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“La compassione è la più importante e forse l’unica legge dell’umanità intera”

Commento al vangelo

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La compassione è la più importante e forse l’unica legge dell’umanità intera(Dostoevskij). Elia prova compassione per la vedova di Zarepta, che piange il figlio morto, e prega Dio di farlo risorgere. Gesù si accosta alle persone sofferenti, si commuove e sente compassione per l’uomo. La risurrezione del ragazzo è la dimostrazione della potenza di Gesù e della sua misericordia.

Egli restituisce dignità e vita al figlio della vedova tanto da far glorificare Dio dalla folla che resta stupita (cfr Lc 7,16). Alla porta della città di Nain s’incontrano due cortei: il corteo di Gesù che dona la vita e quello della morte. Il gesto compiuto da Gesù è fatto in un ambiente semplice e quotidiano: una madre che piange la morte del proprio figlio.

Non è un evento che coinvolge i grandi della storia, non è una grande catastrofe che fa notizia, ma un funerale ordinario, come ce ne sono tanti nel mondo. I protagonisti non sono persone famose: si tratta di una madre vedova, quindi probabilmente povera. Una sconosciuta della quale la storia non si cura. Si stringono attorno a lei gli abitanti di Naim, piccolo villaggio della Galilea. In questa situazione, drammatica e così semplice e ordinaria, si colloca l’azione straordinaria di Gesù. Straordinaria come lo è la risurrezione di un morto.

Gesù si commuove alla vista di quell’evento per nulla raro, soprattutto a quei tempi. Gesù si commuove vedendo la madre. Vedendo cioè il dolore terribilmente concreto di una persona: una madre vedova che aveva perso il figlio, tutto ciò che le rimaneva. Di fronte a questa straordinarietà nella cruda e ordinaria semplicità del dolore umano, troviamo la testimonianza di chi è presente a questo fatto: “Un grande profeta è sorto in mezzo a noi e Dio ha visitato il suo popolo!” (Lc 7,16).

Gesù viene dunque riconosciuto come il profeta atteso, quello annunciato nel Deuteronomio, un “profeta simile a Mosè”, uno scelto di mezzo al popolo, al quale il popolo avrebbe dato ascolto (cfr Dt 18,15). Qui troviamo uno di quei fatti che Gesù elenca ai discepoli di Giovanni (cfr Lc 7,22-23). Fatti semplici, semplicissimi, fatti così comuni da essere ignorati dalla storia ufficiale, ma proprio in questi fatti che non sembrano avere nulla di speciale si manifesta e agisce la straordinarietà dell’azione di Dio in Gesù.

Questi fatti semplici e ordinari sono rivestiti di eternità, perché la visita di Dio non è qualcosa che interessa da lontano, ma dobbiamo saperla riconoscere nei nostri giorni. Il Vangelo ci invita a saper individuare nella semplicità delle crude e povere vicende umane la visita di Dio. Gesù prova compassione. Virtù rara, la compassione autentica e sincera, che è spesso emarginata ai giorni nostri.

Virtù che può essere declinata anche come misericordia, pietà, comprensione, indulgenza, tenerezza, delicatezza. In un mondo così sguaiato come il nostro, si cancella con troppa facilità ogni sentimento di eleganza e di attenzione nei confronti dei deboli. Quante volte si assiste a tanta indifferenza davanti ai mali degli altri. Mentre, invece, basterebbe poco, per far “risorgere” una vita, far rinascere la speranza, rimettere in piedi uno sfiduciato.

La compassione amorosa è “forse oggi il vero volto di Dio” (Luca Desiato), e deve diventare il vero volto del cristiano, sempre pronto ad ascoltare e a captare i bisogni degli altri. Il cristiano deve avere sentimenti di compassione e impegnarsi ad alleviare le tante nuove sofferenze che affliggono la società. Tanto si potrebbe fare, per far “rinascere” alla vita, alla speranza, chi l’ha perduta.

Anche Papa Francesco, ha parlato di “sapienza della progressione nella promozione: … è una spiritualità della tenerezza, e noi abbiamo escluso dalla chiesa la categoria della tenerezza. Il cristiano deve preoccuparsi di rimuovere il dolore degli altri. Chiunque segue questi principi, è sulla strada del Vangelo. Se vogliamo essere seguaci di Cristo, e creature nuove, non possiamo vivere senza “sentimenti di compassione”. Se uno vive solo per tutelare i propri interessi, diventa alla fine un mostro.
 

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