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La comunità islamica di San Salvo festeggia l'Eid Al-Adha, la Festa del Sacrificio

Perché e come si festeggia una tra le più importanti celebrazioni che ricorda Abramo

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“I festeggiamenti sono cominciati alle 8.00 con una preghiera di gruppo. Ci siamo incontrati al Palazzetto dello Sport di San salvo. Eravamo in tantissimi, persone di etnie e paesi diversi. Nella preghiera abbiamo ringraziato Dio per tutto quello che ci ha dato e ci darà. Abbiamo anche ricordato il sacrificio di Abramo. È un momento sia per stare insieme che per onorare il ricordo religioso”.  

Anche la comunità islamica di Vasto e San Salvo ha celebrato l’Eid Al-Adha, la Festa del Sacrificio, così come, con queste parole, racconta uno dei suoi esponenti Hafdi Hamid, noto mediatore culturale. 

Il Profeta Ibrāhīm, considerato padre del monoteismo dell’Islam, infatti, secondo il Corano è stato messo alla prova da Dio, avendogli quest’ultimo ordinato di sacrificare il suo unico figlio Ismaele, avuto miracolosamente ed in tarda età dalla moglie Hagar, salvo poi sostituirlo con un montone. 

La festa, quindi, è incentrata sul ricordo e sulla rievocazione di questo accadimento e celebra, quindi, la fede e la totale e indiscussa sottomissione a Dio (islām).

“Si tratta di un’occasione molto importante per la comunità islamica, in cui, infatti, famiglie e amici si incontrano per stare insieme e mangiare. Secondo il rituale, si acquista l’agnello intero che viene diviso in tre parti, così come ha fatto il nostro profeta. La prima viene data ai poveri e ai bisognosi, la seconda viene condivisa con gli amici e i vicini di casa, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa, dato che proprio Abramo ci ha sempre raccomandato di curare il nostro vicino. La terza si consuma con i propri cari. In questo giorno per noi è molto importante anche riconciliarsi con le persone con cui si hanno avuto degli screzi, incomprensioni o diverbi”.

Un momento di forte coesione religiosa da condividere con i propri cari. Tante le persone che hanno partecipato ai festeggiamenti anche se distanti dalla propria casa, dalla propria terra e dalla propria famiglia.

“È difficile - continua Hamid - essere lontani dalla propria famiglia in questi giorni di festa in cui tutti dovrebbero riunirsi in casa, zii, cugini e tutti i parenti più stretti. È un momento di festa che viene vissuto tra la religione e le tradizioni che ogni paese porta avanti, come da quale parte dell’agnello cominciare a mangiare, ai rituali di preghiera che si è usi fare e diversi da paese a paese, a come vestire i bambini. Questi ultimi vengono anche portati alle giostre o gli si regalano i soldi. Lontano da casa, sono rituali difficili da realizzare perché nei paesi islamici ci sono vere e proprie giornate di festa in cui non si lavora e non si studia, invece qui non si riesce sempre ad ottenere un giorno o mezza giornata da poter trascorrere secondo la tradizione. Si cerca, insomma, di adattarsi come si può.”.

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