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San Salvo: cambio alla reggenza della parrocchia di S. Nicola

Ufficializzato l’avvicendamento tra don Michele e don Beniamino…non senza polemiche

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Sembra un’odissea senza fine quella che si sta scrivendo a San Salvo in merito alla ormai ben nota vicenda della chiesa parrocchiale di S. Nicola, in tutti questi mesi al centro di un acceso dibattito sul suo possibile futuro compresso tra l’incudine della ristrutturazione profonda e il martello dell’abbattimento.

Alle 12.30 di questa mattina S.E. Mons. Bruno Forte, arcivescovo della Diocesi di Vasto-Chieti, insieme ad alcune altre nomine, ha ufficializzato quello che ai più è sembrato il defenestramento del parroco don Michele Carlucci, che dal 1.mo settembre lascerà San Salvo per prendersi un anno sabbatico, sembra chiesto da egli stesso, un anno nel quale affiancherà don Giuliano Manzi, prossimo al traguardo degli 80 anni, cooperando nel servizio pastorale della Parrocchia del SS. Salvatore a Pollutri e occupandosi a tempo pieno dell’Ufficio Missionario Diocesano.

Alla guida di quella sansalvese giungerà don Beniamino Di Renzo, finora reggente della Parrocchia di S. Maria Maggiore e San Valentino in Gessopalena. Una nomina che era stata già anticipata nei giorni scorsi.

Una decisione, quella di Mons. Forte, che, a sentire le prime voci, non ha trovato la piena condivisione dei 9mila parrocchiani di S. Nicola, alcuni dei quali pronti a puntare il dito contro la Curia teatina che, di fronte alle richieste di demolizione e nuova costruzione, il 26 aprile scorso aveva accolto, in ‘un incontro riservato a pochi intimi’ – ci dicono sarcasticamente - la strada della ristrutturazione. Una posizione che non poteva, come logica conseguenza, non portare all’allontanamento del parroco più propenso a perseguire la scelta più radicale.

‘Mons. Forte - ci dicono - non è mai venuto in parrocchia; ha solo mandato dei tecnici che, a quanto sembra, hanno fatto riferimento per la loro perizia solo alla documentazione approntata da don Michele’.

Dunque, sono ben lontane dal dipanarsi le nubi su una comunità parrocchiale che appare profondamente divisa e, soprattutto, almeno in parte in rapporto conflittuale o con la istituzione religiosa teatina o la guida pastorale locale.

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