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Una villeggiatura improvvisa e forgiativa

Il racconto di una brutta esperienza vissuta dalla professoressa Angiolina Balduzzi, che diventa emozione pura grazie alla sua grande capacità nell'uso delle parole

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Una villeggiatura improvvisa e forgiativa, gratuita a sorpresa senza prenotazioni, senza il tempo di preparare i bagagli all'Ospedale Civile di Vasto.

La constatazione di una realtà assodata con il peso fisico e psicologico di un'acuta sofferenza che lacera il corpo e si trasforma in concreti, altisonanti spasmi di dolore di grida e di sofferenza. Improvvisamente, dopo aver terminato il felice rituale compito di allestire il presepe, la sera del 7 Dicembre 2017, una caduta dalla scala spezza i miei due malleoli, fermando completamente la catena ripetitiva di ogni azione, sballottando l'assodata quotidianità, ponendoti davanti ad una brutta e dolorosa realtà non messa in conto nell'elenco degli appuntamenti, delle scadenze e dei doveri quotidiani.

Improvvisamente ti ritrovi "immobile", incapace di rigirarti e costretta a soffrire con un piede ingessato e dolorante per le ferite.

Ti sembra di impazzire, di non essere più padrone di muoverti, col timore continuo di provocare guai ed immediate conseguenze.

Il dolore altisonante si unisce alle altre grida che, ad una ad una, danno voce ai numeri dei letti della stessa camera numero undici, dove ti trovi e dove si alternano e si susseguono e, straziandoti la mente, ti fanno gridare prima forte come immediata reazione e poi, piano piano, trasformandosi, alla fine, in sommessi gemiti "bagnati" di grosse lacrime che ti rigano il viso ed arrivano, col sapore del sale, sulle labbra e poi nella bocca.

"E' finita!?" ti chiedi, e poi, ti ripeti "quando finirà?!". Intanto viene meno la forza e, se sei fortunato, ma solo per poco tempo, il sonno ti da una mano e, per un breve lasso di tempo, ne esci fuori per tornarvici quando apri gli occhi che, con dolori e pensieri, diversamente atroci e tristi, vengono e vanno, rivolgendosi verso il soffitto e disegnando forme strane che in psicologia hanno diversi significati.

Il sole del mattino, poi, ti riporta alla luce, allo scioglimento dei disperati pensieri notturni e alla speranza che tutto potrà...e dovrà...finire.

Allora vai paragonando quel mattino alle tante mattine vissute nella tua casa, con i tuoi cari, la colazione e l'ansiosa fretta, quando non immagini minimamente che quella calma, quelle risate, quelle pause non sono prese affatto in constatazione positiva, potrebbero essere annientate da un male opposto, che scolora all'improvviso il roseo esistenziale che, apparentemente, sembra immutabile.

Grande e quasi miracolosa la rivalutazione quotidianamente attutita, assorbita dalla routine e profondamente nascosta è la presenza riaffiorata della persona che ti vuole bene, che non te lo dice mai, che non senti mentre scorrono le ripetitive ore della giornata, ma che, in questa dolorosa villeggiatura, splende come un improvviso arcobaleno i cui colori diventano veri sentimenti che riappaiono e che, nel buio del colore, dipingono il cielo con la tua anima e accarezzano il tuo ammorbidito dolore, spazzando via l'angoscia e, quando per pochi attimi il cuore ti si ferma e i tuoi occhi si spalancano come se la morte fosse arrivata per portarti via, un grido di dolore, assaggiando l'amaro sapore della fine della sua mamma, si alza in cielo, ma fortunatamente dopo pochissimi minuti, lunghi come l'infinito, il sole accecante sbaraglia il temporale restituendole la propria vita e, con essa, la gioia che non avresti mai conosciuto se non ci fosse stata quella meravigliosa, forgiativa e improvvisa villeggiatura nell'Ospedale Civile di Vasto.

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