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Col senno di poi...

Le riflessioni di una lettrice

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Viviamo nell’era, che io amo chiamare, “senno di poi”.

Avviene una tragedia/un’accidentalità/un fatto e ci si diverte a pensare a come modificare il passato, a come si sarebbe potuto agire, senza tralasciare l’immancabile “come gli è venuto in mente!?”.

Si giudica insomma, come se nulla fosse, la scelta di qualcun altro.

Bè, facile così!

Facile giudicare una mamma che accompagna sua figlia ad un concerto e ne rimane vittima.

Facile giudicare un ragazzo che, passando col rosso, causa un incidente.

Facile giudicare un politico che fa una scelta strana.

Ma avete provato a mettervi nei panni di quelle persone? Di quella mamma (magari contraria) che ha premiato la figlia per essere andata bene a scuola; di quel ragazzo che magari era distratto da un problema più grande di lui o di quel politico che ha fatto la scelta meno popolare ma più efficace per la società?

Da adolescente ascoltavo canzoni piene di inneggiamenti alla droga ma, anche se piccola, ero consapevole che non erano insegnamenti, che era solo musica.

Da neopatentata sono passata distrattamente ad un semaforo rosso, fortunatamente senza ripercussioni.

Da donna con responsabilità, ho fatto delle scelte scomode ma efficaci.

Allora ritorniamo alla comprensione, che non significa giustificare i danni causati, ma è tentare di capirli.

Invertiamo la tendenza o, prima o poi, saremo noi le vittime di quel giudizio spicciolo che riempie le nostre bocche.

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