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Democrazia e Costituzione repubblicana nell'incontro di 'Ecce Ratio' con Enrico De Nicola

Il magistrato ospite a San Salvo in un incontro organizzato dall'associazione presieduta da Arnaldo Mariotti

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temi della democrazia, della cittadinanza e della Costituzione repubblicana sono stati approfonditi a San Salvo, al centro culturale 'Aldo Moro', in un recente convegno alla presenza del magistrato Enrico Di Nicola, già procuratore generale a Bologna. In particolare sotto i riflettori il tema 'Democrazia, cittadinanza e unità d'Italia nella Costituzione della Repubblica'. L'appuntamento, che ha fatto registrare una buona presenza di pubblico, è stato organizzato dall'associazione 'Ecce Ratio', di cui è presidente il già parlamentare dei Democratici di Sinistra ed ex sindaco di San Salvo Arnaldo Mariotti. Di seguito la relazione di Di Nicola 1) LA REPUBBLICA E LA COSTITUZIONE Il 2 giugno 2010 abbiamo festeggiato il 64° anniversario della nascita della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza con il Referendum e le elezioni generali del 2.6.1946 e con la Costituzione entrata in vigore il 1.1.1948 all’esito dei lavori dell’Assemblea Costituente iniziati il 25.6.1947. Ed, a tale proposito , in un momento come quello attuale, in cui si parla tanto e troppo spesso di riforme costituzionali incidenti anche sulla Prima Parte della Costituzione quando, invece, è necessario soltanto attuarla per far vivere veramente la nostra Repubblica, voglio ricordare un fatto quasi da tutti ignorato. Subito dopo la Liberazione (che si festeggia il 25 aprile), sotto la guida di Bonomi , che succedette al Governo Badoglio, una vasta coalizione, in cui erano rappresentati tutti i partiti, dal liberale al comunista, con Decreto Luogotenenziale n.435 del 31.7.1945, istituì il Ministero per la Costituente con il compito di organizzare la convocazione dell’Assemblea Costituente e di condurre studi preliminari sui problemi costituzionali che l’Assemblea avrebbe dovuto affrontare#. Pertanto, quando, nel 1947, l’Assemblea Costituente iniziò i suoi lavori, trovò già le basi su cui operare. Basi fondate sull’attività seria, impegnata , approfondita , dei migliori giuristi , letterati, storici, studiosi democratici dell’epoca, i quali, con Massimo Severo Giannini, Capo di Gabinetto del Ministero per la Costituente, crearono un movimento di partecipazione intellettuale - a tutti i livelli – spontaneo, critico e responsabile , quale l’Italia aveva sperimentato soltanto nei momenti migliori del Risorgimento. Risorgimento, appunto, fortunatamente ancora ricordato nelle Scuole , ma pur esso oggi messo in discussione, malgrado sia stato recepito, nei suoi massimi valori , dai Principi fondamentali della Costituzione (artt. da 1 a 12) che rappresentano la Carta di identità della nostra Patria. Per merito del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (che, ultimamente ha tenuto in merito uno splendido discorso a Torino che tutti dovrebbero conoscere) e dei suoi predecessori Ciampi e Scalfaro, ultimamente , con il palese contrasto di molti e la pericolosa indifferenza di troppi, si è finalmente parlato del Risorgimento e dell’Unità d’Italia - di cui festeggeremo i 150 anni il 17.3.2011 - facendo riferimento, finalmente,anche alla importante Storia della nascita della Repubblica che porta con sé anche – ma molti lo dimenticano - l’Unità d’Italia ed i Valori del Risorgimento attraverso quelle che Calamandrei definiva “voci lontane” presenti nella Costituzione. Dalla Storia della nascita della Repubblica emerge il quadro, davvero illuminante, dell’aspro e difficile cammino che l’Italia è stata costretta a percorrere dal 1943 al 1946. Scrisse , a tale proposito, Leo Valiani: “Nel periodo più tragico della sua storia, la nazione italiana è passata dalla partecipazione ad una guerra mondiale , disastrosamente perduta, alla riconquista della sua indipendenza, dalla dittatura fascista alla democrazia, dalla monarchia alla repubblica. Questo svolgimento a lungo doloroso e tormentato , è sboccato in una ricostruzione materiale e in un rinnovamento politico, istituzionale,mirabili, per la rapidità e la sicurezza in cui si sono effettuati.” # Ed ancor oggi, a distanza di tanto tempo, a questa Costituzione della Repubblica possiamo e dobbiamo affidare le nostre speranze