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Emergenza neve: la Regione è attiva per sostenere i Comuni colpiti

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La Regione Abruzzo si accinge a raccogliere dai Comuni i dati relativi all’emergenza neve in corso allo scopo di istruire il riconoscimento dello Stato di Emergenza regionale. A beneficiarne saranno soprattutto le piccole realtà comunali, che sono le più colpite dalle avversità atmosferiche in atto. Dallo scorso 5 gennaio, infatti, l’intero Abruzzo è alle prese con la morsa del freddo e della neve. Il maltempo si è concentrato sulla costa pescarese e chietina, nell’entroterra abruzzese sul versante est dei monti della Maiella, nell’alto Sangro e nell’alto Vastese. Le bufere di neve e la contestuale formazione di ghiaccio hanno cagionato non pochi problemi alla viabilità autostradale, a quella di competenza ANAS oltre che alle strade provinciali e comunali in maniera più diffusa e articolata. A risentirne sono stati molti centri abruzzesi e le comunità dei centri montani, i cui disagi sono stati purtroppo spesso alimentati dalle ripetute interruzioni di energia elettrica in svariati nuclei abitati e frazioni.

La Sala Operativa di PC regionale, passata in stato di emergenza 'h24' fin dalle prime ore del giorno 5 gennaio, ha attivato numerose organizzazioni di volontariato per l’effettuazione di numerosi interventi, dal trasporto infermieri al supporto alle guardie mediche, dalla consegna di medicinali a famiglie isolate al supporto logistico ed operativo ad Enel per il trasporto dei gruppi elettrogeni, fino alla messa a disposizione di aggiuntive quantità di salgemma per usi stradali ai tanti Comuni che ne hanno fatto richiesta. Le dette attività, che al momento sono ancora in corso, hanno comportato l’impiego costante e continuo di centinaia di volontari impiegati nelle decine di Comuni interessati dal maltempo che hanno chiesto l’aiuto della macchina regionale.

Va precisato, nello specifico, che tutto il sistema di protezione civile si basa sul principio di sussidiarietà. La prima risposta all’emergenza, qualunque sia la natura e l’estensione dell’evento, deve essere garantita a livello locale, a partire dalla struttura comunale, l’istituzione più vicina al cittadino. Il primo responsabile della protezione civile è quindi il Sindaco: in caso di emergenza assume la direzione e il coordinamento dei soccorsi e assiste la popolazione, organizzando le risorse comunali secondo piani di emergenza prestabiliti per fronteggiare i rischi specifici del territorio. Quando un evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del Comune, il Sindaco mobilita i livelli superiori attraverso un’azione integrata: la Provincia, la Regione, lo Stato.

«Per tali motivi - interviene il Sottosegretario regionale delegato alla Protezione Civile Mario Mazzocca - e nonostante l’emergenza sia ancora in corso, insieme al Presidente D’Alfonso abbiamo interessato il sistema di Protezione Civile regionale affinché si predisponga per tempo l’occorrente attività propedeutica al riconoscimento di una compartecipazione alle spese sostenute e rendicontabili a seguito degli interventi effettuati dai Comuni durante l’attuale e perdurante fase emergenziale. Stiamo attuando in concreto, in definitiva, il tema fondante della sussidiarietà nei fatti, oltre che nel principio; va, a tal proposito, ricordato come fin dal 20 dicembre l’esecutivo regionale dispose con apposito atto con il quale sono stati stanziati 400mila euro per fronteggiare l'emergenza neve sulla viabilità provinciale e che è stato per tempo attivato un contributo specifico e straordinario per i 14 Comuni terremotati».

«Una procedura - conclude il Sottosegretario - per noi consolidata, dunque, e che non può prescindere né dalle considerazioni sopra riportate, né da valutazioni di merito che l’istituzione regionale opera in stretto raccordo con i propri organismi tecnici. Ma rappresenta anche la materiale estrinsecazione di una specifica volontà politica di sostegno alle piccole realtà locali: se è vero, infatti, che il Sindaco è il capo della Protezione civile della propria comunità, tanto in una realtà cittadina quanto in un paese di tremila o trecento abitanti, e che fronteggiare l’emergenza diverge a seconda della realtà locale, è altrettanto vero che se i Sindaci dei piccoli centri dovessero ricorrere a fronteggiare l’emergenza con le sole forze dei propri Enti, come purtroppo è accaduto spesso in passato, sarebbero in condizioni di pericolosa inagibilità».

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