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Per chi suona la campanella... della scuola

Cosa significa andare a scuola, quale deve essere il rapporto tra insegnante e alunno. La lettera aperta della professoressa Angiolina Balduzzi ad insegnanti ed alunni

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La campanella della scuola suona soprattutto per l'insegnante. Il nostalgico pensiero del passato porta la mente verso spazi scolastici diversi, dove i ruoli non si confondevano ed il rapporto alunno insegnante era diverso così come pure la didattica.

Oggi prescindendo da tutti gli aspetti negativi che caratterizzano il mondo della scuola, rimane sacrosanto di vitale priorità il compito educativo. Infatti, alla fine, dopo il suono della campanella, quando la porta dell'aula si chiude rimane l'insegnante libero ma responsabile di plasmare come uno scultore, un prezioso materiale: l'alunno.

Ogni adolescente può essere trasformato in un'opera d'arte o essere rovinato per sempre. Insegnare infatti, vuol dire plasmare un essere umano inizialmente grezzo con strumenti che dovrebbero essere quelli della professionalità, della competenza, della pazienza, dell'umiltà, del sacrificio, della soddisfazione.

Essere insegnanti vuol dire creare un iter irripetibile nel bene e nel male dove l'alunno inizialmente tabularasa diventerà, gradualmente ma vorticosamente, un vero mosaico di preziosi elementi conoscitivi, etici e psicologici che lo pilotteranno verso i meravigliosi traguardi della vita.

L'autorità e non l'autorevolezza, è l'ambito di cui si riveste chi vuole imporsi senza giustificazioni perché disarmato eticamente e culturalmente privo di altri spazi dove farsi valere e rispettare.

L'autorità è la benda che impedisce di vedere gli occhi dell'alunno che ti guarda ma non ti sente, che sta seduto nel suo banco ma sogna lontano, che sorride ma non è felice, né con i compagni né con i genitori, che ha paura di essere offeso e non solo. L'alunno deve essere valorizzato nei suoi talenti non sempre appariscenti e ben guidato per colmare le sue carenze e debolezze.

La gioia trasmessa da una lezione scolastica si incarna nella gioia di vivere, di fare, di crescere.

Un "bravo!" detto al momento giusto può essere una spinta ad avere fiducia in se stessi senza la paura di affrontare gli ostacoli che la quotidianità presenta.

La scuola è maestra di vita se ci sono i veri maestri, quelli che, lungi da ridurre la giornata scolastica ad un parcheggio lavorativo, ne fanno qualcosa di grande come grande è il ruolo del docente.

Socrate sapeva di non sapere ed umilmente lo ripeteva sempre, al contrario di tanti insegnanti che, convinti di sapere tutto, non devono imparare più niente tantomeno dagli alunni, che pertanto devono stare zitti e fermi.

L'apertura dialogo di emeriti pedagogisti di tutti i tempi, invece, diventa indispensabile, specialmente oggi che il silenzio occupa spazi interminabili. L'insegnante deve imparare sempre soprattutto dagli alunni, che, oltre alle disciplina cercano il punto di riferimento delle proprie scelte di vita.

La campanella suona anche per ricordare all'insegnante di non assegnare tanti compiti, di rendersi conto che l'alunno a casa non può, ne sa svolgerli se non ha imparato ad imparare da solo. La campanella però suona anche per l'insegnante che ogni giorno vuole imparare, con i suoi alunni, ad imparare, con amore e pazienza per raggiungere la promozione della vera felicità che non è utopistica ma attuabile se ogni giorno si "rilegge" il Pinocchio di Collodi che altro non è se non la metafora dell'alunno più difficile che ci sia, dalla testa di legno, "senza cervello", senza regole, senza coscienza, che alla fine diventa un bambino vero, un bambino bravo, grazie all'amore ed alla pazienza di chi conosce i giovani e veramente li ama.

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