Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La famiglia è la Chiesa del Dio vivente

Commento al vangelo

Condividi su:

La festa della Santa Famiglia di Nazaret è anche la festa delle nostre famiglie per almeno tre ragioni. Anzitutto perché il nostro Redentore “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52), parole che attestano come la famiglia è per eccellenza il luogo della crescita e promozione della persona umana.

È una realizzazione che tocca anzitutto i coniugi, perché nel rapporto di coppia si compie l’essere a immagine e somiglianza di Dio. È ancor più evidente per i figli che solo all’interno di un ambiente rassicurante, protettivo, stimolante possono maturare sul piano affettivo, dell’autostima personale, condizione senza la quale diviene arduo qualsiasi ipotesi di inserimento nella società.

Non è immaginabile che la persona varchi la soglia delle mura domestiche, se all’interno della relazione familiare non è gia stata abilitata a praticare le molteplici forme della vita sociale. Non si fa fatica allora ad affermare come davvero la famiglia sia l’esemplare supremo a cui anche la vita sociale si ispira per tentare di costruire una convivenza che non sia soltanto fondata sull’interesse, il denaro e il potere; ma semmai sulla fraternità e solidarietà che si apprende in famiglia.

Il secondo motivo per cui la festa della Santa Famiglia è anche festa delle nostre famiglie è per il momento di incomprensione che nasce tra i genitori e il figlio. La vita donata da Dio a Maria e Giuseppe non è “proprietà” esclusiva dei genitori, bensì una libertà destinata ad affermarsi non senza rotture e dolori sia da parte dei genitori sia dei figli. In questo senso dobbiamo leggere la storia di Anna che fa voto del figlio Samuele a Dio, restituendolo in un certo senso al suo Signore, quanto Egli le aveva donato (cfr 1Sam 1,28).

Lo stesso è nel caso di Maria e Giuseppe, che soprattutto nell’episodio odierno intuiscono come questo figlio avrebbe percorso una strada assolutamente imprevedibile, anticipatrice di sofferenze inarrestabili per loro. L’allontanamento del figlio attraverso il distanziamento che l’età adulta comporta è sempre una spada che trafigge l’anima; quando poi, come sempre più spesso avviene tra le mura domestiche, ciò è accompagnato da scelte moralmente discutibili, ancora di più; ma a questo punto la vocazione dei genitori diviene quella del padre misericordioso che comunque non si oppone all’emancipazione del figlio che abbandona la casa paterna per farsi una sua vita, salvo poi, riconoscerla e riapprezzarla attraverso l’esperienza dell’allontanamento.

Il messaggio della festa odierna è allora quello di sentire sempre più nostra la vicenda di Maria, che benchè legata da un vincolo di amore indicibile al figlio suo, ha accettato il dolore del suo distanziamento, affidandosi alla volontà del Padre, come conferma l’annotazione evangelica che “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51).

Per questo il compito nostro è sempre quello di affidare i figli a Dio e alla protezione della Vergine, che ben conosce come prenderli per il verso giusto. Il terzo motivo per cui la festa della Santa Famiglia è anche la nostra festa, è per l’idea di famiglia allargata che la storia di Gesù oggi comunica. Non certo secondo il significato corrente, delle seconde e terze mogli, o dei secondi e terzi mariti, ma per quella rete di relazioni umane che la famiglia porta con sé, fatta di nonni, zii, cognati, cugini, suoceri, nuore e generi, amici e conoscenti, che ne fanno un mondo ampio e socialmente ricco.

Tutto il contrario di quell’ideale di famiglia nucleare, che nella pretesa di vivere una libertà assoluta, in realtà è condannata all’isolamento e all’asfissia relazionale. L’episodio dello smarrimento mostra il coinvolgimento dei parenti e della comitiva, lascia trapelare come la vita della Santa Famiglia fosse condivisa con il clan, i vicini, gli appartenenti alla sinagoga.

E ci si guardi bene dall’irridere a ciò, quasi fosse un passato ormai concluso, che in realtà non è affatto tale! Basti considerare il ruolo essenziale che in tante famiglie ricoprono i nonni, che quando ancora validi sono in grado di colmare i tanti vuoti lasciati dai genitori. Tutto ciò non fa che confermare l’idea che la famiglia vive nella misura in cui non si chiude in un isolamento asfissiante, ma si apre a questa rete diffusa di relazioni parentali e amicali. Se dunque le cose stanno in questi termini si comprende come la famiglia, la casa divengano anche una categoria teologica all’interno della quale comprendere il mistero della Chiesa.

Non per nulla san Paolo nella prima lettera a Timoteo (3,14) istruisce il discepolo su come comportarsi nella casa-famiglia di Dio che è la Chiesa del Dio vivente. Che anche la nostra Chiesa realizzi queste prerogative, sia luogo in cui la persona possa essere aiutata a crescere, dove il giovane maturi, dove si realizzi una comunione allargata, in cui si possono incontrare nuovi fratelli e sorelle, nuovi congiunti e qualche volta anche dei padri spirituali.

Condividi su:

Seguici su Facebook