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''Ho chiesto perdono a mio figlio''

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Sabato 29 gennaio 2005 è stato presentato presso il Centro Culturale ''Aldo Moro'' di San Salvo il libro ''Ho chiesto perdono a mio figlio'' di Rossella Pirovano. Introdotta da Nicola Zinni, presidente dell'Associazione ''Genitori Oggi'', la Pirovano ha tenuto la platea, per 40 minuti, sospesa tra riflessioni e lacrime parlando con la stessa dolorosa passione con cui ha scritto il suo libro. Con i suoi occhi di giada puntati su ognuno dei presenti, Rossella ha raccontato di sè, della sua vita passata, del suo desiderio di rinnovamento interiore e dell'amore per i figli, suoi, e di tutti i figli del mondo, noi compresi, figli cresciuti, adulti, divenuti a nostra volta ''creatori'' di figli. ''Questo libro - ha spiegato Rossella - nasce da un ''sogno''. Un sogno che sono riuscita a trasformare in progetto: Il mio è il desiderio di condividere con il maggior numero di persone le cose che ho cercato, compreso e imparato''. Ed è per questo che un giorno, consapevolmente in ritardo ma col rammarico di un cuore sanguinante da troppo tempo, decise di parlare, occhi negli occhi, al suo primogenito, Alessio, per implorare perdono. Perdono per una madre egoista. E succube. Una madre decisa a far tesoro della consapevolezza dei suoi errori, ora spalmata sulle pagine del suo libro. ''Vorrei la felicità, vederla sul volto di tutti - ci ha detto con genuino sorriso - Vorrei che tutti capissero che, se veramente lo vogliono, possono ritrovare il bambino che è in loro e tornare ad essere quello che erano prima che la vita li piegasse e li condizionasse. Io ho trovato la mia strada, ma per chiunque altro è possibile trovare la sua, basta solo si lasci guidare dal sincero desiderio.'' ''Ho chiesto perdono a mio figlio'' è un libro che intende rivolgersi a genitori ed educatori in generale, a tutte quelle persone che si trovano a dover aiutare un bambino a crescere. ''Ho scritto di tutti gli errori che inconsapevolmente ho commesso con i miei figli...'' ha confessato senza preoccuparsi di scandalizzare presenti e lettori. E ne ha parlato apertamente. E poi Simone. 10 anni, secondo figlio di Rossella. Lui che lì, seduto accanto alla sua mamma, davanti ad un uditorio assorto, ha chiesto la parola. La voce di un bimbo. Lo sguardo pure. Puro. Ma le parole che si diffondevano nel teatro erano quelle di un adulto che desidera parlare al mondo intero, un modo pieno di maschere e finte persone, stucchevole e controproducente. Una preghiera alla sincerità. E ad un futuro migliore, per figli e genitori: per l'intero universo. ''Parla meglio di me!'' ha commentato la mamma quando, dopo, ha potuto riavere il microfono, stupita e consapevole al tempo stesso. Confortata da quell'inaspettato intervento. Ho visto solo un paio di persone andarsene a fine conferenza senza cercare di incontrare lo sguardo di Rossella. Le altre sono salite sul palco, da lei, prima che potesse scenderne, molti con il libro in mano perchè potesse imprimere, sulla prima pagina, l'ardore del suo sentimento ancora caldo nei cuori. E qualche carezza di approvazione se l'è conquistata anche lui, il ''grande'' Simone. A retro copertina del suo libro vi sono queste parole, con le quali mi forzo di terminare: ''Dove non c'è gioia, serenità, spontaneità, non possono esistere bambini. Ed è dal vivere ''bambino'' pienamente che nasce poi l'adulto equilibrato...''
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