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"Lu sciopere contre a Don Cirille" (lo sciopero contro don Cirillo)

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Correva l’anno 1964 e San Salvo contava all'incirca 4.500 anime. Erano i tempi in cui la S.I.V. era in costruzione, l’economia locale era ancora prettamente agricola, non c’erano le pesche, ed i soldi scarseggiavano. Lo stipendio mensile di un operaio generico in Italia non arrivava a 50.000 lire e a San Salvo la gran parte della povera gente jave a zappa' a jurnate (andava a zappare le terre di altri), racimolando ciò che passava il convento. 

Per Don Cirillo iniziarono dei giorni tristi. Il 20 Aprile del 1964, alcune frange della popolazione iniziarono a contestarlo aspramente, con manifestazioni di piazza. Vi era un antico astio politico nei suoi confronti, mai sopito, derivante sopratutto dal fatto che Don Cirillo, con i suoi giovani dell’azione cattolica, era stato il fondatore della Democrazia Cristiana, e questo fatto, insieme ad altri episodi, definiti dai suoi nemici come malefatte (lo accusavano di aver cacciato prima le suore e poi successivamente anche Don Beniamino Sonda, suo giovane vice parroco, tra l’altro suo conterraneo), avevano riacceso una miccia mai del tutto spenta.

Don Cirillo, dopo giorni e giorni di  contestazione, passati alla storia sansalvese come "Lu sciopere contre a Don Cirille", fu costretto suo malgrado a fare ritorno in Veneto,  nella sua Mussolente. Prese il treno, in un bel pomeriggio di sole, alla stazione di Termoli (ricordo quel giorno come fosse oggi, in quanto ad accompagnarlo fu mio padre con il suo 1100 nero (CH 27708), insieme a mia madre ed a me ragazzino), e se ne tornò nel suo paese per alcuni mesi.

Il suo esilio non durò a lungo.

I suoi amici, tra cui mio padre che ne fu il promotore, Leone Balduzzi, Virgilio Cilli ed altri, iniziarono a fare una raccolta di firme, a cui aderì la gran parte dei fedeli, che spedirono al vescovo di Chieti, con la speranza che sortisse l’effetto di dimostrare che in fondo non tutta la popolazione gli era contro, ma solo alcune frange e Don Cirillo tornò.

Non furono, tuttavia giorni facili, per lui.

I suoi contestatori, appresa la notizia del suo ritorno, lo attesero di primo mattino dinanzi alla chiesa, alcuni seduti su sedie impagliate, come in un bivacco. Don Cirillo, passò in mezzo a loro, ma a parte qualche sguardo truce, non successe nulla. Don Cirillo entrò e disse messa.

La brace, però, covava ancora sotto la cenere.

Bastava un non nulla, per far riaccendere il fuoco.

L'arrivo della statua di sant'Antonio, donata da Leone Balduzzi alla Parrocchia di San Giuseppe, ha riconciliato per sempre Don Cirillo ed il suo popolo (un altro “miracolo” di Sant’Antonio)!

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