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Gesù scalda i cuori, brucia interiormente, accende esteriormente!

Commento al vangelo

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Emmaus, ovverosia la patria dei disperati? L’evento della risurrezione ha una forza così dirompente nella vita dei primi cristiani e discepoli che gli evangelisti lo raccontano in un caleidoscopio di immagini e narrazioni.

Oggi leggiamo e ascoltiamo una pennellata da maestro: il racconto dei due discepoli diretti a Emmaus. Prima di leggere, caro lettore, fermati, e immagina il cuore di questi due discepoli. Ascolta le loro parole che trasudano disperazione, rassegnazione, rabbia e persino risentimento, il frutto più amaro delle speranze tradite. “Noi speravamo!”: un verbo che mai vorrebbe essere coniugato al passato.

Eppure Gesù c’è, è con loro, si fa vicino, prossimo, ma non lo vedono perché i loro occhi non riescono a riconoscerlo. No, il dio che la mia mente ha costruito non cammina affianco a me, non muore, non risorge, non mi cerca e non mi parla.

Ma Gesù è un Dio diverso dalla povera immagine della mia mente, perciò fatico a riconoscerlo lungo la via della vita. Troppo ottenebrato dalla rabbia (e spesso rabbia contro di lui) che non lo riconosco. Ma lo riconosce il cuore. “Ci ardeva il cuore!”… la mente si rifiuta, ma il cuore non si può spegnere con un pensiero contrario. Gesù scalda i cuori, brucia interiormente, accende esteriormente. Solo un cuore ardente può dire: “Resta con noi, perché si fa sera!”.

Non siamo fatti per il buio, per la disperazione che ci ha cacciati fuori da Gerusalemme. È questa la missione del pellegrino divino: tirarci fuori dai nostri sepolcri in cui giacciamo, pur senza saperlo. Dove riconosci che Gesù cammina con te? Quando spezza il pane. Quando ha spezzato il pane? Tre giorni prima: questo è il mio corpo. Parole che, anche senza comprenderle ti rimangono impresse; parole che hanno assunto una forma il giorno successivo, quando quel corpo dato è salito sulla croce per te.

Sotto la croce, sull’altare della croce e sulla croce dell’altare riconosci Gesù. E quando lui sparisce alla tua vista, corri per raccontare chi hai visto, cosa ti è accaduto agli altri. Che cos’è la Chiesa se non un gruppo nutrito di amici che si raccontano vicendevolmente, “senza indugio” l’incontro con il Risorto? Che cos’è la nostra messa se non la filigrana di questo vangelo?

Entriamo spesso disperati, angosciati; ascoltiamo la sua parola; rimaniamo con lui fino allo spezzare del pane; usciamo fuori con il desiderio di annunciare quanto abbiamo vissuto. Se non ti arde il cuore, triste a dirsi, non l’hai ancora incontrato. Ma lui è sempre accanto a te. È questione di occhi. E di cuore.

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