Il Vangelo di oggi tocca un tema ben preciso, nevralgico nella vita dellâuomo: il potere. Le Scritture non disdegnano di affrontare un tema che non è proprio affine alla sfera del sacro, ma che nellâuomo non raramente risveglia le forze, le passioni e i desideri che solo la fame di potere sa suscitare. «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo»: la madre del potere è lâarroganza e la pretenziosità .
Eppure questi due discepoli (uno dei quali, Giovanni, verrà ricordato dalla tradizione successiva come il mistico, lâautore dello spiritualissimo quarto vangelo) non fanno altro che dare voce a un certo modo di rivolgersi a Dio; quante volte la nostra preghiera non è altro che dire a Dio «fai quello che ti dico!». Esercizio illecito di potere. In tutta questa scena stupisce la calma estrema di Gesù, di cui possiamo immaginare lo sguardo compassionevole: la misericordia non vale solo per i peccati, ma anche per i desideri storti, per la piccineria spirituale, per lâinfantilismo delle domande provocanti. «Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni».
Ci piacerebbe pensare che lo sdegno sia dovuto alla pretesa quasi immorale dei due discepoli ma ci sbaglieremmo di grosso. à la reazione di chi sa di doversi accontentare delle briciole rimaste, di chi si auto-maledice per non aver avuto per primo lâidea geniale, ghost writer di un governo che si preannuncia ghiotto di vittorie. La sorella del potere è lâinvidia sdegnata. «Allora Gesù li chiamò a sé».
Ogni discepolo prima o poi tenta di andarsene per la sua strada, di partire âper la tangenteâ del proprio io. Gesù con un gesto paterno e materno richiama di nuovo i suoi discepoli a sé. âEcco, perirà chi da te si allontanaâ, afferma il salmo 72. «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti». Gesù non disprezza chi vuol essere primo, non disprezza chi vuol essere grandeâ¦e non disprezza il potere, perché âpotereâ è âpoter fareâ, e poter fare è generatore del regno di Dio. Il Signore non vieta, non spezza, non frustra ma orienta il nostro desiderio.
La straordinaria grandezza del discepolo consiste nel diventare piccolo. Una piccolezza a 360° gradi; fa sorridere vedendo come il servizio (sociale, religioso, personale) sbandierato su tutti i social non sia altro che un altro modo per farsi grandi. Sotto la croce non câerano giornalisti, scrivani o fotografi, ma quel ragazzo che effettivamente ebbe il posto in prima fila e una donna che non contava nulla. Nel cenacolo, quando il creatore del mondo lavò i piedi ai rozzi richiedenti-potere, non câerano folle entusiaste e opinionisti, ma gente incredula e riluttante. Diventi davvero piccolo, servo, schiavo, quando nessuno se ne accorge e, alla fine, non te ne accorgi nemmeno tu perché in fondo, tra noi, ânon è cosìâ.