perché a detta di tutti, almeno sotto il profilo formale, malgrado la sua non verde età, è una delle migliori Costituzione del mondo e sa dare risposte esaurienti ed attuali a qualsiasi problema essendo la più idonea a soddisfare le complesse esigenze delle società moderne più civili e sviluppate, specie per quanto riguarda gli obiettivi democratici predisposti ed i principi fondamentali ed i valori universali perseguiti. A questo punto occorre porsi una domanda: perché dopo tanti anni i principi ed i valori della Costituzione non sono stati pienamente attuati ed, anzi, molti, purtroppo, con la scusa della “modernità” ed in nome della “globalizzazione”, hanno tentato di modificare e tentano di modificare continuamente la Seconda Parte della Costituzione con il palese scopo di alterarne la Prima Parte, per rompere la mirabile sintesi compiuta nel 1947 – 1948 tra cultura cattolica, cultura liberale e cultura socialista , le uniche vere ed effettive culture della nostra Nazione? Per rispondere in modo esauriente a tale domanda il discorso si farebbe troppo lungo. Ho risposto in altre occasioni e sono disponibile a farlo ancora per chi fosse interessato. Qui mi limito ad affrontare soltanto la radice del problema: il rapporto tra Cittadino e Costituzione. Al riguardo, osservo preliminarmente che: · se avessimo , fin dal 1948, formato i giovani sulla base dei Principi e Valori fissati nella Prima Parte Generale (artt. da 1 a 54) della Costituzione delle Repubblica, facendo comprendere, fin da allora, quale grande Rivoluzione vi fosse stata nella cultura , intesa come gerarchia di valori propri della nuova cittadinanza,oggi certamente avremmo una democrazia sviluppata degna di questo nome ed invidiata da tutto il mondo; · bisogna nutrire ancora , non solo per l’ottimismo della volontà, ma per la fede nel popolo italiano, nella nostra cultura millenaria , nell’uomo e nella sua capacità di modificare anche la peggiore realtà puntando soprattutto sui giovani, più che la concreta speranza, la certezza,che i cittadini italiani, tra cui gli abruzzesi, che sanno essere “cittadini” , quando occorre, sapranno indignarsi , di fronte a comportamenti devianti e sapranno entusiasmarsi di fronte a comportamenti giusti e coerenti, rispettosi dell’interesse pubblico e tenuti in conformità dei principi di legalità e di responsabilità stabiliti dalla Costituzione e che sono precettivi per ogni cittadino della Repubblica specie quando svolga pubbliche funzioni essenziali; · al centro di ogni iniziativa, riforma, attività individuale e/o collettiva dei cittadini, sempre secondo la Costituzione , deve essere la “Politica”la quale deve sempre agire nel rispetto della giurisdizione in senso lato, comprensiva dell’azione che ne è il presupposto, e nel rispetto di tutti gli “Organi di Garanzia”(Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Consiglio Superiore della Magistratura), delle Istituzioni in quanto tali, della Stampa (art.21 Cost.) E la politica , cui deve farsi riferimento, non è quella immiserita nella miope pratica elettorale e clientelare, ma è l’esercizio della sovranità da parte del popolo , nelle forme e nei limiti della Costituzione, per lo sviluppo democratico della Repubblica fondata sul lavoro (art.1) e per il perseguimento del bene comune. E’, quindi, la vera politica, fulcro della democrazia, delineata nella disciplina dei “ rapporti politici” di cui agli artt. da 48 a 54 della Costituzione, che vede come protagonisti “tutti i cittadini i quali hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”(art.49) ed i quali “hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi”, specie quando ad essi sono affidate “funzioni pubbliche” che “hanno il dovere di adempiere con disciplina ed onore ,prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge” (art.54). Pertanto,senza regole o senza rispetto delle regole non vi è politica democratica e senza politica democratica non vi sono cittadini, ma sudditi. E’ questa la sintesi del rapporto tra Cittadinanza e Costituzione ed è questo il grande tema che noi dobbiamo oggi tentare di conoscere ma che tutto il paese, tutti i cittadini, sono chiamati a risolvere. Tema che, essendo la Prima Parte della Costituzione ancora attuale, malgrado i sessantadue anni trascorsi dalla sua entrata in vigore, indica l’unica risposta possibile vera ed efficace ai problemi da risolvere in una situazione da tutti