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Scuola: ragazzi accompagnati a casa dai genitori fino ai 14 anni.

Una sentenza della Cassazione creera' a breve il caos a causa di una legislazione carente

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Ragazzi accompagnati a casa dai genitori fino ai 14 anni.
E’ una sentenza della Cassazione dello scorso maggio, a creare il caos, per ora solo tra i dirigenti scolastici. La sentenza risale ad un fatto avvenuto 14 anni fa, quando uno studente di 11 anni finì sotto lo scuolabus all’uscita da scuola. La Cassazione ha condannato in via definitiva sia la scuola che il MIUR, andando a dipanare quella zona grigia lasciata fino ad oggi, da una legislazione fin troppo interpretabile.
Secondo il Codice Penale i minori al compimento dei 14 anni acquisiscono la cosiddette capacità di intendere e di volere, ossia la capacità di intendere, di rendersi conto del valore degli atti compiuti e della loro contrarietà alla legge e ai diritti altrui e la capacità di volere, la capacità della persona di agire in modo autonomo.
Fino ad allora i minori sono sotto la responsabilità genitoriale, o durante l’orario scolastico di quella degli insegnanti e dei dirigenti. E’ su questo assunto che si è basata la sentenza della Cassazione, per cui decine di dirigenti sono in agitazione per tentare di risolvere un problema che finora la legislazione non ha saputo colmare.
Cosa accadeva fino a ieri? La scuola faceva sottoscrivere alle famiglie una liberatoria con la quale si esentava la scuola da qualunque responsabilità nel rientro a casa. 
I sindacati e dunque i dirigenti si sono basati su una sentenza della stessa Cassazione  Sez. I, la n. 3074 del 30/3/99, nella quale si afferma che la scuola ha il dovere di provvedere alla sorveglianza degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui gli sono affidati, e quindi fino al subentro, “reale o potenziale”, dei genitori o di persone da questi incaricate. Ma sono proprio i termini ambigui e gli aggettivi come “potenziale” a rendere precaria l’interpretazione del quadro, in cui si è inserita la nuova sentenza.
 Oggi nessuna liberatoria sarebbe valida, affermano alcune dirigenti del Vastese, «non solo non serve, ma anzi andrebbe ad aggravare la situazione della scuola, in quanto prova reale della consapevolezza in capo al docente dello stato di pericolo costante in cui il minore sottoposto alla sua vigilanza viene lasciato al suono della campanella».
Quindi d’ora in poi accompagnati a casa fino ai 14 anni da mamma e papà?
I dirigenti, ed i sindacati, stanno tentando vie alternative. Decisioni che dovranno essere prese in modo collegiale, ascoltando i docenti e i Consigli d’Istituto nei quali sono rappresentati i genitori. La possibile reale applicazione rigida della normativa, provocherebbe il caos. 
Si consideri che oltre il 70% degli studenti delle scuole medie inferiori, torna a casa in modo autonomo, a piedi o con i mezzi pubblici, l’obbligo al ritiro davanti ai cancelli, provocherebbe problemi logistici, in primis al traffico urbano, poi all’organizzazione familiare e dunque del lavoro di molte aziende.
Ma la ministra Fedeli, in merito è stata chiara, si potrebbe palesare il reato di abbandono di minore, «Lo dice la legge», ha spiegato la ministra intervistata durante la trasmissione «Tagadà», «Attenzione a non fare diventare questo caso un elemento di non assunzione di responsabilità da parte dei genitori nei confronti della legge».
Solo il Parlamento può legiferare dunque e di conseguenza, nulla possono fare le scuole, neanche con circolari o regolamenti interni.
Il caos è dietro l’angolo, le circolari che dettano le nuove regole sono sui tavoli delle dirigenti, nei prossimi Consigli d’Istituto ci sarà molto da discutere.

 

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