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Rapina al portavalori sull'A14, 'mosaico' completato: 9 arresti

Con gli ultimi 2 provvedimenti chiuse le indagini sull'episodio del dicembre 2012

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È terminata con l'arresto dei pugliesi Leonardo Caputo e Vincenzo Sciusco la complessa indagine dei carabinieri seguita all'assalto al portavalori del 14 dicembre 2012. Questa mattina il maggiore dei carabinieri Giancarlo Vitiello ha illustrato in conferenza stampa i particolari della lunga operazione che nell'arco di un anno e mezzo ha portato in manette 9 persone sgominando l'intera banda entrata in azione armata di kalashnikov. 

Il quadro venuto fuori è quello di un gruppo criminale esperto in azioni simili. Il gruppo di fuoco è composto da 7 persone tutte di Cerignola: oltre ai due citati ci sono Matteo Morra, Antonio Patruno, Vincenzo Costantino, Emilio Cirulli e Francesco Losurdo. Due i presunti basisti sansalvesi: Cono Surace e Simone Di Gregorio.

LE FASI DELLA RAPINA - Quella mattina il gruppo di fuoco entrò in azione nel tratto vastese dell'A14 fermando a colpi di kalashnikov il blindato. Dopo essere entrati al suo interno, grazie a una mola per aprirne il soffitto i 7 si sono allontanati con il bottino di 600mila euro a bordo di tre auto di grossa cilindrata poi incendiate all'altezza del Villaggio Siv. Qui ci dev'essere stato un imprevisto e i banditi non hanno esitato a puntare le armi contro i veicoli in transito lungo la Provinciale scatenando il - comprensibile - panico generale.
Dopo aver sottratto una Fiat Punto e un'Alfa 75 si sono recati nel centro di San Salvo. Qui hanno lasciato circa 50mila euro nel garage di via San Giuseppe: erano la ricompensa per chi ha fornito loro il punto d'appoggio.
Sentendosi braccati sono poi fuggiti all'interno di un furgone lasciato in sosta in precedenza in via De Vito e hanno cercato di far perdere le loro tracce imboccando la Trignina. Tutti e 7 erano a bordo del furgone. Intercettati dai carabinieri di Montefalcone del Sannio, hanno cercato di prendere strade sterrate dell'interno, ma hanno dovuto abbandonare il mezzo con all'interno passamontagna, armi e 220mila euro.
In sei riuscirono a far perdere le proprie tracce nella vegetazione, mentre Costantino fu arrestato dai carabinieri di Bojano mentre chiedeva l'autostop sporgo di sangue e fango all'altezza di Trivento.

INCROCIO DI MIGLIAIA DI DATI - L'attività d'indagine - coordinata dai Pubblici Ministeri Giancarlo Ciani ed Enrica Medori - è partita sin da subito. Sono state scandagliate tutte le telecamere presenti nelle zone del crimine. Inoltre, è stato effettuato un vero e proprio lavoro certosino su migliaia di dati delle celle telefoniche nel tratto dall'A14 fino alla Trignina. Una mole di tabulati e numeri da incrociare. I malviventi avevano cercato di premunirsi usando alcune schede telefoniche della Grecia.
Nel frattempo i carabinieri sono risaliti abbastanza velocemente ai basisti sansalvesi (Di Gregorio è stato il primo arrestato).
Tra gli elementi decisivi anche il furgone usato per la fuga: non era rubato, ma era stato ceduto in conto vendita dal proprietario a un noto pregiudicato di Cerignola, risultato far parte del gruppo di fuoco. 
I militari hanno poi  controllato se nel pronto soccorso di Cerignola nella sera della rapina e nei giorni successivi qualche 'sospetto' avesse ricevuto cure mediche. Sono stati così incastrati Patruno e Cirulli che avevano riportato ferite nella disperata fuga nella vegetazione di Montefalcone.
La svolta decisiva è infine arrivata dalle comparazioni dei Dna effettuate dal Ris di Roma. Le tracce trovate su passamontagna e altri reperti sono stati confrontati con i campioni raccolti dai carabinieri a Cerignola da pregiudicati locali.

CRIMINALI ESPERTI - I 7 facenti parte del gruppo di fuoco hanno tutti una lunga serie di precedenti alle spalle; tra loro ce n'è uno che ha scontati diversi anni di carcere per sequestro di persona. Un altro, Patruno, era in stato di semilibertà con obbligo di fare rientro in carcere ogni sera alle 23. 
Un accento particolare è stato posto sulla spietatezza di chi ha assaltato il blindato, tanto da portare il Maggiore Vitiello a tirare un 'sospiro di sollievo': «In qualche modo si può dire che è stata una fortuna che nei momenti della rapina e della fuga dall'autostrada non si siano imbattuti in auto di Carabinieri o Polizia. Ci sarebbe scappato sicuramente il morto». 

Nel frattempo sono state comminate le prime due - pesanti - condanne13 e 16 anni rispettivamente per Matteo Morra e Vincenzo Costantino.

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