riconosciuta come disastrosa dalla quale, tuttavia, bisogna trarre la forza per un futuro migliore se, come ritengo si deve guardare alla “Politica” come al volano indispensabile per la realizzazione pratica del sistema ordina mentale voluto dai costituenti e per ottenere uno sviluppo del cittadino, della persona umana, della società, non soltanto tecnico economico, ma anche istituzionale, politico, sociale, culturale ed, insomma, democratico. Ricordando ed anticipando che in una democrazia compiuta il Governo da parte della maggioranza, essenziale per l’esercizio della sovranità popolare, non potrà mai ledere o sopprimere i diritti inviolabili dell’uomo (anche di una sola persona) e dovrà sempre pretendere l’adempimento dei doveri inderogabile previsti dalla Costituzione. Il chè, spesso, purtroppo oggi non accade. Sul punto è necessario ricordare Calamandrei. Egli sosteneva che la Costituzione vive attraverso l’impegno civile e politico dei cittadini. Paragonava, infatti, la Costituzione ad un’automobile che ha bisogno della benzina (senso civico) per camminare. Inoltre contro il grave pericolo della indifferenza, disastrosa per tutti, dei cittadini alla politica, raccontava la storiella dei due amici emigranti che si trovavano a bordo di un bastimento: uno di essi viaggiava in coperta, l’altro nella stiva. Durante il viaggio una grande burrasca investì la nave e la mise a rischio di naufragio. A questo punto il primo emigrante scese nella stiva e, allarmato,invitò il secondo a darsi da fare per salvare il bastimento e se stesso. Al che l’amico indifferente, rispose: “ e che me ne importa! Il bastimento non è mio! ”. Oggi, quando siamo chiamati al voto, non ci viene in mente questa storiella pensando ai tanti, troppi, che si defilano da questa responsabilità mettendo a rischio la democrazia? E’ una domanda retorica, ma val la pena rifarla. 2) CHIARIMENTO DEL RAPPORTO TRA CITTADINI E COSTITUZIONE. ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA IMMAGINE ORGANICISTICA DELLE STATO. Per affrontare meglio il tema del rapporto tra Cittadinanza e Costituzione (intesa anche e soprattutto come fondamento di tutto l’Ordinamento giuridico dello Stato) è opportuno chiarire preliminarmente che tale rapporto è funzionalmente organico al sistema nel senso che se funziona il Cittadino funziona la Repubblica, se non funziona il Cittadino non funziona la Repubblica. E viceversa: se funziona la Repubblica funziona il Cittadino, se non funziona la Repubblica, non funziona nemmeno il Cittadino. A tale proposito può essere utile il paragone tra singole cellule ed organi nell’unità del corpo umano. La cellula e l’individuo / persona. Come la cellula, da sola , non può esplicare alcuna funzione , dato che le funzioni sono svolte dagli organi, così l’individuo, anche come persona (unione tra corpo e psiche), da solo non potrà mai svilupparsi nell’esercizio di una funzione. Ed è questo il motivo per cui la nostra Costituzione pone, al centro della sua attenzione, l’”uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” (art.2)1 2.1. La persona (unione corpo e psiche) come individuo/ cellula e come individuo/organo che in rapporto con gli altri forma la società. Diritti e Doveri. Se un individuo vive da solo in un’isola deserta può fare quello che vuole nel senso che i soli limiti a lui imposti – e che egli osserverà per spirito di conservazione –derivano: dalla natura (dovrà bere, mangiare, nutrirsi , proteggersi dai pericoli e , adeguarsi all’ambiente); dallo spazio (ad es. il territorio in cui si trova e nel quale può agire) ; e dal tempo (il passare delle ore, dei giorni, dei mesi, degli anni,ecc.). Entro questi limiti godrà della massima libertà. Non avendo rapporti con altre persone non ha alcun dovere da rispettare – se non nei confronti di se stesso per poter sopravvivere – e, conseguentemente, nemmeno diritti da far valere. Se lo stesso individuo vive nella stessa isola con un altro o altri individui come lui, non può fare più quello che vuole ,ma soltanto quello che non metta in pericolo o leda o addirittura distrugga l’altra o le altre persone che hanno rapporti con lui e che, naturalmente, tendono a salvaguardare se stesse. Può fare, insomma , quello che l’altro o gli altri gli consentano di fare e può consentire agli altri di fare cose che impongano limiti a lui. A questo punto egli deve operare una scelta: o costringe l’altro o gli altri