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“Voi siete la luce del mondo”

Il vangelo della domenica di Don Michele

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Nelle domeniche precedenti abbiamo considerato tre scene con tre insuccessi mortificanti per Gesù: farisei e scribi che oppongono la legge di Mosè sul divorzio alla volontà originale di Dio, la grande tristezza del tale ricco che non se la sente di seguirlo, i meschini litigi dei discepoli per avere i primi posti.

Ma di fronte al rifiuto di scribi, ricchi e discepoli, c’è qualcuno che l’ascolta: i bambini e il cieco di oggi, che hanno un cuore intatto e libero, ricco di semplicità e di umiltà. Marco, con il racconto della guarigione del cieco di Gerico, vuole mostrarci i passi necessari per incontrare Gesù. Il cieco ha tre consapevolezze: di essere cieco; di avere bisogno di venire liberato dalla cecità; di credere che quel Gesù che passava, poteva liberarlo. Consapevolezze che spesso mancano a noi.

Non ci accorgiamo di avere una visione deformata di noi stessi e della realtà nel suo insieme. La nostra società secolare e laicizzata, come una macchina perfetta, corrode gli slanci creativi, che potrebbero superare l’immediato visibile e raggiungere il mistero dell’invisibile. Se non ci si accorge di essere ciechi, non cercheremo mai di venir liberati da un male che non crediamo di avere; tanto più che, spesso, ci si innamora di questa cecità.

E tanto meno crediamo ad un  liberatore. Il cieco di Gerico ha il grande dono-saggezza delle tre consapevolezze: può avvertire, quindi, il passaggio di Dio e gridare per essere salvato. Ma la folla, la società, fa da ostacolo, da barriera; non ha le stesse consapevolezze; e lo rimprovera addirittura! Quante volte gli slanci di fede sono bloccati da calcoli paesani, da chiacchiere dei vicini, dalla stampa! Chi vuole, però, incontrare davvero Gesù, non deve arrendersi.

E il cieco non si arrende, anzi grida ancora più forte. Il suo grido trapassa i secoli, diventa preghiera che accompagna le notti insonne dei malati, le sofferenze degli emigranti, dei poveri, degli umili, dei credenti in Cristo. “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!” (Mc 10,47). Il suo grido trapassa il cuore di Gesù, che si ferma e fa il suo intervento: “Chiamatelo!” (Mc 10,49). Qualcuno sente il suo ordine, si fa largo tra la folla, arriva al cieco e gli grida: “Coraggio, alzati, ti chiama!” (Mc 10,49). Che bello, quando nella strada della vita s’incontra qualcuno che ci aiuta a trovare Gesù!

E qui, il cieco compie tre gesti, che corrispondono ai gesti che dovrebbe fare chiunque vuole diventare discepolo di Gesù: getta via il mantello, come inizio di un processo di auto-liberazione; balza in piedi per raccogliere tutta la sua dignità; corre da Gesù, senza alcun indugio e inerzia. E quando Gesù gli domanda: “Cosa vuoi che io Faccia per te?” (Mc 10,51), esplode in un altro immenso grido di fede: “Che io veda, di nuovo” (Mc 10,51). E non solo le cose, le persone, il creato, ma Te, mio Signore, mio Dio. E Gesù lo comprende totalmente: “Va la tua fede ti ha salvato” (Mc 10,52), che dice molto di più che se avesse detto: “La tua fede ti ha guarito”. E il guarito si mise a seguire Gesù: non era facile.

Il Vangelo dice che molta gente andava con Gesù, ma un solo uomo, un cieco, gli chiede la luce. La folla invece, che fa? “Lo sgridavano per farlo tacere” (Mc 10,48). “Quante volte sono proprio quelli che vanno con Gesù che ti impediscono di invocarlo” (Sant’Agostino). Della fede del cieco non possiamo dubitare. Del suo desiderio di vedere la luce, non possiamo dubitare. Ma la folla, e gli stessi Apostoli, perché vanno dietro a Gesù? E noi, perché andiamo dietro a Gesù? Forse anche noi siamo come la folla e gli Apostoli. Siamo ciechi, senza intelligenza spirituale, incoscienti, abitudinari. E, quel che è peggio, impediamo agli altri di vedere Gesù, di incontrare Gesù, di trovare la luce. “A volte, per colpa nostra, molte anime non vedono il Padre” (Primo Mazzolari).

Quale responsabilità! È uno dei peccati più gravi del cristiano: impedire agli altri di vedere Dio. La nostra vita, il nostro esempio, le nostre parole, tutti i nostri comportamenti dovrebbero mostrare Dio, e, invece, diamo una contro testimonianza. Chiediamo al Signore la grazia di una fede più chiara, più forte, più coerente. Chiediamo, come il cieco, il dono della vista, della luce. Chiediamo che la luce della fede illumini sempre più noi che crediamo, ma troppo debolmente, e non sappiamo vivere in coerenza con la fede che professiamo. Soprattutto, chiediamo che mai per colpa nostra qualcuno non possa vedere Dio.

Gesù dice: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14). Signore, concedimi di camminare sempre nella Tua luce, e dovunque mi trovi, permettere a tutti di essere illuminati dalla Tua luce.

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