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Marika Bolognese: "la politica è una chiamata"

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Marika Bolognese è una donna avvocato, moglie e mamma che si è messa in politica da soli 15 mesi. Di seguito l'intervista

Vuole provare a raccontarsi?

Posso ritenermi una persona fortunata. Ho vissuto un'infanzia, un'adolescenza e una giovinezza molto serena. Da bambina ho cominciato a frequentare la parrocchia di San Nicola e ci sono rimasta fino alle superiori. Spesso vestivo la veste di chierichetta. Consideravo la parrocchia come una famiglia allargata. La sede era sempre aperta e a qualsiasi ora andavo trovavo sempre qualcuno con cui giocare e interagire. Ero anche molto legata a don Piero Santoro, l'attuale vescovo di Avezzano. Il frequentare la parrocchia mi ha aiutata a crescere nella consapevolezza di avere al mio fianco un Gesù vivo e presente nella mia vita.

Perché ha scelto la facoltà di giurisprudenza?

Volevo diventare un notaio perché pensavo che era un lavoro fatto apposta per il mio modo di essere, precisa e quadrata. Appena laureata, tramite mio fratello, ho cominciato il praticantato presso lo studio dell'avvocato Carmine Petrucci. Lì mi sono appassionata al lavoro di avvocato e in particolare alle dinamiche che si innestano tra le persone quando una si mette contro l'altra. Dopo i due anni di tirocinio e il superamento dell'esame di stato  ho cominciato a esercitare la professione. 

Il suo lavoro l'ha mai messa in crisi con la sua fede?

Sì tantissime volte. Spesso ho preferito perdere dei mandati piuttosto che rinunciare alla mia coscienza. Io sono anche un difensore d'ufficio e quando ho le prove che devo difendere chi ha compiuto dei reati preferisco rinunciare. Se invece ho anche un minimo dubbio accetto. Spesso arrivano nel mio studio coppie in crisi che si vogliono separare. Prima di avviare qualsiasi pratica cerco sempre di farli ragionare e di porli nelle condizioni di un confronto aperto. Spesso alla radice dell'avvio di un caso di separazione c'è l'assenza di dialogo e un atteggiamento egoistico che non permette di vedere le necessità dell'altro. Diverse coppie, dopo essere entrate nel mio studio, si sono riappacificate e altre invece hanno preferito rivolgersi ad altri avvocati.

Perchè ha deciso di entrare in politica?

Sembrerà strano ma l'ho sentito davvero come una chiamata. Ho frequentato l'università a Roma dove viveva uno zio a cui ero molto legata e con cui spesso mi confrontavo su tematiche sociali. Zio Mario D'aloisio era una persona straordinaria che da Palmoli si era realizzato nella capitale con le sue sole forze. Ha anche fondato un'associazione di volontariato "Progetto Sinba". Mi diceva sempre "Mettiti in politica, sei la persona giusta!". Ma pensavo che non era per me. A fine aprile 2017, Angelo Angelucci mi ha chiesto di candidarmi per le comunali a San Salvo. Ero molto perplessa ma in quello stesso periodo andammo a Roma per il 150° dell'Azione Cattolica da papa Francesco che in quell'occasione ci disse "Mettetevi in politica...Non sedetevi in poltrona, non mettetevi comodi". E che «nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e la giustizia sociale". Mi vengono ancora i brividi a ripensarci ma sentivo che quelle parole erano anche per me. Non pensavo minimamente di poter rientrare perché nessuno mi conosceva. L'essere rientrata in consiglio per me è stata una conferma a questa chiamata. Poi solo Dio sa.

E la tua famiglia come ha vissuto questa scelta?

A Roma c'erano anche mio marito Urbano e mia figlia. Nel sentire il discorso del papa anche lui aveva pensato che quelle parole erano per me. E quindi mi ha appoggiata pienamente.

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