a subire le sue pretese con la forza, o ,invece, concorda con gli altri le regole del vivere civile e sociale che tutti devono rispettare. Nel primo caso, se sorgono contrasti, vince il più forte; nel secondo caso, in caso di contrasti, valgono le regole concordate “in società”. Alla base di tali regole vi sono i diritti e i doveri di ciascuno e vale il principio per cui il diritto è tale fino a quando venga esercitato senza ledere il diritto altrui, mentre diventa dovere quando inizia a ledere i diritti degli altri. Ciò significa che diritti e doveri sono le facce di una stessa medaglia che si chiama responsabilità. Su questi valori – diventati storicamente universali – deve essere fondata qualsiasi società umana: altrimenti vi saranno sempre caos, criminalità, distruzione, morti, guerre ed insomma, fine della umanità. 2.2. Le forme di criminalità che agiscono in danno dell’organismo sociale e della Repubblica paragonate alle lesioni e malattie dell’organismo umano. Un esempio che fa ben capire l’importanza della cittadinanza responsabile. Il paragone dell’organismo dello Stato all’organismo umano serve anche per capire quali effetti produca la criminalità nel sistema sociale. Le malattie che colpiscono le persone umane sono apparenti ed occulte. Le malattie apparenti sono : · quelle riguardanti le parti esterne del corpo (ad es. lesioni da ferite e traumi); · quelle che presentano sintomi evidenti tali da renderne agevole , sia la riconoscibilità da parte del malato e/o dei suoi parenti, sia la diagnosi da parte dei medici; · ed, insomma ,le malattie che hanno manifestazioni esteriori visibili: Le malattie occulte sono invece quelle che agiscono “dentro” l’organismo umano e che, anche quando vengono diagnosticate, non si vedono all’esterno o non si manifestano chiaramente pur riguardando organi vitali quali cuore, fegato, pancreas, polmoni, ecc.dall’esterno il sistema ordina mentale democratico La stessa cosa vale per i delitti che vengono commessi dai delinquenti in danno della società. I delitti apparenti sono quelli che tutti conoscono, di cui tutti parlano e che fanno notizia sui giornali e T.V., come, ad esempio, omicidi, lesioni volontarie, rapine, furti aggravati, sequestri di persona, violenze fisiche di ogni genere, disastri, ecc.. Questi delitti sono di macro e micro criminalità comune violenta¸ sono opera di soggetti i quali rappresentano la parte normalmente considerata deviata o delinquenziale o, comunque, peggiore della società e si avvalgono prevalentemente della intimidazione o violenza fisica in danno delle persone o del patrimonio, delle Istituzioni o dei cittadini e cagionano gravi danni. Si tratta , pertanto, di fenomeni criminali che minano dall’esterno il sistema ordinamentale democratico agendo come le percosse o le lesioni inferte ad un organismo umano che, se non prevenute, respinte e represse tempestivamente ed efficacemente, producono gravi malattie e, nel tempo, la morte. I delitti occulti, che pochi conoscono e considerano, sono invece prevalentemente costituiti dalla criminalità economico/finanziaria,politico/amministrativa, sono opera di soggetti e/o apparati dominanti i quali si avvalgono prevalentemente della violenza morale e della frode per esercitare ed ampliare illegalmente la forza derivante dal loro potere e, soprattutto, sono coperti, nel nostro Paese, anche grazie ad una sempre più compiacente disciplina legislativa, da una enorme ed anomala ricchezza sommersa che, come tale , viene agevolata e tollerata ed è, a sua volta, protetta dagli stessi fenomeni criminali che, pertanto , non appaiono, ma erodono sempre più dal di dentro, il sistema ordina mentale democratico , agendo come i tumori maligni in un organismo umano: se non estirpati in tempo, producono la morte. Tornando al paragone con l’organismo umano, è facile concludere che se l’organismo aggredito è sano, forte, non ha tumori maligni di sorta, è certamente in grado di reagire facilmente , immediatamente e senza riportare danni di alcun genere anche alle percosse ed alle violenze fisiche dell’aggressore. Se, invece, l’organismo è malato, perché indebolito da un tumore maligno mai operato, l’aggressione esterna, anche se di piccola o minima entità, non può essere agevolmente respinta e può produrre, pur se di per sé inidonea, danni mortali. 