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“La maternità è un grande dono”

Una Porta della Terra gremita di donne per il convegno sulla maternità

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Ieri pomeriggio, presso la Porta della Terra si è tenuto un convegno sul tema “Maternità tra presente e passato” organizzato dall’assessorato alle politiche sociali e dall’Amministrazione comunale in occasione della prossima festa della mamma.

Dopo i saluti del sindaco Tiziana Magnacca e dell’assessore delle politiche sociali Maria Travaglini, ha preso la parola Armida Nola, l’ultima ostetrica che faceva nascere i bambini sansalvesi in casa.

Molti gli aneddoti raccontati da Armida Nola, sul passato da ostetrica. Dopo aver letto una pagina del suo libro inedito dal titolo "Frammenti di Vita di un'ostetrica", ha raccontato della sua esperienza di ostetrica e di donna, nata in un periodo in cui tutto era tabù. Al settimo mese di gravidanza della prima figlia, pensava che i figli nascessero dall’ombelico. È restata esterrefatta nello scoprire la verità.  

Dopo la nascita della terza figlia, ha frequentato il corso da ostetrica e dopo il trasferimento a San Salvo, faceva partorire in casa anche le donne dei paesi e delle zone limitrofe. Nel momento del parto lei poteva contare solo su se stessa, non c’erano né medici e né infermiere e seppure con molta difficoltà cercava di capire prima se ci poteva essere bisogno di un medico e nel caso, quasi di nascosto dai parenti, lei stessa la portava in ospedale

All’inizio si recava nei luoghi del parto con i carretti trainati da asini o cavalli e da tregge trainate da buoi. Quando si cominciarono a vedere le prime motociclette, lei portava abbottonato dentro il cappotto l’ultimo figlio Carlo, la borsa dell’ostetrica e la borsa del bambino. Non poteva lasciarlo perché lo allattava. Ha cercato di educare le donne in gravidanza, sull’importanza del ginecologo.

Il test di gravidanza, era fatto con le rane o con una coniglia pubere, che non aveva avuto ancora contatti con i maschi. Armida attrezzava la stanza dove doveva avvenire il grande evento, in maniera meticolosa e in modo da avere tutto l’occorrente a portata di mano. La partoriente, si sedeva sul bordo del letto con la schiena appoggiata su dei cuscini e i piedi su una sedia. Le zingare invece partorivano per terra, poiché avevano l’usanza che dopo il parto tutto ciò veniva utilizzato in quei momenti doveva essere buttato. Dopo il parto, la donna restava segregata in camera, con un fazzoletto di lana piegato in otto portato sulla testa, per 40 giorni a mangiare brodo di gallina e pastina. Amici e parenti portavano in dono un cesto rivestito di un cambio di asciugamani, cinque cartocci a forma di coni riempiti con la pastina, cinque filoni di pane fatto in casa e una gallina viva portata per i piedi.

La dottoressa Maria Grazia Buongiorno è arrivata all’ospedale nella fase in cui tutto cominciava a cambiare. Molte più donne sceglievano di partorire in ospedale. Per una decina di anni i parti erano molto medicalizzati poi invece si è tornati alla valorizzazione del parto spontaneo in cui svolgono un ruolo attivo anche i papà. I corsi preparto sono basilari per vivere al meglio questa fase così bella della gravidanza. Il buon funzionamento del reparto di ostetricia è basato su una logica di gruppo.

Ha preso poi la parola Anna Lucia Lozzi, un ostetrica sansalvese che si specializzata in corsi del pavimento pelvico.

L’assessore alle politiche sociali Maria Travaglini ha elogiato il reparto di ostetricia di Vasto e ha consegnato a nome dell’intera amministrazione comunale una targa ricordo ad Armida Nola.

All’incontro erano presenti anche trenta ragazze dell’Ipsia di San Salvo con le loro insegnanti, mamme e papà con a seguito di bambini piccoli.

L’ostetrica Maria Teresa Stella ha sottolineato il fatto che il lavoro di ostetrica va vissuto come una missione e non solo come una fonte di reddito. Ostetrica ci si nasce.   

 

 

 

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