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Antonio: “Grazie a mio figlio ho scoperto il mio talento”

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La vita è un mondo di sorprese e sta a ciascuno di noi saperne cogliere la bellezza. Ognuno ha almeno un talento che diviene un dono per se stesso nel momento in cui viene ben individuato e ben utilizzato perché riesce a modellare o a indirizzare la propria vita ma soprattutto diventa “servizio” per gli altri. Nella maggior parte delle volte questo dono è ben riconoscibile più dagli altri che da se stessi.

Antonio Argentieri è oggi un uomo che sta portando avanti un percorso come pasticcere e cake designer, in Italia e all'estero, e corsi per bambini con il format Sweet Daddy in Australia, America, Russia, Canada, nella Repubblica del Kirghizistan e in Italia (ospite spesso della “Prova del cuoco” e Alice Tv) un suo particolare dono di mix di passione per la cucina, animazione e la passione per la vita. A far scoprire questo dono ad Antonio è stato il figlio Carol Joseph, un “vero miracolo vivente” (come lo definisce il papà). Questo dono è utilizzato anche a fin di bene con la Children’s Leukamia & Cancer Research Foundation (associazione australiana per la ricerca di tumori infantili) di cui è diventato membro attivo e comproprietario di un brevetto internazionale. Di seguito l’intervista ad Antonio Argentieri.

Come è nata la tua passione per la cucina?

Io ho un rapporto bellissimo con il cibo grazie a mia mamma e a mia nonna materna, entrambe con delle mani fatate per la cucina. Siccome i miei genitori lavoravano entrambi spesso e volentieri stavo con mia nonna. Quando stavo da nonna la domenica mi alzavo con i profumi canonici di un giorno di festa. Sentivo il borbottio del sugo e gli odori di cose succulenti. C’era sempre il dolce che la nonna di buon mattino si alzava e preparava: cicirchiata (dolce che mia nonna preparava durante tutto l’anno), canestrelli vastesi fritti, frittelle, pizza dolce abruzzese, calcionetti  e tutti quei dolci tipici delle nostre terre. E quando impastava la pasta mi faceva stare e vicino a lei e mi insegnava. Per me era un semplice gioco ma mi affascinava vedere come combinando i vari ingredienti si otteneva qualcosa di completamente diverso. Nonna utilizzava il cibo per raccontarmi un po’ di storia contadina. Forse lo faceva inconsciamente e semplicemente per farmi passare il tempo. Poi il fatto che mio padre era di Monteodorisio e che avevamo una casa anche lì ha fatto sì che di fatto è come se vivessi in due paesi distinti e abbia inglobato in me sapori, tradizioni e culture distinte e di sicuro mi ha dato un’elasticità mentale per passare da un posto all’altro senza nessun problema. Diversi anni fa ho fatto dei corsi di specializzazzione di pasticceria e di cake design, attività in cui continuo sempre a formarmi perchè non si finisce mai di imparare.

E quella con l’animazione?

Un primo luogo dove ho tastato un po’ la mia naturale propensione a stare e a far sorridere i bambini è stato nell’Azione Cattolica. I miei genitori avevano un’attività nei pressi della Cattedrale di san Giuseppe a Vasto e quindi spesso mi ritrovavo in parrocchia a fare animazione ai più piccoli. Ho avuto dei  genitori propensi sempre ad inculcarmi una visione del mondo aperta verso ogni forma di conoscenza e confronto dove la dignità della persona era prioritaria, fondamentale, tendevano sempre a farmi fare quante più esperienze possibili e questo mi ha portato a viaggiare molto e ad iniziare a fare i miei primi lavori nei vari gruppi di animazione turistica quali il Gruppo Ventaglio, Venta Club. Grazie a questa esperienza sono entrato in contatto con tantissime realtà che mi hanno portato fino alla Disney Store e con questo club ho anche avuto modo di mettere in pratica i miei studi di Interior design. Creavo gli allestimenti per la Disney tanto che mi hanno portato alla vittoria del primo premio nazionale Disney Awards per l'Italia ritirato a Parigi nel 2010.  Creatività e allegria sono delle particolari propensioni che tutti mi dicono che ho nel Dna.


L’idea di unire questi due tuoi talenti da dove nasce?

È nato grazie a mio figlio Karol Jozeph, che io definisco un vero miracolo vivente. Aveva solo sei anni e siccome spesso venivano i suoi amici a casa o per fare i compiti o per giocare io spesso mi ritrovavo a stare con loro e li intrattenevo con il sorriso, il mio spirito di animatore e li facevo impiastricciare con uova, farina e zucchero. Loro si divertivano da morire tant’è e volevano sempre venire a casa nostra. Le mamme mi chiamavano per dirmi: “Perché stanno così bene da voi, cosa fate?”. Un giorno mio figlio mi disse in inglese “Sweet Daddy” che vuol dire dolce papà. Dopo di allora ho deciso di fare queste mie passioni un lavoro.

Tu lavori un sacco all' estero,  e tra le tue collaborazioni vanti anche una con una realtà oncologica internazionale australiana. Come è iniziata questa avventura?

Un po' per caso tramite i social mi hanno conosciuto e hanno cominciato a contattare.  Tra questi anche la Children Leukamie Cancer Fondation incontrati per la prima volta grazie ad un invito per un mio corso voluto per i ragazzi oncologici del Princess Margaret hospital di Perth dove dopo più sessioni dei miei corsi  hanno verificato che i bambini affetti dal tumore successivamente le kemio partecipando ai miei corsi reaggivano meglio e sempre con il sorriso . E così mi hanno proposto di brevettare i miei corsi di "Cake Kid's Therapy" .Grazie a tutto ciò sono diventato il loro ambasciatore per la raccolta fondi per la ricerca nel mondo.

Hai un sogno che ti piacerebbe realizzare?

Si mi piacerebbe creare una sorta di villaggio/accoglienza internazionale per famiglie dove poter andare alla ricerca dei prodotti locali e genuini attraverso una vacanza esperienziale  insegnando loro la nostra arte culinaria con tanti miei cari colleghi nel modo migliore e per promuovere al meglio la nostra regione . E il tutto in un clima di gioia e dell'imparare giocando. Infatti il mio motto è " creare imparare gioire".

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