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Adolescenti padroni in una città adulta assente

Di chi è la responsabilità dell'ennesimo atto delinquenziale di un gruppo di adolescenti?

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Avere un figlio di quindici anni è difficile, lo sa qualunque genitore che ha a che fare con un adolescente. E’ quel periodo della vita in cui predomina il suo desiderio di smarcarsi dalla famiglia, di affermare il suo io, per questo l’ego di un adolescente è grande. Pensano di sapere tutto, credono d’essere i padroni del mondo.

E crederlo a San Salvo per alcuni è facile. Non esistono adulti. Per provarlo basta fare una semplice passeggiata sulla strada del passeggio locale, che parte dai portici di via Istonia e giunge a piazza Papa Giovanni XXIII. In un qualunque giorno della settimana, con una particolare concentrazione nel fine settimana, non si vedono che ragazzini. Dai 10 ai 18 anni anni, sono loro i “padroni” di quello spazio fisico. Non c’è controllo, né istituzionale, né genitoriale, quei pochi adulti che ci sono, vuoi per la presenza di attività commerciali, vuoi perché di passaggio, guardano quel fiume di ragazzini come ad un corpo estraneo, ciò che fanno non è affar loro. Sputi, parolacce, consumo di sostanze alcoliche o di droghe, non è affar loro, il controllo dovrebbe competere ad altri, è giusto, ma quando questo controllo non c’è cosa si può fare?

Carabinieri, polizia, hanno una carenza di personale evidente. La presenza dello Stato è quindi sempre più labile, concentrata soprattutto sulla delinquenza organizzata.

Tra i commercianti chi ha provato a ribellarsi, ha avuto la peggio (leggi), seppure continuino a resistere in un centro che si è trasformando in periferia.

I fatti che sabato sera hanno visto un ragazzino di quindici anni picchiato selvaggiamente da ragazzi della sua stessa età, non sono purtroppo fatti isolati, né imprevedibili. Definirli un atto di bullismo è errato, si tratta invece di delinquenza, come tale va affrontata, con una maggiore presenza sul territorio di chi è deputato a controllarlo.

Gli adulti, quelli fisicamente assenti, genitori, sindaci, assessori, dovrebbero riprendere il controllo dello spazio fisico di questa città, non solo nei momenti deputati o nelle feste comandate, ma anche nelle giornate qualunque, quando la città una volta spente le luci del palco, si mostra realmente per quello che è.

Una cosa potremmo fare tutti noi, cominciare ad assumerci la responsabilità di questi ragazzi, non solo dei nostri, ma soprattutto la responsabilità di quelli che hanno difficoltà. Dovremmo stringere in un forte abbraccio non solo il ragazzino pestato e la sua famiglia, ma anche coloro che hanno picchiato, chiedere scusa per la mano adulta assente che non ha fermato la loro, per tutte le assenze che hanno dato loro l’idea che potessero fare ciò che volevano, per quelle assenze “adulte” che hanno fatto loro pensare di essere i padroni di una città che deve dimostrare nei giorni qualunque, che è forte e coesa, soprattutto con chi ha difficoltà.

Questo è il senso di una comunità.

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