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I racconti di Angiolina: Osvaldo Raspa

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Una valigia di cartone bagnata di lacrime, ma piena di sogni e progetti benedetti dal suo Santo Vitale protettore.

Quando le strade erano semi asfaltate, anche nel centro oggi chiamato storico, Osvaldo, nelle ore afose o in quelle gelate, cantava a squarciagola canzoni e canzonette mentre da tutte le finestre si affacciavano donne e bambini per godersi quello spettacolo che, incredibilmente, poteva paragonarsi a programmi televisivi del dopo pranzo, senza applausi, che invece, diversamente, riceve il canterino sansalvese, con la testa che, fin da piccolo, era cosmopolita e sognava di arrivare in capo al mondo.

Gli occhi splendenti come il sole esprimevano tutti i suoi sogni da realizzarsi lontano, lontano, anche se il suo cuore gli rispondeva che non lo avrebbe mai seguito, aspettandolo, di nascosto, dietro la porta del la terra, che oggi non c’è più, ma che, comunque, sotto il pavimento lastricato che sostituisce i mattoni di terracotta mista a pietre del fiume Trigno, in una nicchia formatasi fra le pietre sotterranee dell’età romana, continuano a fare eco con la vita di Osvaldo.

Osvaldo che oggi è diventato un personaggio a dispetto del suo destino iniziale che lo vedeva solo, sprovvisto di aiuti lungimiranti, anche se amato tanto dalla sua cara mamma, che sempre lo aiutava con la ricchezza affettuosamente religiosa capace di seminare ogni difficoltà economica che tanto poco introito del papà semplice e precario operaio della S.I.V. mentre nel ’65 dall’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro la cui risonanza nazionale non certo coinvolse Osvaldo, ancora privo di strade da intraprendere ed impaurito del suo incerto destino che, però, la sua fede in Dio e le tante preghiere e litanie di lui chierichetto di Don Cirillo, aveva già riservato aal timoroso e rispettoso di nascita e di crescita, ma luminoso ed avvenire di un mosaico esistenziale colorato di tanti svariati eventi e traguardi, sempre crescenti e vincenti, ovunque.

Le sue magiche mani hanno lavorato, la sua mente pensato e la sua innata carriera artistica fatto cantare la sua angelica voce.

Doti, le sue, scoperte ed apprezzate, però, in conformità di quella questione meridionale, che ha coinvolto anche Osvaldo a farsi scoprire da incredibili colossi umani cinematografici del nord come Luchino Visconti che hanno dato spazio e fiducia ad Osvaldo, che non ha mai deluso nessuno, mentre senza accorgesene, si emancipava migliorando completamente il suo meridionale modo di essere.

Le sue creative combinazioni estetiche sia nel suo modo di vestire che negli addobbi di pranzi ad alto livello con ospiti artisti quando per un decennio era un factotum niente di meno che nella sontuosa villa del regista cinematografico e in altre dimore di altrettanto personaggi di cultura e di alta società milanese. Li esprimeva la sua fantasiosa ed imprevedibile espressione artistica in ogni occasione sbalordendo sempre chi trovava sempre nel suo facere sorprese gastronomiche trasformate in leccornie dolci e salate, modificate in manicaretti di quell’insuperabile ed indescrivibile sapore da costringere gli occhi a chiudersi per sognare attimi di goduria.

Le maniere nostrane di volere bene e rispettare ogni persona di qualunque ceto sociale sono giustificate dalla sofferenza soprattutto psicologica che Osvaldo ha provato per tutto il tempo necessario a farsi valere, nonostante il suo coraggio esistenziale, senza nascondere un segreto antico, innato gene che accomuna lo stesso sesso che, con lotte non facili, ha sacrificato e fatto diminuire la karatura di capacità intellettive ed artistiche superiori alla media.

Osvaldo si commuove come quella preziosa lacrima che era scesa nel suo viso dai suoi occhi buoni come tutte le persone delicate e sensibili quando per la prima volta è salito su quel Lecce-Milano spavaldo e veloce che strappandolo dalla sua terra lo ha catapultato in una atmosfera leggera come una piuma  ma faticosa e pesante da sostenere giorno per giorno e piano piano ridurlo a zero mentre le sue capacità guadagnavano la fiducia, il rispetto e l’apprezzamento piano piano reclamizzato nei social che lo hanno riportato nella sua terra forte e gentile e nella sua San Salvo vincente, reclamizzato, valorizzato, ma e con grande sua meritata fortuna, reso un vero invidiabile personaggio ambito e gettonato a livello di quei fenomeni mediatici applauditi ed ambiti ad alto livello sociale ed economico. Mediatico non togliendogli mai però il suo attaccamento a San Salvo perché, non dimentichiamolo, il suo cuore è ancora la sotto la porta del la terra dove sempre più spesso aspetta il Big Osvaldo o il suo battito attutito con l’orgoglio dei suoi genitori che lo hanno sempre protetto come un vero tesoro.

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