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Pilkington: il centro di sviluppo dei nuovi prodotti per guardare al futuro con fiducia

Il quadro dell'anno finanziario appena passato

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«Un anno difficile, ma non senza qualche soddisfazione». Così Graziano Marcovecchio definisce l’anno finanziario che si è appena concluso. Il presidente di Pilkington Italia e il direttore del personale dello stabilimento sansalvese, Roberto Minenna, hanno illustrato in conferenza stampa la situazione di una delle più grandi realtà produttive della regione che attualmente dà lavoro a circa 2.500 persone (tra sede centrale, Primo e Bravo).

SITO A DUE MARCE – Il precedente anno finanziario si era chiuso in «grave perdita», in quello conclusosi ieri non è ancora stato raggiunto il pareggio, ma fa ben sperare «perché – ha spiegato Marcovecchio – abbiamo generato cassa». La fotografia attuale dello stabilimento parla di un sito dai due volti.
Da un lato c’è la produzione dei prodotti temperati (lunotti posteriori e vetri laterali) che continua senza sosta, dall’altro c’è il settore in sofferenza dei parabrezza (i cosiddetti ‘accoppiati’); «è raro che le case auto – ha detto l’ad – realizzino un veicolo con tutti i vetri della stessa azienda». Il gap con gli altri stabilimenti europei del gruppo dev’essere ancora colmato e su quelle linee produttive vengono concentrati i contratti di solidarietà.

INVESTIMENTO STRATEGICO – Colmare questa lacuna potrebbe essere presto possibile grazie all’apporto di competenze e know-how del nuovo centro di ricerca e sviluppo. Il colosso giapponese Nippon Sheet Glass (al quale appartiene la Pilkington) ha deciso di investire a San Salvo: tutti i nuovi prodotti auto per il mercato europeo saranno studiati e messi a punto nel sito di Piana Sant’Angelo. Ingegneri e personale specializzato avranno i propri uffici nella palazzina all’ingresso.
Marcovecchio non nasconde la felicità: «Portare qui il “cervello” del gruppo per quanto riguarda il mercato del nostro continente vale più di qualsiasi altro investimento perché ci apre nuovi scenari prima inarrivabili».
Per la Pilkington, quindi, accade quello già verificatosi per la Denso che ha deciso di puntare fortemente su San Salvo portandovi il suo centro di ricerca: un riconoscimento che premia le competenze e le eccellenze italiane nel settore auto.

NUOVE COMMESSE – Nell’anno finanziario appena passato il gruppo ha preso decisioni dolorose nei riguardi di altre sedi. In Italia è stato spento il forno float di Porto Marghera (circa 150 lavoratori), mentre in Svezia è stato chiuso lo stabilimento che produceva tettucci per auto (130 persone). La produzione si è spostata a San Salvo non senza qualche difficoltà: «Su questo settore siamo un po’ in sofferenza perché si tratta di nuovi prodotti e nuove tecnologie, ma grazie all’esperienza dei nostri lavoratori presto andremo a regime con le nuove commesse».
«Il settore dell’auto – continua Marcovecchio – si sta orientando su modelli dalle superfici in vetro crescenti. Questo non può farci che piacere».

ESUBERI E SOLIDARIETÀ – Il 2014 sarà il terzo anno coperto dai contratti di solidarietà a tutela dei livelli occupazionali. Per Marcovecchio ogni occasione è buona per riconoscere il loro ruolo fondamentale: «Rispetto ad altre nazioni – spiega – l’Italia può contare su ammortizzatori sociali straordinari. In Giappone la dirigenza è rimasta affascinata da questo strumento della solidarietà, grazie al quale abbiamo tamponato la crisi e avuto tempo per programmare. La stessa cosa non è successa in Svezia dove lo stabilimento ha chiuso».
Dagli oltre 600 esuberi di due anni fa, si è passati ai circa 400 dell’anno scorso; quelli previsti ora sono meno di 200.
«Siamo stati i primi a ricorrere alla solidarietà – continua il presidente – tanto da essere “monitorati” da aziende più grandi di noi. Nell’ultimo anno abbiamo usato il 95% della manodopera: questo vuol dire che siamo riusciti a limitare al massimo l’impatto sui salari».

TAGLIO DEI COSTI – Da qualche tempo in Pilkington c’è la figura dell’Energy Manager. L’obiettivo è raggiungere la più alta efficienza energetica per abbassare i costi che in Italia sono maggiori rispetto ai Paesi dei competitor. I maggiori concorrenti interni allo stesso gruppo oggi si trovano in Polonia, Germania e Spagna; in Inghilterra, ormai, le attività sono ridotte al minimo.
Un contenimento dei costi è stato raggiunto anche dalla ridefinizione di alcuni settori aziendali. Quello dei dipendenti è stato ridotto del 17%: circa 40 persone in meno, andate in mobilità e prepensionamento. La dirigenza è stata dimezzata (40 dirigenti in meno su 80) e contemporaneamente i compensi hanno subito un taglio del 20%.

TASSAZIONE E TRASPORTI – Restano le noti dolenti che Graziano Marcovecchio non si stanca di ricordare a ogni appuntamento pubblico: la tassazione locale e i trasporti.
«Ci eravamo illusi che l’Irap fosse scesa un po’ – afferma – invece siamo tornati indietro. È difficile spiegare agli investitori esteri cosa sono Irap, Imu, Tarsu, Tares ecc. Negli altri Paesi la tassazione locale non è così pesante».
Su quella sansalvese ha spiegato che, rispetto, all’Ici c’è stato un aumento del 70% dell’Imu: «Pagavamo 1.030.000 euro di Ici, con l’Imu siamo passati a 1.700.000 euro con l’aliquota al minimo. Se il Comune avesse deciso di applicare le aliquote massime saremmo arrivati a 2.400.000 euro».
L’altro pallino è quello dei trasporti: «Il trasporto delle merci ci costa ogni anno 15 milioni di euro. È incredibile come si continui a parlare sempre degli stessi argomenti senza che cambi nulla: porto-non porto, ferrovia-non ferrovia ecc.».

IL SOGNO DI MARCOVECCHIO – Altra nota lieta di quest’anno finanziario è la stabilizzazione dei dipendenti. Tra Primo e Bravo – «stabilimenti fondamentali per le nostre terze lavorazioni» – sono stati stabilizzati 86 contratti di lavoro. Allo studio ci sono ulteriori progetti per incrementarne la competitività e se si confermassero nuove commesse all’orizzonte sarebbe possibile stabilizzare altri 60 operai. A giorni, inoltre, si chiuderà la partita relativa al Premio di Produzione della Bravo.
Il sogno nel cassetto del presidente di Pilkington Italia è però un altro: «Vorremmo tornare a fare la cosa più bella che c’è: assumere nuovi lavoratori».
Se fino a qualche tempo fa sembrava un’utopia, ora, grazie anche all’importanza dell’investimento del centro di ricerca e sviluppo, recuperare fette di mercato andate perse sembra possibile.

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