A 10 anni dallâintroduzione delle reti dâimpresa e a 4 anni dalla loro declinazione in chiave agricola, lâagroalimentare figura tra i settori economici più rappresentati.
Alla fine del 2017 erano oltre 4.600 le imprese agroalimentari coinvolte nelle reti dâimprese e oltre 20.000 imprese che ne fanno parte, mentre nel 2018 i dati provvisori evidenziano che si sono aggiunte alle reti altre 11 mila imprese. Di queste, lâ85% è rappresentato da imprese agricole (silvicoltura e pesca comprese) e il 15% da imprese dellâindustria alimentare e delle bevande.
Ce lo racconta il Rapporto ISMEA â Mipaaft âManuale delle reti dâimpresa per giovani agricoltoriâ finalizzato ad approfondire la conoscenza di questo modello di collaborazione inter-imprenditoriale, molto flessibile e di agile implementazione, in grado di produrre ricadute positive sui livelli di competitività delle aziende coinvolte, senza che esse rinuncino alla propria autonomia giuridica e gestionale e alla propria identità commerciale.
Il lavoro, commissionato allâIsmea dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, rappresenta una prima fase di unâattività finalizzata a promuovere la conoscenza di questo strumento legislativo principalmente nei confronti dei giovani agricoltori.
Il contratto di rete dâimpresa, strumento introdotto dal legislatore nel 2009, è stato declinato in chiave agricola solo nel 2014, con la legge n. 91 (il cosiddetto âdecreto competitività â). In generale, lo strumento introduce elementi fortemente innovativi per le imprese di tutti i settori, che tramite il contratto di rete possono sperimentare diverse soluzioni di aggregazione, con differenti gradi di flessibilità e autonomia giuridica dei partecipanti rispetto alle forme tradizionali di cooperazione. La finalità consiste nel raggiungimento di obiettivi comuni dâinnovazione, promozione delle produzioni, commercializzazione, e per la razionalizzazione dei costi tramite una gestione comune dei mezzi tecnici.
Attraverso la rete è possibile gestire funzioni oggi sempre più strategiche per il miglioramento della competitività , senza che lâimpresa perda la propria identità e lâautonomia decisionale.
Questi elementi sono stati compresi da una parte ancora piccola di imprese italiane, ma il numero degli operatori coinvolti è nettamente crescente, soprattutto negli ultimi anni.
Innumerevoli sono i vantaggi e le possibilità derivanti dalla sinergia tra le diverse tipologie di aziende, sia a livello di produzione primaria (ampliamento dellâofferta, contenimento dei costi, ammodernamento dei processi produttivi, crescita dimensionale per la competitività sui i mercati) sia sul fronte degli aspetti organizzativi/gestionali (ottenimento di agevolazioni fiscali, accesso a finanziamenti pubblici e utilizzo di forme di job-sharing). A questo si aggiunge la flessibilità delle diverse forme strutturali organizzative delle retipreviste dal legislatore che passano dal semplice accordo contrattuale tra le parti (rete contratto), fino alla definizione di una personalità giuridica e di organi comuni di gestione (rete soggetto).
Con lo studio Ismea si vuole approfondire la conoscenza delle reti di impresa, partendo da unâampia rassegna del quadro normativo (cap. 1) per poi passare allâanalisi dei dati statistici delle imprese coinvolte nelle reti registrate presso le Camere di Commercio (cap. 2). Il quadro generale viene completato da unâindagine qualitativa sul grado di conoscenza dello strumento da parte delle aziende agricole attraverso il Panel Ismea e da alcune interviste approfondite con alcuni rappresentanti delle imprese coinvolte, per raccogliere informazioni qualitative, valutazioni e problematiche da chi sta concretamente sperimentando una rete dâimprese (cap. 3).