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Contrada Padula : un falso problema

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Ritengo del tutto legittima la posizione di Rossano D'Antonio quando, nel suo interessante intervento del 2.11.2004 su Nuovo Molise (''Padula, un contenzioso secolare''), arriva a dire: ''Contrada Padula è oggi di Montenero e non c'è nessuna intenzione di cederla''. Se torniamo indietro fino al Medioevo, rileviamo come sia stata la potente abbazia cistercense di San Vito del Trigno (cui San Salvo deve molto, quasi tutto) ad unificare ­ nella seconda metà del XIII secolo ­ buona parte della pianura fluviale alla sinistra del basso Trigno. Sappiamo ad esempio che nel 1276 Goffredo da Miliaco, familiare di Carlo d'Angiò e barone anche di Bisaccia e Petacciato, confermò all'abate di San Vito il possesso della quarta parte di Montebello; e che nel 1289 l'arcivescovo di Siponto, Rogerio de Aglone (Agnone), confermava alla medesima abbazia la metà di Pantano e Pantanello e ne cedeva anche la restante metà. La crisi seguita alla peste nera del 1348 produsse tuttavia conseguenze di grande rilievo non solo sulla distribuzione della popolazione (molti paesi scomparvero del tutto) ma pure su confini e assetti fondiari. Tant'è vero che la confinazione dell'imperatore Carlo V, del 1548, nell'indicare i limiti territoriali di Santo Salvo, evidenziava tale andamento: Mare-Foce del Mulino-Fiume Stocco-Ripa dei Corvi-Pietrafracida-Colle Cozzetto-Via di Lentella-Riputtini-Silventi-Mirammola-Buonanotte-Mare. Da questo documento, ricaviamo il possesso certo da parte di San Salvo ancora della Bufalara bassa e alta (oggi in Comune di Cupello) e di una porzione di Salavento-Mirammola (oggi in Comune di Vasto); mentre per il confine con Montenero di Bisaccia si può presumere che fosse all'incirca quello di oggi oppure che il formale vecchio del Mulino e il fosso Stocco corressero circa 6/700 metri più a sud dell'attuale confine sulla Padula. La pianta del tratturo L'Aquila-Foggia, su disegno di Giuseppe De Falco, al 1652 mostrava il confine sul formale del Mulino Pantanella (con la scritta: ''Qui finisce il territorio di Santo Salvo'') o due-trecento metri più a sud (dove è scritto: ''Qui comincia il territorio di Montenigro di Bisaccia''). Altri documenti del Sei-Settecento poco o nulla aggiungono a tali dati. Dunque la contrada Padula potrebbe essere appartenuta all'abbazia di San Vito del Trigno nel XIII-XIV secolo, un periodo molto lontano da noi quando Bisaccia e Montenero erano ancora due realtà distinte come pure Santo Salvo e Salavento (casale disabitato, a un chilometro da San Salvo, acquistato da Vasto nel 1417). Un periodo in sostanza che non fa testo, perché se partissimo da lì dovremmo rivedere i confini di tutti i comuni d'Italia. E' invece certo che la Bufalara era di San Salvo ancora nel Cinquecento e che quindi fu usurpata dai D'Avalos di Vasto nel momento di maggiore crisi economica e demografica per i sansalvesi: fine Cinquecento-primi del Settecento. Non si capisce pertanto perché quando il Comune di San Salvo, nel 1903 (mentre i Quarto di Belgioioso e D'Avalos cercavano di deviare il corso del Trigno verso sud), dette inizio, con l'avvocato Rossi, all'azione per ''la reintegra della Padula e della Bufalara'' dedicasse le maggiori energie al recupero della Padula piuttosto che della Bufalara e addirittura trascurasse del tutto la contrade Silventi e Mirammola, passate a Vasto: con la conseguenza che il procedimento poi si arenò (anche a causa della I guerra mondiale) e non fu più ripreso nonostante le buone intenzioni. L'unico evento di rilievo dell'azione legale fu la vendita, nel 1921, da parte del duca Quarto di Belgioioso (spaventato da una possibile ripresa del contenzioso), di 494 ettari della Padula alla Società Agricola Vastese, al prezzo di 500.000 lire.
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