“Mi faccio abbo e meraviglia!”

Redazione
07/05/2009
Arte
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16 rappresentazioni e circa 2.500 spettatori, questi i numeri dello strepitoso successo riscosso dall’ultima commedia della Compagnia di Teatro Sperimentale “Renato Bevilacqua” di San Salvo. Il ricavato delle repliche del 20 e 22 aprile è stato devoluto in soccorso delle comunità colpite dal terremoto con un gesto di solidarietà fortemente sentito e condiviso. “Mi faccio abbo e meraviglia!”, scritta da Nicola Fiore, è la 36° commedia diretta da Angelo Pagano che, per la prima volta, ha portato in scena una storia ambientata nel contemporaneo, pur non tradendo la vocazione a rappresentare la dimensione locale e nostrana fin nei meandri più nascosti dell’essere sansalvese. Questo tratto, insieme alle tematiche profondamente umane e dunque universali, hanno reso piacevolmente fruibile l’opera ad una tipologia di spettatore molto ampia che va dal bambino, all’adulto, all’anziano. Appassionanti le vicende di Bastiano, custode del cimitero comunale e uomo di mezza età in pieno bilancio esistenziale che cerca di compensare le proprie insoddisfazioni attraverso una relazione amorosa con la giovane signorina straniera Nadeska Maraceskivi. Coinvolgenti le analisi condotte dal protagonista che ripercorre, nei propri monologhi, i tratti critici di una vita matrimoniale per alcuni versi castrante, monologhi conditi con la naturale e straordinaria vis comica dell’attore principale Felice Tomeo, nei panni di Bastiano e della sua azzeccatissima spalla Nicola Civitarese, nei panni del migliore amico. E a proposito di vis comica, strepitose si sono rivelate le sperimentazioni linguistiche che impegnavano l’amico di Bastiano nella traduzione italiana letterale e dunque non proprio comprensibile, di frasi fatte e modi di dire del miglior dialetto sansalvese. L’effetto esilarante è stato notevole tra quelli nel pubblico che, soprattutto intorno ai trenta-quarantanni di età, hanno provato spesso la difficoltà di rendere in italiano le sfumature di significato che si celano in alcune colorite espressioni della nostra tradizione. All’apparente clichè della straniera che con ogni mezzo persegue lo scopo della propria “sistemazione”, fa da contrappeso l’attenta citazione della signorina straniera che si prende cura quasi a tempo pieno di un’anziana malata che i familiari non possono/vogliono assistere; così come all’apparente stereotipo maschilista della famiglia “vecchio stampo” fa da contrappeso una lettura della donna come figura dalla forza interiore incomparabile e dalla profonda capacità d’amare a dispetto delle mancate esternazioni quotidiane. Il ritmo abilmente costruito e mantenuto sul palco è un altro tratto qualificante di una rappresentazione in cui personaggi e ambientazione rimandano gli uni all’altra con ammirevole equilibrio. Un grande plauso a tutti gli interpreti: Felice Tomeo, Filomena Como, Nicola Civitarese, Jolanda Mucilli, Giampaolo Colameo, Francesca Ciccotosto, Roberto Lamelza, Lisa Di Marco, Concetta Romandia, Francesca Di Marco, Danilo Bucciarelli, Angelo Cilli, Angelo Di Bartolomeo, Giuseppe Fabrizio, Alfonso Buccigrossi, Renato Cerella, Manfredo D’Alessandro. I costumi sono a cura di Mariangela Tascone, le scenografie sono curate da Ettore Altieri, l’arredamento da Luciana Carnevale, Audio e Luci Alfonso Marchetta, Parrucchiera Patrizia Ciurlia.

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