Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La banda e “li bandiste”

I racconti di Nicolina Cilli

Condividi su:

“La banda” esiste ancora oggi, anzi esistono complessi bandistici di alto livello, con musicisti di bravi ed appassionati di buona musica.

Ai miei tempi far parte di un complesso bandistico paesano, era motivo di grande orgoglio.

Ottanta anni fa le migliori bande musicali erano: Spoltore, Pianella, Casalanguida, Atessa, Pescara e Città Sant’Angelo. 

Quasi ogni paese aveva il suo complesso bandistico: molti musicanti non sapevano né leggere e né scrivere ma conoscevano bene le note musicali. 

Le “bandiste” erano quelli che suonavano perché amavano la musica e conoscevano a perfezione tutte le opere liriche ed avevano le melodie impresse nell’anima. Arrivavano in paese al mattino presto, sistemavano le loro brande in un grande magazzino, e facevano il giro del paese portando l’aria di festa a chi ancora dormiva. Con portamento solenne, il “deputato” della festa camminava davanti alla banda per insegnare ai musicanti il giro che dovevano fare per il paese. I bambini vestiti a festa seguivano il corteo con i genitori. I fuochi pirotecnici davano la sveglia. 
Quando passava la banda per le strade del paese. Noi ragazze ci affacciavamo alla finestra per vedere passare i musicanti che ci facevano un sorriso e l’occhiolino. 

A quei tempi, c’era l’usanza che ogni famiglia, nel giorno della festa, invitava a pranzo uno o due bandisti secondo le possibilità. 

La banda accompagnava anche la processione per tutto il paese e il canto dei fedeli. Alle sei del pomeriggio si faceva ancora il giro per il paese, poi i vari gruppetti, invitati dai deputati, si recavano nei vari rioni del paese, facevano merenda e suonavano canzonette d’epoca e…tra una suonata, un dolcetto e un bicchiere di vino ci si rallegrava e si sorrideva alla vita. 

Poveri bandisti avevano poco tempo per riposare e cenare, perché sul tardi l’aspettavano i pezzi d’opera da suonare in piazza davanti al maestro che dirigeva.
Per l’occasione i bandisti indossavano la divisa scura e suonavano in piedi in piazza perché non c’era la cassarmonica. Le finestre delle case che davano sulla piazza, erano spalancate, le signore si affacciavano alle finestre e ai balconi come in un palco dell’opera. C’era tanto silenzio che si sentiva battere la bacchetta del maestro sul leggio. Il popolo ascoltava come in una platea di un grande teatro, e quando c’erano prolungati applausi, i musicanti ringraziavano togliendosi il cappello. A mezzanotte suonavano l’inno della patria e si andava a vedere i fuochi d’artificio. Anche qui un trombone e un clarinetto suonavano canzonette e si cantava in coro. Tutto finiva con un grande applauso e i musicanti ripartivano con un pullman verso un altro paese per un'altra festa. 

Oggi si conosce poco l’armonia della musica lirica, si sente solo il tum tum assordante delle casse armoniche con un audio adatto a uno stadio e non a una piccola piazza.

Con piacere mi sono accorta che molti ragazzi frequentano la scuola di musica e suonano bene uno strumento musicale, Anche così si tramandano armonie classiche che onorano la musica italiana e plasmano l’animo delle nuove leve.  

Condividi su:

Seguici su Facebook