreria per sentire quel profumo di carta, libri, colori, quaderni e immergerti in quella confusione di genitori e studenti che affollano questi luoghi privilegiati negli ultimi giorni di vacanza.

L’emozione del “primo giorno di scuola” ci accompagna per tutta la vita e anche quando ne esci, il sentire “oggi ricomincia la scuola” continua a dare quella consapevolezza che quell’”oggi” è un giorno speciale.

Speciale perché lo studio è lo strumento messo a disposizione dell’uomo per aiutarlo a fare qualcosa di bello per gli altri e che un giorno resterà ai posteri. E questo non significa sempre che nella vita si applicherà ciò che si è studiato. Spesso può capitare che si fa un lavoro completamente diverso rispetto a quanto appreso a scuola oppure anche sei si farà quel lavoro poi l’esperienza potrà stravolgere completamente il sapere appreso nei banchi scolastici. Lo studio conduce più semplicemente alla conoscenza e alla consapevolezza di quanto siamo piccoli di fronte al mondo. Non ci sono ricchezze che possono compensare il valore degli studi. Nessuno ha in mano una sfera di cristallo che ci rivela cosa faremo con quel bagaglio di conoscenze che acquisiremo nella nostra vita scolastica ma di sicuro avrà un valore incommensurabile che non sempre ci è dato conoscere.

Il compito di far amare gli studi spetta ovviamente agli insegnanti. I ragazzi sanno riconoscere gli educatori che amano il loro lavoro, li seguono e imparano ad amare ciò che loro insegnano. Quando un insegnante si lamenta di una classe intera non è un buon segno! Significa spesso che non si mette abbastanza in discussione e che non riesce a trovare il sistema per coinvolgerli e farli appassionare a qualcosa di veramente bello. Perché ogni materia, nessuna esclusa, ha un fascino tutto suo. Di sicuro questo compito è diventato molto più difficile di una volta perché i tempi sono quelli che sono e i ragazzi e i genitori sono diversi rispetto a prima.

Quando si diventa genitori si rivive in qualche modo quell’emozione del primo giorno di scuola soprattutto quando è il primo di un nuovo ciclo scolastico (soprattutto l’ingresso in prima “elementare” quando trascorri una mattinata intera a etichettare tutto l’occorrente, eppure quanta emozione attanaglia entrambi! E questo succede anche se si tratta di un terzo o quarto…. figlio) e quindi di un nuovo distacco dei figli che sappiamo che saranno il nostro futuro e speriamo che facciano meglio di noi.  

E poi come ricordava, Roberto Vecchioni, in uno spot del 2012 sull’importanza degli studi, “Studio” significa anche “amore” e quindi “studiare” significa “amare”. Noi oggi siamo quello che siamo perché un numero indefinibile di persone ha studiato, fatto delle ricerche e ha apportato nel mondo un’innovazione che poi è diventato il volano di una nuova innovazione.

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