Con una produzione nazionale praticamente dimezzata per il crollo vicino al 40% dei raccolti, è lâolio extravergine di oliva Made in Italy a subire questâanno gli effetti più pesanti del cambiamento climatico con lâultima ondata di maltempo che, con il vento, ha spazzato via le olive dagli alberi anche in alcune zone dâAbruzzo, seppure limitate.
Eâ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti che â in occasione dellâAssemblea elettiva della maggiore organizzazione degli agricoltori in Europa che questa mattina a Roma ha eletto Ettore Prandini quale presidente nazionale â ha convocato la task force sullâemergenza maltempo.
Il risultato delle condizioni climatiche e meteorologiche è il crollo dei raccolti a meno di 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici per la pianta simbolo della dieta mediterranea. La Puglia â continua la Coldiretti â si conferma essere la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47 milioni di chili e una riduzione del 34%, e sul gradino più basso del podio câè la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 15 milioni di chili in Toscana (+20%) come nel nord dove complessivamente â precisa Coldiretti âsi registra un aumento del 30%.
I danni agli ulivi comporteranno conseguenze pesanti anche nel lungo periodo, fermo restando il disastroso impatto a livello ambientale. In queste condizioni un piano olivicolo nazionale 2.0 deve diventare per il governo unâassoluta priorità , sostiene Coldiretti che insieme a Unaprol e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) per calmierare gli effetti sul mercato ha sottoscritto con Federolio il più grande contratto di filiera per lâolio Made in Italy di sempre, per un quantitativo di 10 milioni di chili con lâobiettivo di assicurare la sicurezza e la diffusione dellâolio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita con un prezzo minimo garantito e programmazione pluriennale.
Il rischio per i consumatori â denuncia la Coldiretti â è che nelle bottiglie di olio, magari vendute sotto marchi italiani ceduti allâestero o con lâetichetta delle grande distribuzione â sottolinea Coldiretti â si trovi prodotto straniero (tunisino, spagnolo o greco), peraltro favorito da etichette dove lâindicazione della provenienza è spesso illeggibile.
Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono tra lâaltro quasi triplicati (+170%) e potrebbero crescere ulteriormente â aggiunge Coldiretti â se lâUnione Europea rinnoverà lâaccordo per lâingresso di contingenti dâesportazione di olio dâoliva a dazio zero verso lâUe per 35mila tonnellate allâanno scaduto il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dallâaccordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998). Sulle confezioni â continua la Coldiretti â è praticamente impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte âmiscele di oli di oliva comunitariâ, âmiscele di oli di oliva non comunitariâ o âmiscele di oli di oliva comunitari e non comunitariâ obbligatorie per legge nelle etichette dellâolio di oliva dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario N.182 del 6 marzo 2009.
âIn attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato â dice Coldiretti Abruzzo â il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop che in Abruzzo sono ben tre o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare lâolio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positiveâ. Coldiretti Abruzzo ricorda inoltre che in regione ci sono ben tre mercati coperti di Campagna Amica a Chieti (Via Arenazze), LâAquila (Cda Torretta) e Pescara (Via Paolucci) e che il comparto olivicolo conta circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane).