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Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

a cura della redazione
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Lessi per la prima volta Fahrenheit 451 di Ray Bradbury a vent'anni, mi ero incanalata nel filone fantascientifico, avevo già letto 1984 di George Orwell e visto diversi film, uno per tutti Blade Runner di Ridley Scott.
Fahrenheit 451 è una storia scritta nei primi anni cinquanta, da un uomo nato nel dopoguerra della prima grande guerra, che parla incredibilmente di manipolazione mediatica (basti pensare che le prime vere trasmissioni televisive in Italia iniziarono solo nel 1954 con Corrado).
Nella storia narrata da Bradbury, Montag, il protagonista, è un vigile del fuoco, che ha il compito di distruggere bruciandoli, tutti i libri esistenti e tutto ciò che di scritto esiste, leggere è considerato fuori legge. L'unica forma di informazione o apprendimento è la televisione.
Innanzi ad essa i cittadini apprendono le leggi, i comportamenti "giusti", passano il loro tempo libero, ogni altro mezzo di informazione non è consentito, essa è sempre presente, «Riempi i loro crani di dati non combustibili, imbottiscili di fatti al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d’essere veramente bene informati. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come macigni».
Il reato di lettura, viene perseguito in ogni modo. Perlustrazioni e roghi vengono narrati con maestria da Bradbury, fino a quando Montag legge alcuni righi di un libro prima di distruggerlo. Preso dalla curiosità, comincia a rubarne alcuni e la sua vita cambia e si arricchisce.
Fino a quando la moglie Mildred, lo denuncia e Montag è costretto a fuggire ai confini della città, nei boschi, dove incontra uomini e donne che preservano la memoria letteraria del mondo ricordando a memoria tutti i testi oramai andati distrutti.
Incontra quindi l'Odissea, Guerra e Pace la Repubblica di Platone e tanti altri capolavori, che grazie agli "uomini libro", sopravvivono.
Il libro termina con una esplosione nucleare che distrugge la città, gli uomini libro tornano e cominciano la costruzione di una nuova società.

Questa è la trama di un libro che in alcuni passi esprime la sua grandezza.
A volte la fantascienza, esprime timori, divenendo un monito per il futuro, che purtroppo, troppo spesso, non sappiamo ascoltare.
Bradbury parla dell'importanza dei libri e della loro capacità di farci comprendere il mondo, donandoci parole e capacità critica, «Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive».
Leggo e rileggo Fahrenheit 451 e comprendo come cambino le vesti, cambino gli scenari, le tecnologie, ma l'uomo, unico punto fermo, non cambia.
Le nostre virtù, le nostre stoltezze, fanno parte e danno il nome a ciò che si afferma della storia dell'umanità, ossia che essa è fatta di cicli storici e che la conoscenza e la memoria, sono gli unici strumenti a noi dati per uscire da un circolo che altrimenti ci condurrà sempre e per sempre in errore.

Antonia


 

Uno di questi vuoti di memoria ci colse nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 quando, durante l'assedio di Sarajevo, l'esercito della Republika Srpska attaccò con bombe incendiarie e cannonate l'edificio della Vijećnica che ospitava la Biblioteca Nazionale. Conteneva migliaia di volumi.

«A chi aveva costruito la guerra sulla storia dei diritti storici dei popoli slavi, defraudati dagli invasori - dunque sull'assunto che la Bosnia era stata "islamizzata" - non risultava tollerabile l'idea che la città fosse fiorita sotto l'Islam. [...] La storia di Sarajevo, sigillata nella biblioteca universitaria, raccontava proprio questo: dei grandi edifici pubblici costruiti all'inizio del Cinquecento da Gazi Husrefbeg, ricco filantropo figlio di uno slavo convertito, o degli ebrei sefarditi in fuga dalle pulizie etniche della cristianissima Spagna, che laggiù trovarono aperta ospitalità e spazio per floridi commerci. In quei volumi stava scritto che - assai più dei cattolici, costretti più volte alla fuga - proprio gli ortodossi vissero bene sotto l'Islam, ebbero in Costantinopoli la loro capitale religiosa esattamente come i turchi, e spesso si convertirono spontaneamente. Tutto questo doveva sparire, essere cancellato».*
Questo evento con la sua carica sinistra e metafisica ispira Giovanni Lindo Ferretti ed i suoi CSI che nel 1996 pubblicano “Linea Gotica” al cui interno (prima traccia) si colloca Cupe Vampe.

*Paolo Rumiz, da Maschere per un massacro, Editori Riuniti, Roma 1996.

Massimiliano


S'alzano i roghi al cielo s'alzano i roghi in cupe vampe
 

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