3 . CENNI GENERALI SULLA COSTITUZIONE E SUI PRINCIPI E VALORI DI CUI ALLA PRIMA PARTE GENERALE(ART. DA 1 A 54) A questo punto dovremmo esaminare analiticamente la nostra bella Costituzione, nei suoi Principi, nei suoi Valori, nei suoi Diritti e Doveri che, nell’ambito dei rapporti civili, etico-sociali, economici e politici, tutela ed impone precettivamente e non solo programmaticamente , a tutti i Cittadini della Repubblica e, soprattutto, a quelli che esplicano funzioni pubbliche. Sarebbe un lungo viaggio intellettuale e culturale, politico, economico e sociale veramente affascinante, ma richiederebbe troppo tempo . Mi limiterò soltanto ad affermare che la riscoperta, la difesa e lo sforzo per attuare i Valori della Costituzione deve essere fatto e costituisce la prima vera grande riforma da fare per poi tentare di dimostrare che tale affermazione non è utopica perche la nostra Costituzione , quanto meno sotto il profilo giuridico- ordinamentale, è più viva ed attuale che mai e perché le prospettive nel senso indicato appaiono non solo necessarie, ma anche concrete. 3.1 LA ATTUALITA’ DELLA RISCOPERTA E DIFESA DEI VALORI DELLA COSTITUZIONE. Appare particolarmente difficile, in questo momento storico, attribuire effetto risolutivo all’attuazione dei Valori di cui alla Prima Parte Generale della Costituzione per superare il degrado ed il decadimento culturale , politico , economico, sociale, di cui soffre il Paese e che è sotto l’occhio di tutti. Tuttavia sappiamo che ciò si deve fare per salvare non solo la nostra cultura e civiltà, ma la nostra democrazia. Il momento è difficile perché: · la situazione politica. sociale, economica, culturale, ordinamentale del nostro paese viene generalmente ritenuta ormai insopportabile e pericolosa e quasi tutti chiedono a gran voce, da una parte e dall’altra, in nome della globalizzazione e delle realtà nel frattempo formatesi che esigono risposte nuove, un fortissimo ammodernamento; · sembra che la Costituzione materiale si stia man mano scollando dalla Costituzione formale proseguendo su una strada sbagliata iniziata a percorrere da tempo; · diamo tutti ragione a chi, come Eugenio Scalfari, da tempo descrive e continua a descrivere l’attuale società come uno specchio rotto che non ritrae più la immagine unitaria o come una maionese impazzita o quando assistiamo, impotenti, all’indebolimento complessivo della nostra cultura istituzionale. Ed in merito mi piace ricordare che Mario Pirani, dalle pagine di La Repubblica, in un editoriale del 17 novembre 2007 dal titolo “Quei veleni che possono soffocare la democrazia”( veleni poi confermati da fatti successivi riportati da tutti i quotidiani fino ad oggi) già ci spiegava , in modo chiarissimo,perché tutto questo accade. “Un veleno insidioso sta infettando le fibre del nostro Paese. Un veleno di lunghissima latenza che per cinquant’anni aveva provocato solo manifestazioni epidermiche e apparentemente residuali perché neutralizzato da anticorpi ancora vigorosi. Anticorpi elaborati da valori che apparivano vivi e ormai metabolizzati nel corpo della Nazione: la Costituzione nata dalla Resistenza, la Repubblica e le sue istituzioni, la Storia patria, dal Risorgimento al Dopoguerra, caratterizzato dalla conquista, lungamente attesa, dell’unità d’Italia, della libertà e della democrazia. Ebbene questo patrimonio si presenta oggi per i più svuotato di senso, da molti rinnegato, ignoto alle giovani generazioni cui l’eredità culturale non è stata trasmessa, vissuto con pavida nostalgia da chi dovrebbe difenderlo”. Ed incalzava, ricordando con giusta rabbia, ma, a mio avviso, con troppo pessimismo, la desolazione di coloro che si erano impegnati “perché il cosiddetto revisionismo non si traducesse in svalutazione dissacrante del senso storico e non secernesse una melma grigia dove tutto si parifica e confonde, le vittime e i carnefici, chi si è battuto per la libertà e chi si schierò per la dittatura e il razzismo, chi credette in un’Italia “una e indivisibile” e chi la sfasciò in nome di un ingiurioso federalismo d’accatto. Il dissolversi dei valori fondanti è trasceso ad un certo punto in una vile tolleranza verso comportamenti quotidiani un tempo impensabili: ci si può impunemente “pulire il sedere con il tricolore”, calunniare ostentatamente la magistratura, buttare due stampelle in faccia a una senatrice novantenne, sputare i “vaffa” e gli insulti più biechi verso avversari politici.”