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“UE boccia reddito cittadinanza solo a italiani”

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 "Se si tratta, come quasi certamente sarà, di un provvedimento di carattere sociale, il reddito di cittadinanza non potrà essere esclusivo appannaggio dei cittadini italiani ma dovrà essere esteso anche ad alcune tipologie di stranieri. Lo stabilisce la Costituzione, diverse sentenze vergate dalla Consulta e direttive targate Unione Europea. Salvini accetterà senza batter ciglio un'eventualità del genere? Improbabile.

Il governo pentastellato-leghista (ma le alleanze non erano una bestemmia?) subirà contraccolpi? Probabile". Leandro Bracco interviene nel dibattito che da alcuni giorni sta tenendo banco nel panorama politico nazionale il cui cardine è il reddito di cittadinanza, tema assai caro al Movimento 5 stelle la cui introduzione pare essere sostanzialmente certa nell'ambito della manovra di bilancio 2019.

"Il reddito di cittadinanza riservato solamente agli italiani – afferma l'esponente di Sinistra Italiana – è una palese violazione sia della Costituzione che della normativa europea che vieta discriminazioni fra persone residenti nell'Unione. Nel nostro Paese vivono 1,5 milioni di cittadini comunitari in larga parte romeni. Su 5 milioni di poveri assoluti, gli stranieri sono poco meno di 1,6 milioni pari al 31,8 % del totale (dati Istat e cifra che non tiene conto degli irregolari), 2/3 dei quali ascrivibili alla categoria dei soggiornanti di lungo periodo". "Tre sentenze emesse quest'anno dalla Corte costituzionale (le numero 106, 107 e 166) hanno bocciato norme dello Stato e delle Regioni Liguria e Veneto che discriminavano l'accesso degli stranieri alle case popolari, agli asili nido e al bonus affitti in quanto leggi in contrasto con i trattati e le direttive UE".

"Nel contratto di governo che ha dato il via all'esecutivo Conte-Di Maio-Salvini – rileva Bracco – si legge che 'il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese' e che 'la misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno'. Peccato però che non si possa assolutamente condizionare una misura del genere al requisito della nazionalità e questa circostanza la prevede uno dei principi fondamentali del diritto dell'Unione europea che è il Trattato sul funzionamento della stessa (TFUE) e, nello specifico, l'articolo 18 del medesimo".

"Per non parlare – evidenzia il Consigliere Segretario – di quanto stabiliscono due articoli della Costituzione della Repubblica italiana. Art. 10: 'L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali'.

Art. 117: 'La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali'". "Inoltre le leggi europee – sottolinea Bracco – sono fonte di diritto primario per gli stati che appartengono alla UE e dunque anche per l'Italia. L'articolo 11 della Direttiva 109 del 2003 sancisce che 'il soggiornante di lungo periodo gode dello stesso trattamento dei cittadini italiani per quanto riguarda le prestazioni sociali, l'assistenza sociale e la protezione sociale ai sensi della legislazione nazionale'. Dunque i migranti con soggiorno lungo (il 65% di quelli presenti nel nostro Paese), quando si tratta di prestazioni sociali, hanno gli stessi diritti degli italiani. Motivo per il quale nei Comuni le graduatorie per le case popolari sono aperte anche agli stranieri con regolare permesso di soggiorno.

Oltre a ciò l'articolo 12 della Direttiva 98 del 2011 attiene a chi ha un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Il reddito di cittadinanza rientra in questa direttiva in quanto il suo fine è proprio il reinserimento nel mondo del lavoro. Anche in mancanza di recepimento di tali norme da parte dell'Italia, la legge europea prevale su quella nazionale". "Alla luce di quanto messo nero su bianco sia a livello costituzionale italiano che per quanto concerne il diritto comunitario – conclude Leandro Bracco – piuttosto che andare sul balcone di Palazzo Chigi a sbraitare come se si festeggiasse la vittoria dell'Italia ai Mondiali di calcio, sarebbe meglio che certe persone tornassero nella propria cameretta e, fra un post, un tweet e la registrazione di un video, aprissero qualche libro di diritto costituzionale e comunitario". (com/red)

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