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COSE CHE NON HANNO NOME

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Questi giorni circola la notizia su un signore di 45 anni, inglese, di nome Preston Likely che ha messo all’asta la sua identità. Al miglior offerente offre il suo numero di passaporto, carta di credito, conto corrente e certificato di nascita. Al momento l’offerta più alta è di un milione di sterline, denaro che dovrebbe utilizzare per un’operazione all’anca che ha sempre rimandato a causa di problemi finanziari. Non credo comunque che l’affare andrà mai in porto, la polizia si sta occupando di questo caso e sulla legalità incerta del passaggio di “proprietà”. La domanda che ci viene da fare è: ”Siamo autorizzati a vendere la nostra identità?” Tutti abbiamo un nome, un cognome e dei dati che in un certo senso ci rassicurano, ci danno la certezza di esistere non solo per noi ma anche per gli altri, per lo Stato e per il Mondo. Provate a pensare se vi vengono in mete oggetti o cose che non abbiano un nome. Difficilmente ne troverete, eppure esistono cose che secondo il vocabolario non esisterebbero. Se sono arrivato agli oggetti ignoti è grazie ad un blog che si chiama "Spinoza" nel quale ho trovato questo elenco: i pirulini di plastica alle estremità dei lacci delle scarpe - non hanno nome; gli scarti della matita temperata - non hanno nome; i rialzi sulla f e sulla j della tastiera - non hanno nome; l’anello di plastica che rimane attaccato alla bottiglia quando si svita il tappo - non ha nome; e in fine i fili delle banane. Così com’è vero che tanto deve essere ancora scoperto, ci sono anche tanti oggetti che aspettano di ricevere un nome. Leggete a voce alta quello che ho scelto per i fili delle banane e sentite come suona. Propongo di chiamare i fili delle banane “bananelli”. Se un giorno sentirete qualcuno dire bananelli, vorrà dire che allora il passaparola avrà funzionato e noi ne saremo i genitori! Beppe De Marco
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