. Purtroppo il quadro descritto da Pirani nel 2007 è oggi peggiorato. Basta leggere la stampa quotidiana dal 2007 ad oggi per rendersene conto. Abbiamo gia detto, ma vale la pena di ripeterlo,che di fronte a tale situazione rit abbiamo il dovere di reagire, come cittadini, in nome della Costituzione della Repubblica . Una Costituzione, che anche oggi ,in una situazione disgregata e confusa come quella descritta, ci consente di dare precise e concrete risposte ai problemi che si pongono all’attenzione del Paese (il lavoro, l’informazione,la Scuola, l’istruzione, la salute, la giustizia, la politica, i partiti, la scienza, la fede, la laicità, la guerra, le tasse, ecc.) e, quindi consentono a me, Magistrato, di interloquire in merito sulla base di precise norme giuridiche, fondamentali e primarie, che si badi bene, sono sempre precettive (anche quando possono apparire programmatiche perché si rivolgono anche e soprattutto al legislatore), ma che non sono mai meramente programmatiche come molti, tempo fa, avrebbero voluto ed alcuni, purtroppo, vorrebbero ancora per non farle mai attuare. Tutto questo è confermato dal fondamento storico, dal fondamento politico, dal fondamento istituzionale e, soprattutto, dai “valori” di cui la Costituzione è informata e dalla gerarchia di valori che essa prefigura. 4 La Costituzione della Repubblica e i suoi valori. Al riguardo non posso fare a meno di accennare, come ho già fatto in numerose occasioni, a tali punti di riferimento che ci fanno capire quali sono i valori da riscoprire e da difendere e dove dobbiamo cercarli. Il fondamento storico è rappresentato dall'esito della seconda guerra mondiale, dalla Resistenza, dalla fine del regime fascista, dall'avvento della Repubblica nata il 2 giugno del 1946. Il fondamento politico è rappresentato dal rifiuto del fascismo, dalla affermazione del metodo democratico come metodo di lotta politica con deciso ripudio della violenza, dal riconoscimento delle libertà politiche e civili, ed, insomma, dalla volontà politica di costituire uno stato moderno di diritto e sociale, a struttura liberal-democratica, - diretto alla realizzazione di valori primari - analiticamente indicati come "principi fondamentali" (artt. da 1 a 12) - attraverso una precisa disciplina dei rapporti civili, etico-sociali, economici e politici dei cittadini in una concezione dei diritti-doveri mirante alla piena e cosciente responsabilizzazione di tutti e di ciascuno. Il fondamento istituzionale è rappresentato dalla scelta del sistema parlamentare basato su una netta tripartizione dei poteri intesa, però, non come separazione conflittuale, ma come distinzione, sia pur netta, ma coordinata ed equilibrata delle rispettive attribuzioni considerate, conseguentemente, come funzioni piuttosto che come poteri in senso stretto, per lo svolgimento dell'armonica attività unitaria dello Stato volta alla realizzazione dei valori ed al raggiungimento dei fini prefigurati nelle disposizioni previste dall'art. 1 all'art. 54 Cost. Si giunge, così, al tema centrale, quello dei "valori" caratterizzanti a tal punto la nostra Costituzione da farla definire - con aggettivo che oggi purtroppo ha assunto significato negativo - Costituzione "ideologica". Si tratta dei "valori" portanti indicati nei "Principi fondamentali" (artt. da 1 a 12), e costituenti, a cominciare dal suffragio universale, dal metodo democratico, dalla tutela del lavoro, dai diritti inviolabili e dai doveri inderogabili dell'uomo, dal principio di uguaglianza, dal rifiuto della violenza e della guerra come mezzi per risolvere i problemi interni ed internazionali, il vertice della gerarchia di valori su cui si fonda la nostra Repubblica. Si tratta dei valori specifici ed, in particolare, dei diritti e dei doveri del cittadino di cui alla parte I° in senso stretto della Costituzione ( artt. da 13 a 54 ) disciplinati nei titoli concernenti i “rapporti” civili, etico -sociali , economici e politici laddove si stabilisce come essi devono essere realizzati nell’ambito dei rapporti democratici e da cui risulta chiaramente che il diritto diventa dovere quando lede l’esercizio dei diritti altrui sicchè diritto e dovere costituiscono le facce di una stessa medaglia che si chiama “responsabilità“ (v. art. 54 Cost.). Principi e valori sono, in sostanza, la Carta di identità della nostra Repubblica. E sono valori ormai divenuti “universali” nella storia. Affermiamolo a testa alta e con orgoglio, in nome della legalità