Nella tradizione popolare sansalvese il mese di gennaio rappresenta un tempo particolarmente ricco di festività ed usanze. A proposito del Capodanno scrive il Piovesan nel suo libro ''La città di San Salvo'': ''Durante la notte di Capodanno per eliminare i mali fisici, economici e morali accumulati durante l'anno decorso si sparavano fucilate contro gli spiriti maligni. A primo mattino comitive di giovani andavano per le case ad augurare il buon anno, dietro compenso di doni, cantando filastrocche improvvisate come la seguente:
Bon Capidanne, bbona ggente. Bon Capidanne a tutte quente. Faceme feste 'n cumpagnije e rijimpime la casa d'allegrije. Da sta case e sta famije pezza stà luntane la malatije. Ci pozza resse sempr' abbundanze nghi dice, cente e mille pietanze. Nun ci manche a Natale lu purcelle e lu hallinacce a Pasqua nghi l'agnelle nghi pane di grane e nghi votte di vine sempre piene a la cantine. Nghi saggicce e ove facete cuntente ca'n zimbre vi lassame lu Bonanne e lu ringraziamente.
Per assicurare una annata con raccolto abbondante, di benessere generale e tanta felicità , nel primo giorno dell'anno era prescritta la minestra di lenticchie. Era buon pronostico alla uscita di casa in questo giorno incontrare per primo un vecchio o un gobbo; funesto invece l'incontro di un bambino o di una donna, peggio ancora se vecchia. Per questo motivo le donne uscivano per stretta necessità e a giornata avanzata. In questo giorno mettere mano a tutti i lavori era auspicio della loro buona riuscita durante tutto l'anno.''