Chi crede nel caso, non crede in Dio. Non fu certo “il destino” dei pagani che fece passare da queste parti Simone il Cireneo. “Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce”. (Mc 15,21).
Il Vangelo ci riferisce che “lo costrinsero” e non abbiamo motivo per metterlo in dubbio ma, quella “imposizione”, incontrò ..proprio Lui, Gesù. La strada della sofferenza passa, talvolta, per dei crocevia/progetti di Dio e non per scelte umane, le strade delle creature s’incrociano e ne nascono storie d’amore che sono pietre miliari nella Storia della nostra salvezza.
È apparentemente chiusa la porta di questa “ V^ Stazione della Via Crucis” ma, la chiave, non è girata nella toppa. L’impressione è, che basta un alito di vento per aprirla e trovare qualcuno che ci attende per aiutarci, come il cuore di una creatura che si spalanca al dono di se, al semplice sentore dell’altro/a. Sullo stipite della porta la scritta in latino: “Simoni Cirenaeo crux imponitur” ricorda ai pellegrini il luogo o la “memoria del luogo”, non il luogo “storico/scientifico” . Chi ama veramente, come Gesù su questa Via Dolorosa, non si pone problemi di posto ma…d’incontro. Quello con Simone, non fu occasionale, ma predisposto dalla tenerezza del Padre che volle sollevare per un tratto il peso della croce dalle spalle del Figlio e lasciare una Indicazione/modo di agire per tutti noi. Il contadino Simone di Cirene, che tornava morto di fatica dai campi fu il prescelto: Cristo aiutato da ….“un povero cristo” !. L’aiuto tra “bisognosi”, di ogni tempo ed ogni luogo, più che un eccezione, sembra essere la regola dell’esistenza. Nessuno si aspetta niente da chi è “satollo”di se. Solo il povero o, un cuore fattosi povero, capisce l’altro ..povero. Solo il dolore che si fa compassione..comprende appieno l’altro dolore. E’ notorio che i legami tra “poveri cristi” è molto più solido di chi è stato beneficato in ogni senso dalla vita. Simone venne prelevato a forza dai soldati romani e, forse, non si rese conto di quello che accadeva, questione di un attimo però e..la sintonia con Lui fu perfetta. Gesù, con il suo aiuto, anche se per un breve tratto, potette riposare: il collo, le spalle, la schiena e le gambe già provate da una prima caduta sotto il peso della croce. Egli aveva patito la notte insonne e piena d’angoscia, il dolore dell’abbandono dei suoi, gli scherni dei soldati..altro. Senza dimenticare il processo sopportato a “schiena dritta”, pretesti che, divennero accuse generate dal triste connubio di: religiosità che non conosce misericordia, scelte politiche dettate dalla “ragion di stato” (Gv 11, 50-51).. il tutto sintetizzato nella Sua pseudo “blasfemia”.
Gesù non chiese ..patteggiamento della pena. Il processo ai poveri che rubano un pezzo di pane, non conosce garantismo, ne i vari gradi di giudizio, esso è fatto sempre per..direttissima. Come quello di Gesù, appunto, che neppure rubò. Simone di Cirene, dopo l’aiuto offerto, continuò a seguirlo sulla strada del patibolo, come Maria la Madre e i pochi discepoli. Come si sente una mamma che vede un figlio soffrire in quel modo ?. Come si sente un figlio qualsiasi intuendo i pensieri dell’unica al mondo che ...vorrebbe essere al suo posto. Intanto la strada di Gesù verso il Golgota sotto il carico della croce continua, tra sputi, insulti e, un’altra brevissima sosta presso il..gesto di tenerezza di Beronikes/Veronica fattosi velo: un ritratto sublime del Suo volto tracciato da sangue e sudore. Il Volto di Dio, così misterioso e cercato a fatica, si rivela e si dona in pieno a chi è capace di un gesto d’amore, a chi lo cerca in Verità ed è impossibilitato a fare ed andare oltre. Nell’ora nona, (cfr Mc 15, 34) Gesù subì la tentazione di essere abbandonato da Dio, come tutti noi di fronte al dolore. Egli però, annullando la Sua volontà e, abbandonandosi totalmente al Padre, aprì per l’umanità di ogni tempo la strada della speranza/certezza che, con la morte, nulla è perduto e ..niente è più come prima. Quando poi, nella piena consapevolezza del “tutto è compiuto” (Gv 19,30), si consegnò con l’ultimo soffio tra le Sue braccia, fu come tornare - embrione appena fecondato - nel tepore accogliente del grembo della Mamma, lì dove lo Spirito un giorno lo aveva deposto. Nel Regno di Dio, Egli ci ha ri-conquistato un posto di “prima classe” per tutti . La Sua morte, seguita dalla Sua Resurrezione, è la fine di ogni dubbio, la risposta del Padre a tutti i perché, il segno più grande di quello che l’Amore è capace di fare. Di fronte a un Amore così, guardando Gesù Crocefisso e tutti i crocefissi del mondo - in particolare i bambini – in questo giorno, si addice il silenzio.
FOTO: INES MONTANARO