repubblicana, nei confronti di chi, chiunque esso sia, nei fatti più che nelle parole, ha posto al vertice della gerarchia dei valori, il denaro per il potere o il potere per il denaro. A proposito di questi valori mi è caro ricordare che la “Convenzione dell’O.N.U. per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” fu approvata a New York nel dicembre 1948 e, quindi, a distanza di un anno dalla nostra Costituzione da cui ha recepito molti punti importanti concernenti proprio i valori ritenuti “universali”. La verità è che nella nostra Carta Costituzionale non vi è confusione dei valori, ma integrazione a sintesi dei valori provenienti dai filoni culturali reali che vivificano il nostro Paese, la nostra società, il nostro popolo e, quindi, la nostra Nazione: la cultura liberale, la cultura socialista, la cultura cattolica, così come maturate in Italia e in Occidente che fanno del nostro ordinamento giuridico primario una Costituzione di valori concreti e non astrattamente ideologica. Certo, tra i vari valori da tutelare possono sorgere e sorgono contrasti nella complessa realtà della vita sociale che vede spesso contrapposti i valori dell'Autorità e della Libertà, della giustizia sociale e dei diritti individuali, della persona singola e della società, e non può ignorare la distinzione tra beni strumentali (ad. es. indipendenza del Pubblico Ministero ed obbligatorietà dell'azione penale) e beni finali (diritto di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge). La Costituzione si pone anche questo problema e lo risolve con il bilanciamento degli interessi, con l'indicazione ed il perseguimento degli obiettivi finali, e, soprattutto, con il principio di legalità e con la disciplina della funzione giurisdizionale esercitata da una Magistratura indipendente ed autonoma che, nell'applicazione della legge al caso concreto, deve dirimere i contrasti tra i valori ricordando che la fonte primaria interpretativa è la Costituzione della Repubblica. Sarebbe entusiasmante percorrere insieme tutta la strada dei principi e valori Costituzionali. Mi limiterò ad accennare solo ad alcuni punti ma prima non posso fare a meno di: a) invitare i giovani ad avvicinarsi sempre più a tali principi e valori che come la Storia mondiale ha dimostrato - dando ragione ai nostri Costituenti - sono i valori portanti di ogni civiltà e di ogni sviluppo culturale, politico, economico, sociale dell'umanità intera; b) ricordare, a chi ritiene, forse troppo superficialmente e solo giornalistica seguendo le mode correnti, di vivere in un mondo nuovo che ancora non c'è e che, pertanto, non ancora si conosce e si può valutare, e, soprattutto a coloro che aspirano a modifiche sostanziali anche della “prima parte” cercando di realizzarle con modifiche della 2^ parte incidenti in modo determinante sulla 1^, che si tratta di punti di riferimento che hanno fatto, fanno e continueranno a fare, della nostra Carta Costituzionale il centro focale di quella che dovrebbe essere la nostra cultura istituzionale; non dimenticare che i Costituenti, dopo la nomina della “Commissione per la Costituzione” presieduta da Meuccio Ruini, lavorarono dal 25/6/1946 al 22/12/1947, quando sottoposero il progetto all’Assemblea Costituente presieduta dall’On. Umberto Terracini che l’approvò quello stesso giorno con conseguente proclamazione in data 27/12/1947; Devo comunque sottolineare che: aa) al centro della nostra Costituzione "di valori", c'è lo Stato di diritto e sociale, c'è l'ordinamento giuridico garante di quei valori; bb) al centro di tutti i valori costituzionali c'è l'uomo, visto non soltanto come persona singola, ma come persona che vive in società, come persona che può crescere solo in quanto cresca e nella misura in cui cresca la collettività, come persona che ha quindi la responsabilità di se stesso e reciprocamente, degli altri, nel divenire dell'umanità. Si tratta, all’evidenza di principi e valori fondamentali per il passato, per il presente e per il futuro. Infatti, senza di essi, non possono esistere Repubblica Italiana e democrazia. 