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UN POZZO DI SAN PATRIZIO CHIAMATO: POLITICHE SOCIALI.

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Sulla stampa di questi giorni hanno avuto una discreta evidenza le politiche sociali adottate dal Comune di San Salvo a beneficio (si dice) dei meno fortunati e degli esclusi. A leggere i resoconti dei progetti e programmi messi a punto dall'amministrazione, verrebbe da pensare che San Salvo sia una sorta di ''terra promessa'' per chiunque abbia dei problemi legati ad una condizione di vita difficile, vuoi per ragioni di ordine economico che sociale o culturale. Una ''terra promessa'' dove trovare adeguate ed efficaci risposte alle difficoltà e alle ansie dovute ad un'esistenza carica di problemi di vario genere. In effetti se si guardano le cifre che da anni l'amministrazione comunale puntualmente mette in bilancio sulle politiche sociali, sul piano finanziario e sul volume di risorse spese risultano una vera pacchia. Un autentico Eldorado. Negli ultimi cinque anni, mediamente, circa due milioni e mezzo di euro l'anno: la seconda voce di spesa dopo i lavori pubblici. Ad essere di manica larga, possiamo anche ammettere che vi siano mille cittadini di San Salvo che vivono in condizioni tali da giustificare l'intervento della pubblica amministrazione in loro sostegno. Quindi se consideriamo che in cinque anni sono stati spesi circa venticinque miliardi di vecchie lire in politiche che avrebbero dovuto alleviare l'esistenza di questi cittadini; ognuno di essi, tradotti in termini economici, avrebbero dovuto avere (e percepire) un beneficio materiale di oltre venti milioni di lire a testa. Non è molto, ma neanche pochissimo. Il fatto è che nessuno di questi cittadini, che sono stati oggetto delle attenzioni (pelose) dell'amministrazione comunale di San Salvo se n'è accorto e le loro condizioni di vita non sono cambiate gran chè. Né tanto meno il Consiglio Comunale, che ogni anno ha approvato (a maggioranza) gli stanziamenti suddetti, è stato mai chiamato a valutare uno straccio di rendiconto su come sono stati impiegati questa montagna di soldi, né in quale tasca siano finiti con esattezza. Di certo sappiamo solo che una buona parte se li sono spartiti, a titolo di premi, incentivi e riconoscimenti vari (in modo assolutamente legale, per carità) i numerosi impiegati e dipendenti pubblici (già ottimamente stipendiati) che in vario modo si sono occupati di attuare i vari ''progetti sociali'' finanziati con questi soldi. La realtà nuda e cruda, ma soprattutto cinicamente beffarda (per i contribuenti e per i cittadini realmente bisognosi) delle politiche sociali del Comune di San Salvo, è che queste politiche funzionano, più o meno, esattamente così: se un cittadino si rivolge alla pubblica amministrazione e chiede aiuto perché (mettiamo) non può comprarsi da mangiare, non si interviene per insegnargli come e cosa fare per procurarsi le risorse per comprare da mangiare, ma lo si fa partecipare a un progetto per ''insegnargli'' come si fa per vivere.....senza mangiare e i soldi stanziati per questo ''progetto'' (cioè le politiche sociali; cioè due milioni e mezzo di euro l'anno) se ne vanno quasi tutti per: 1. fornitura e acquisto di materiale divulgativo e didattico vario; 2. compensi e premi per gli impiegati addetti al progetto medesimo; 3. parcelle e compensi per docenti e operatori socio-sanitari; 4. conti di alberghi e ristoranti per l'ospitalità di docenti e operatori; 5. compensi per l'immancabile ''cooperativa'' che partecipa anch'essa al progetto; 6. spese di natura amministrativa e contabile. E al cittadino bisognoso che era al centro di tutto e ai contribuenti che pagano il conto cosa resta? Resta quello che è rimasto sempre finora, cioè: • al primo una condizione di vita difficile che non migliora di un millimetro; • al secondo la sensazione (molto sgradevole) di un osso di traverso in gola. Angelo Di Pierro Capogruppo del PSI - San Salvo 13/04/07
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