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'Lu Sand’Andandonje' e la San Salvo che vorrei

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Il termometro segna più o meno 0°, sembra che la Merla abbia voluto anticipare i suoi giorni, quelli notoriamente più freddi dell’anno:eppure, eppure, per le vie del centro, c’è tanta  gente che tutto sembra avere fuorché freddo. Sarà  il vin brulé, sarà lo spumante, saranno i dolci serviti in abbondanza, sarà l’allegria che passa, per contaminazione, da un gruppo all’altro? Sì, è tutto questo, tutto generato, però, da un’unica fonte: la venerazione di Sant’Antonio abate, anzi di Sand’Andonje!  Come da tradizione, vari gruppi, ogni anno più numerosi, ispirandosi a questo Santo, la sera del 16 Gennaio, percorrono le strade della città per lodarne le doti  taumaturgiche e celebrarne le vittorie contro il “Maligno”.
E così sfilano monaci con lunghe barbe bianche, diavoli con forconi e corna…fosforescenti, angeli ed angioletti, figuranti con cappelli dalle larghe tese e con lunghe tuniche (le cappe). Tutti fanno da contorno a musicanti con trombe, fisarmoniche, “ddu botte”, “buch‘e bbu”, rullanti, mandole e mandolini che “accompagnano”,  a loro volta, vari cantori che chiudono ogni strofa con un unico finale: W W Sand’Andonje. E giù, ad ogni “stazione”, brindisi e cibo a volontà!
Veramente portentoso e glorioso questo Santo. Così lo definiscono gli Amici della Pasquetta, il gruppo leader, quello storico a cui si sono aggiunti gli Amici della tradizione. Sono venuti, poi, la New generation  e San Salvo in canto.
Ultimi ad apparire, quelli della 1^ Squadra, che, oltre a presentare anche le donne (lo fanno in verità anche quelli di San Salvo in canto),  hanno introdotto un altro tema, più specifico: Sant’Antonio protettore degli animali. Si sono, pertanto, materializzati sulla scena, oltre al maialino (lu porc di Sand’Andonje), capre, galline e persino un asinello che sopporta pazientemente il peso di due …vispi angioletti. Simpatici i ragazzi della 1^ Squadra ed anche, ne sono sicuro per averli conosciuti in altra occasione, intelligenti al punto da capire che dovranno, nelle prossime edizioni, provvedere, con pale e bidoni alla rimozione delle immancabili … esternazioni degli animali.
La piazza centrale, luogo di convergenza di tutti i gruppi, da fortemente animata si va man mano spopolando. Ma quelli della 1^ Squadra  hanno ancora da offrire qualche numero a quegli spettatori che amano “tirare tardi”, ed io sono fra questi. Li seguo, perciò, mentre percorrono C.so Umberto e resto in disparte  quando si fermano al numero civico 11. Conosco chi ci abita e, intuendo che cosa sta per succedere, mi accingo, ebbene sì, a godermela.
Echeggiano nell’aria le note e le parole di Santi Salve belle; qualche minuto di attesa e la finestra al 1° piano si illumina, appare la figura di Angiolina Balduzzi che si fa subito da parte per  lasciare La scena al suo papà: il Cav. Leone Balduzzi, autore del canto intonato dai ragazzi. Scena da libro Cuore  o, se preferite da Romanticismo: la corrispondenza tra la strada ed il balcone è totale, lo scambio mimato di baci ed abbracci che annulla lo spazio che li divide è semplicemente toccante…Succede anche questo nella dimensione di una piccola città e mi va di rafforzare il concetto descrivendo anche  lo stato d’animo del mio essere testimone di questo siparietto. Naturalmente la mia è un'esagerazione, un’iperbole se volete, e chiedo scusa a Giuseppe Verdi per “l’irriverente” accostamento  che vado a proporre: confesso che la scena sopra descritta mi ha riportato alla memoria gli artisti del teatro alla Scala che, dopo il trionfo tributato al Nabucco,  andarono sotto il balcone del Maestro ad intonare il coro del “Va’ pensiero”.
Fatte naturalmente salve tutte le dovute differenze e cosparso il capo di cenere non una ma enne volte, vi lascio immaginare l’emozione di padre e figlia, emozione che può contagiare anche un estraneo  spettatore.
Scene di vita di paese, queste di Lu Sand’Andonje che, insieme con altre, potrebbero far bella la vita se solo questa la si volesse vivere nella sua dimensione più umana.
Le strade del centro, i vicoli del centro, le atmosfere del centro possono dare il meglio di se stessi se le persone, dico le persone e non le macchine,  animassero una scena ampia, capace di ospitare passanti e residenti, uffici ed utenti, attività commerciali e spett.le clientela.
E’ qualcosa che può e deve succedere quotidianamente senza aspettare la Pasquetta, lu Sand’Andonje o lu Sandsabbastiane che, sia detto a scanso di qualsiasi equivoco, quando arrivano sono sempre e naturalmente i benvenuti!
Per concludere questa “testimonianza” che mi ha  riguardato da vicino  e che spero non abbia annoiato nessuno (se, malauguratamente, l’ha fatto chiedo umilmente scusa perché, come diceva Don Lisander Manzoni, “non si è fatto apposta”) riferirò che i ragazzi della 1^ Squadra hanno concluso le loro esibizioni all’inizio di C.so Garibaldi, creando qualche intralcio al traffico, prontamente e intelligentemente da loro stessi risolto. Gli Amici della Pasquetta, dal canto loro, si sono ritrovati nella struttura di Antonio Cilli per gli immancabili, doverosi auguri e per stilare il programma della “prossima”!

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