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Cotir senza luce

Staccate per insolvenza la luce al centro di ricerca del Vastese

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Il Cotir (Consorzio per la Divulgazione e Sperimentazione delle Tecniche Irrigue) è senza luce.

E’ stata staccata anche l’ultima parvenza di normalità nel centro di ricerca abruzzese che era un punto di eccellenza del Vastese per la ricerca in campo agricolo.

La luce è stata staccata alle 12 di ieri mattina, i dipendenti ci dicono che tenteranno di attaccare un generatore di corrente questa mattina, ma sarà difficile.

Sono 34 gli stipendi che devono essere ancora pagati ai 27 lavoratori (senza stipendio da aprile 2015), ed anche i soldi per le utenze sono finiti, (a dicembre del 2016 venne sospesa l’erogazione del gas).

L’inizio dello stato di liquidazione             

Dal dicembre del 2014 con il DGR 820 del 9/12/2014, i Centri di Ricerca Crab, Cotir e Crivea sono stati posti in liquidazione, con l’intento di procedere al loro riordino mediante la nascita di un Ente unico di ricerca regionale.

Vennero nominati per il Cotir quattro commissari liquidatori Angelo Fingo, Filippo Rosa, Barbara D’Angelosante e Andrea Cleofe, che avrebbero dovuto portare avanti un piano di riordino dell’ente di ricerca abruzzese che si sarebbe dovuto concludere nel giugno 2015, ma ciò non è avvenuto.

I quattro esperti, hanno dato le loro dimissioni, lo scorso agosto, senza aver raggiunto un risultato tangibile, se non quello di aver lasciato un punto di ricerca di eccellenza, con serre, laboratori all’avanguardia ed oltre 40 ettari terreni agricoli dove si svolgeva sperimentazione, come la confusione sessuale per evitare l’uso di diserbanti chimici, oramai depauperato delle sue tecnologie e del know-how delle sue maestranze.

“Un processo di sfiancamento – dichiara Elvio Di Paolo uno dei dipendenti che ha condotto in questi anni la lotta – al quale ci hanno sottoposto, facendoci mancare quello stipendio che spetta di diritto ad ogni lavoratore, tentando di privarci giorno dopo giorno della nostra dignità di uomini, perché pavidi ed incapaci di dire che la volontà della Regione era quella fin dall’inizio di voler chiudere il Cotir”.

Lavoratori che hanno lottato per evitare la chiusura e per vedere riconosciuti i loro diritti, che in questi anni hanno manifestato sui tetti del centro di ricerca (leggi), hanno sfilato in corteo pacificamente per protesta sulla SS. 16 (leggi), hanno protestato innanzi alla sede della Regione Abruzzo con le loro famiglie, ricevendo promesse su promesse, l’ultima delle quali, quella del segretario del Partito Democratico Matteo Renzi sul binario numero uno della stazione di Vasto-San Salvo (leggi), che affermò che avrebbe sollecitato l’attenzione sul caso del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

Lo stesso giorno il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, li convocò per un incontro che si è tenuto il 30 ottobre scorso, durante il quale promise la convocazione di un tavolo tecnico. Ad oggi l’unico evento reale e tangibile è stato il distacco delle utenze, che di fatto non permetterà ai 27 lavoratori di potersi recare a lavoro se non al buio e al freddo.

Qual è il destino degli altri due centri di ricerca?

Il Crab di Avezzano ha concluso il suo percorso di liquidazione, dando vita al Crua (Consorzio di ricerca unico d’Abruzzo), dei 18 dipendenti sembra che il 50% verrà licenziato, lo affermano i consiglieri regionali di Forza Italia Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri, che denunciano come "non ci sarà nessuna nuova assunzione o assorbimento di ricercatori del Cotir poiché proprio il Crua, per volontà del neo commissario Rocco Micucci, il 13 ottobre approvava e avviava la procedura di licenziamento per il 50% delle maestranze oggi in sua dotazione". e sostengono che la Regione "vuole ‘salvare’ solo pochi ricercatori del Cotir di Vasto (al massimo nel numero di 4) da far confluire all’interno della struttura del Crua di Avezzano, cioè a circa 200 km di distanza. Praticamente la Regione di centrosinistra vuole salvare solo la struttura di Avezzano con pochi ricercatori, chiudere e dismettere quella di Vasto e licenziare tutti i restanti lavoratori, anche perché ad oggi non esiste ancora nessun atto dove si evince l’unificazione dei due Centri".

In un territorio definito in ogni campagna elettorale “vocato all’agricoltura”, che regge la sua economia su industria e agricoltura, con migliaia di ettari di territorio coltivati a vigneti e frutteti, un centro di ricerca chiude, le sue maestranze: biologi, chimici, chiedono dignità e di vedere affermati i propri diritti di lavoratori.

 

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