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“Zia Emma non aveva tempo né per i pettegolezzi e né per parlare male degli altri”

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Nella vita di ciascuno a volte posso capitare dei momenti (sia positivi che negativi), a volte dei semplici istanti, che rivoluzionano letteralmente la quotidianità. Emma Corradini era una sansalvese acquisita molto conosciuta e che nella vita ha avuto diversi momenti che hanno rivoluzionato la sua vita. Ma su tutto ha fatto vincere l’amore per la vita, la famiglia e Cristo.

Emma Corradini è nata a Monte Sanpietrangeli nelle Marche il 19/08/1929. Era l’ultima di 7 figli, 3 il papà li aveva avuti dalla prima moglie e altri 4 da sua sorella che aveva sposato dopo essere rimasto vedovo. A soli 3 anni il suo papà è venuto a mancare. Nel periodo della seconda guerra mondiale, sua mamma decise di trasferire tutta la famiglia per motivi di lavoro nella tenuta Di Vaira, tra Montenero Di Bisaccia e Petacciato, nel Molise. Vivevano in una casa colonica. In campagna ebbe modo di conoscere e innamorarsi di colui che è poi diventato suo marito, Vincenzo Di Nello. Si era trovato lì perché l’avevano chiamato per degli innesti. Nel 1955 Emma e Vincenzo hanno coronato il loro sogno d’amore, si sono sposati e sono rimasti a vivere nella casa dello sposo insieme a suoceri e cognati. All’inizio per Emma non è stato facile: si è ritrovata dallo stare in una casa con 3 persone (ultimamente erano rimasti solo lei la mamma e un fratello) a una con dieci persone. Ma le hanno subito voluto bene e nel giro di poco si è abituata a questi nuovi ritmi di vita. Da questo matrimonio sono nati tre figli, Graziella, Loredana e l’atteso e desideratissimo figlio maschio Marcello. Vincenzo ci teneva tantissimo al figlio maschio perché non voleva che il suo cognome andasse perduto. Erano i classici genitori che come si suol dire “baciavano i figli quando dormivano”.

Il valore e l’amore per la famiglia erano molto forti e la vita contadina trascorreva serena e felice finché Vincenzo è venuto a mancare nel 1970 con un brutto incidente stradale. Emma si è ritrovata all’improvviso senza marito (un uomo che lei amava profondamente), piena di debiti per via di un trattore che avevano appena acquistato per coltivare quattro ettari di pescheti e tre figli ancora da crescere che avevano rispettivamente 14, 12 e 10 anni. Cominciò a essere più severa con i figli perché aveva sempre il timore che si potessero perdere senza una figura paterna. Anche se le offrirono un lavoro alla mensa della Siv, preferì continuare il progetto di famiglia: si rimboccò le maniche, prese la patente del trattore e continuò a lavorare la campagna come se fosse un uomo. A quei tempi era una delle pochissime donne (se non l’unica) che vedevi la mattina prestissimo guidare un trattore in strada. Faceva di tutto in campagna, l’unico lavoro di cui non si occupava era la potatura che affidava all’esterno. La sua priorità era andare a lavorare per non far mancare niente ai suoi figli. Con il suo duro lavoro è riuscita a pagare i debiti del trattore, a riacquistare i terreni che fino ad allora avevano solo in affitto, a far studiare i figli e a costruire loro una casa. Quando ha ristrutturato casa per fare degli appartamenti per i figli, Emma faceva anche da manovale.

Quando la sua prima figlia ha portato in casa il fidanzato Nicola Di Penta, Emma si è sentita un po’ rincuorata: finalmente un uomo in casa. L’ha subito trattato come un figlio e anche il genero l’ha sempre considerata come una mamma. Ogni figlio che si è sposato e ogni nipote che è nato è sempre stato motivo di grande gioia anche se non ha mai nascosto la sua predilezione per il primo nipote Luigi e per Vincenzo che porta avanti il nome e il cognome del marito.

Emma era anche una donna dalla grande fede che le era stata trasmessa dalla sua famiglia di origine. Tutte le sere si sedevano e recitavano il Santo Rosario. Don Gianfranco Travaglini ha celebrato il suo funerale il 21 agosto 2018: “quando ero bambino mia mamma per farmi svegliare e farmi andare a d aiutare in campagna mi diceva ”dai sbrigati che Emma è già passata col trattore da più di mezz’ora”. E io mi ripromettevo di doverla conoscere così le potevo chiedere di avviarsi almeno mezz’ora dopo. Dopo l’ho conosciuta e l’ho potuta apprezzare. Era una grande lavoratrice che non aveva tempo né per i pettegolezzi e né per parlare male degli altri. Qualche volta mi divertivo a stuzzicarla nel dirle …quello ha fatto questo….ma lei serrava la bocca e non proferiva parola”.

Quando poteva aiutare non si tirava mai indietro. La sua porta sia fisica che del cuore è sempre stata aperta. 

Se chiedi ai suoi cari un ricordo bello di Emma loro rispondono: tutta la nostra vita con lei è un ricordo bello d’amore.  

 

A Mamma

Quand n'ha passit mamm!

Da quand é nat n'sacc se ze pò

arcurdà nu jurn spenzierat!

Sol di na cos so sichiur

che la forz p'jé annend

je li  sam dit ni...li feje!

Quand  fateje ha fatt

a la campagne, tra zombafusse

e la rutuélle e quand lacrim

c'ha virsat!

Tant temp é passat da chi li jurna

trest, da chi li jurna nere!

Mò é seren e cuntenue a fatijé:

chiusce, fa li digge e chiacchiere

n'ghi li  micezie!

Spass l trov a la cucen,

n'ghi la liuce stiuse e n'ghi lu rusuarie n'men:

li sacce ca preghe pi li feje e li nipiute,

preghe la Madonn ca i dà la forz e la saliut!

Dec sempre ca ni i serv nient,

sol du miliun pe jé annent

piccà n'ghi la pinziaun na riesc a farc nient!

Quanda cos ancaur puzz dece,

quanda  cose j'ha imparat, je dec sempr:

"Povere  ma onest!"

E j'ha imparat a rispettà la gent!

L'amor di li feje mo t'arpaghe

di tutte le fateje, piccà li si

cha ti vonn nu muann d bben!

 

Con affetto, tua figlia Loredana

 

 

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