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"Nella fede non contano i titoli e i piedistalli terreni"

In nome di questa verità, la comunità cristiana deve togliere dal suo interno ogni favoritismo, ogni preferenza, ogni esaltazione o vanagloria

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“Dite agli smarriti di cuore: coraggio… non temete” (Is 35,4). Queste parole furono rivolte agli esiliati di Israele, affinché credessero all’umanamente impossibile ritorno a casa. Dio, tramite il profeta, si fece garante. E così fu. Oggi la stessa parola è rivolta a noi, affinché crediamo che la potenza e l’Amore di Dio sono più grandi delle nostre paure. A che cosa possiamo applicare le parole del profeta? Quali sono le paure di oggi?

Oggi il nostro mondo vive nella paura di una violenza sempre pronta ad esplodere. Nel 1945 esplose la prima bomba atomica e la coscienza mondiale ne fu colpita. Si disse allora: “Mai più una barbarie di queste dimensioni!” Risultato? Oggi il potenziale delle armi è talmente salito da equivalere a quattromila chilogrammi di tritolo per ogni abitante del pianeta. E’ una autentica follia! Tutto questo fa paura. Ma c’è di più. Oggi le case si stanno trasformando in piccoli bunker difensivi. Perché? Perché la violenza ha raggiunto tecniche impressionanti. C’è un clima di aggressione, una vera, anche se non dichiarata, guerra civile. Tutto questo fa paura. Vorrei aggiungere un’altra paura: la paura di un mondo che aggredisce e calpesta la vita. Oggi la vita è disprezzata perché non è più pensata in riferimento a Dio e pertanto non le si riconosce più alcuna dignità: la vita è soltanto una veloce stagione di sensazioni strappate a tutti i costi. Ma in un mondo in cui contano le sensazioni, anche le cose più assurde possono accadere e nessuno se ne meraviglia più.

Tempo fa i giornali riportarono la notizia che a Los Angeles era stata ordinata la sepoltura di sedicimila feti scoperti in un laboratorio chimico. Nessun commento, nessuna meraviglia. Un mondo così, lasciatemelo dire, fa tanta paura. Madre Teresa di Calcutta diceva che Dio, nella Sua grande sapienza, ha voluto che la vita umana sbocci sotto il cuore della mamma, ritenendolo il posto più sicuro e più difeso. Ma, oggi, la vita umana non è più sicura neppure lì: l’aborto è ritenuto un diritto ed è praticato con impressionante leggerezza. Fa paura! Ecco allora la domanda: dove troveremo il coraggio? Che cosa ci dice la Parola di Dio per vincere la paura? Isaia ci risponde: “Non temete! Ecco il nostro Dio! Egli viene a salvarvi”.

Il coraggio del cristiano parte dall’alto e non dal basso. Il cristiano ha la certezza di fede che Dio non si stancherà mai dell’uomo e non abbandonerà mai coloro che credono in Lui. Qualunque cosa accada, qualunque problema si presenti noi abbiamo la certezza che Dio possiede sempre una soluzione degna del Suo nome e del Suo cuore. Il Vangelo presenta Dio all’opera. Gesù, con la sua vita, ha rivelato il mistero della presenza di Dio, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi.  

Forse a noi Dio sembra troppo lento, troppo debole, ma dobbiamo riconoscere  che Dio non sarebbe Dio se si lasciasse suggestionare dalle nostre frette e dalle nostre paure. Egli è venuto   a salvare le nostre paure, ma attraverso la fede: e la fede è abbandono nelle mani di un Altro. Ecco allora il Vangelo di oggi. Gesù ha davanti  un sordomuto e lo pregano di imporgli la mano. Gesù ascolta la preghiera, ma prende il sordomuto e lo allontana dalla folla. Egli non vuole pubblicità attorno al miracolo, perché la pubblicità potrebbe deformare il senso del miracolo. Dio non vuole creare tifosi, ma dei credenti.

Che cosa interessa a Gesù? A Gesù interessa suscitare la fede nella potenza e nella bontà di Dio. Ma la fede viene dal cuore: allora il vero sordo è colui che non sente i messaggi di Dio e dei figli di Dio, il vero muto è colui che non sa parlare con il Suo Dio e con i figli di Dio. A che serve sentire, se l’udito è rivolto soltanto al frastuono delle cose? A che serve parlare, se la parola trasmette solo fuggevoli banalità? Oggi pochissimi sanno ascoltare, pochissimi sanno dare attenzione al prossimo e a Dio.

E notate bene: la difficoltà di ascoltare Dio non è più grande della difficoltà di ascoltare il prossimo. La Bibbia ci insegna che chi non ama il fratello, non ama neppure Dio, allora chi non sa ascoltare il suo prossimo, lo ricordi bene, non sa ascoltare neppure il Suo Dio. A questo proposito è bellissimo un particolare del Vangelo di oggi: non viene riportata neppure una parola del sordomuto guarito! Probabilmente quest’uomo rimase in religioso ascolto del Signore e preferì non perdere neppure una parola di Colui che l’aveva guarito. Impariamo anche noi a tacere, impariamo ad ascoltare: dopo il silenzio e dopo l’ascolto, la parola sarà sapiente e farà del bene. Una lezione concreta di ascolto del prossimo è data dalla seconda lettura che ci consegna una precisa raccomandazione: “Non mescolate a favoritismi la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo”.

Ascoltare gli altri significa accoglierli come figli di Dio: quindi tutti con la stessa dignità. Nella fede non contano i titoli e i piedistalli terreni. Il vero piedistallo che tutti abbiamo è uno solo: Dio è nostro Padre, Dio vuole la nostra salvezza, Dio ci ama e ci vuole salvi.

In nome di questa verità, la comunità cristiana deve togliere dal suo interno ogni favoritismo, ogni preferenza, ogni esaltazione o vanagloria. La dignità è uguale per tutti i figli di Dio: le distinzioni sono soltanto servizi e chiamate ad amare di più e a servire di più.

Nient’altro!

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