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Sant' Ezechiele profeta

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Oggi la chiesa ricorda Ezechiele profeta. Nonostante che la sua nascita risale alla seconda metà del 600 a. C, di lui si ha memoria proprio perché è uno degli autori di uno dei libri dell’antico testamento. Questa è una prova lampante di un antico proverbio che solevano ripetere le nostre nonne: “carta scrett n’ stegn” (carta scritta non stinge). Sicuramente anche in quel periodo ci saranno stati molti santi ma della loro maggior parte non c’è memoria proprio perché mancano dei documenti scritti visto che all’epoca era l’unico strumento per tramandare informazioni.
Egli nacque a Sarara, in Palestina, nel periodo in cui sul trono di Roma sedeva Tarquinio Prisco e su quello di Babilonia Nabucodonosor. Fu della tribù di Levi, e come tale sacerdote.
Erano tempi tristi per i Giudei che si trovavano sotto la tirannide dei figli di Assur. Anch'egli fu condotto esule a Babilonia con Jeconia nella seconda deportazione (601-599) e si stabilì a Tell-Abid sul Cobar ove era una colonia di esuli. Dopo 15 anni, all'età di circa 30 anni, cominciò il suo ministero profetico confortato da una grande visione e per almeno 22 anni fu la guida morale del suo popolo. Gli anziani d'Israele si radunavano nella sua casa, perchè egli come sacerdote e come profeta aveva su di loro grande autorità.
Ezechiele fu inoltre un grande annunziatore della parola di Dio: impavido dinanzi alle minacce, inflessibile contro gli Ebrei ostinati, non teme di svelare la venuta dei castighi di Dio per i perfidi suoi fratelli. Però è commosso, tanto che prima di annunziarli piange e fa lunghe penitenze.

Per amore di questo suo popolo esule ed abbandonato, operò anche dei miracoli: Ezechiele coll'aiuto divino attraversò coi suoi protetti il Cobar, facendovi annegare i minacciosi Caldei dai quali erano inseguiti. Un altra volta ottene una pesca miracolosa per sfamare il suo popolo.

Morì come un martire per mano di un principe di Giuda da lui rimproverato per la sua idolatria.

Lo scopo di Ezechiele nelle sue profezie è duplice: prima della caduta di Gerusalemme intende esortare il popolo alla penitenza: dopo la caduta le sue parole si rivolgono a consolare gli esuli colla promessa della liberazione, del ritorno in patria e del regno messianico descritto con simboli meravigliosi.

Dal duplice scopo scaturisce la divisione del suo libro in due parti. Nella prima annunzia i tremendi castighi di Dio contro il popolo eletto e contro le nazioni idolatre. Nella seconda profetizza la consolazione per Israele.
Il suo libro (composto da 48 capitoli) contiene una delle visioni più famose, quella del campo cosparso di ossa che tornano a rivivere al soffio di Dio. Il tema specifico del suo libro è quello dell'invito alla sottomissione a Dio.

Ezechiele ha una sua originalità, una schiettezza, una sincerità e un abbandono alla missione. Non manca di usare immagini di grande potenza evocativa, né di usare, specie negli oracoli di condanna, toni ed espressioni particolarmente duri ed efficaci.
Anche per Ezechiele, come per la maggior parte dei profeti ebraici, la parola profeta non definisce tanto una persona in grado di prevedere il futuro, concetto poco familiare alla cultura ebraica, quanto piuttosto una persona che abbia una cognizione profonda del presente pathos di Dio.

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