5. Le prospettive Anche se nel rapporto CENSIS 2007 pubblicato in questi giorni la società italiana viene descritta come “ripiegata su se stessa, con obiettivi di piccola portata, divisa da litigi e rancori, inconcludente, rassegnata, indifferente al futuro, una poltiglia di massa, sommersa dalla mucillaggine”, e la situazione, negli ultimi tre anni , è notevolmente peggiorata, tuttavia, sulla base della mia esperienza e della mia cultura, tutta italiana, guardando ai valori della Costituzione, pensando all’attenzione che i cittadini italiani e soprattutto i giovani prestano quando si parla ad essi di questi valori esaltando la cultura della legalità e ricordando le vittorie riportate sia dagli uomini di buona cultura e di buona volontà, sia dalla Magistratura e dalla Polizia giudiziaria, nel rispetto assoluto della Costituzione, contro il terrorismo rosso e nero, contro i tentativi di “golpe” antidemocratici e di asservimento delle Istituzioni ad interessi di parte, allora si dissente da una visione così pessimistica e si reagisce doverosamente in nome dei principi e valori della Costituzione. E questa reazione, questa voglia e certezza di “voltare pagina”, questo ritenere che proprio l’attuazione dei “Principi fondamentali” e della “Prima parte della Costituzione” possa e debba salvarci dalla disgregazione sociale incombente, ebbene, tutto questo non è frutto dell’ottimismo inconcludente e utopico di un vecchio magistrato che ha dedicato la vita al tentativo di attuare la Costituzione della Repubblica sulla quale ha giurato, ma trova riscontro in molti aspetti del dibattito costruttivo e nella consapevole partecipazione popolare manifestatasi ultimamente nel Paese proprio in relazione alla Costituzione della Repubblica ed ai suoi valori. Cito solo alcuni fatti. a) Si è tentato, più volte, con il pretesto di modificare soltanto la seconda parte della Costituzione, di mettere in discussione e modificare la prima parte. Ciò è avvenuto, in modo evidente, ma altrettanto pericoloso, con leggi ordinarie che sono cadute non appena sottoposte al vaglio degli organi di garanzia di questa Repubblica, a cominciare dalla Corte Costituzionale. In tutti questi casi la Repubblica ha reagito ed ha vinto. Ultimamente questa vittoria è stata netta e popolare, conseguente al Referendum del 25-26 giugno del 2006 votato da milioni di cittadini: il popolo di cui all’art. 1 Cost. che ha respinto la controriforma. b) Per evitare modifiche della Costituzione a colpi di maggioranza, ormai quasi tutti concordano nel ritenere che il procedimento di revisione non va agevolato, ma va reso più difficile elevando il quorum dell’art. 138 Cost.. c) Un numeroso ed importante gruppo di intellettuali, soprattutto costituzionalisti(#) in un articolo dal titolo “Il PD difenda la Costituzione” pubblicato su La Repubblica del 29/9/2007 ha sostenuto che: il primo impegno da adempiere è mettere in sicurezza la Costituzione “presidio delle libertà e dei diritti di tutti i cittadini e dei valori fondamentali della collettività italiana”. E conforta il fatto che le dure repliche con attacchi ai principi e valori della Costituzione, pubblicati sul Corriere della Sera, prima da parte di Piero Ostellino che parla della nostra Costituzione come di un retaggio sovietico e, poi, in data 11/10/2007, con un editoriale dal titolo “I conservatori della Carta”, da parte di Angelo Panebianco, siano state a loro volta seguite da una ferma risposta di Franco Bassanini, pubblicata sullo stesso giornale, con un articolo dal titolo “Non diamo alla Costituzione colpe non sue” con cui si è chiusa la polemica. d) Come ha ben osservato Stefano Rodotà, in un articolo dal titolo “La bussola moderna della nostra Costituzione” apparso su “la Repubblica” del 21/8/2007, le norme della Costituzione “si stanno rivelando uno strumento potente per affrontare e risolvere problemi difficili” facendo alcuni esempi di applicazione. Mi permetto di ricordarne alcuni e di aggiungerne altri: artt. 2, 32 (tutela della salute) e 33 (libera scienza) con riferimento al cromosoma artificiale costruito da Craig Venter direttore Istituto Scientifico di San Diego di cui ha dato notizia la stampa tempo fa; artt. 32 e 2 della Costituzione, con riferimento al proscioglimento dell’anestesista del caso Welby ed al caso di Eluana Englaro deciso davanti alla Corte di Cassazione; art. 2 Cost. con riferimento al diritto alla identità sessuale che tutela la libera costruzione della personalità; art. 2 Cost. con riferimento alle coppie di fatto per i diritti derivanti dal far parte di una “formazione sociale”; art. 41 co 2 della Costituzione (ripreso dalla Corte di Giustizia della Comunità Europea la quale ha affermato che “il principio di dignità deve essere sempre tenuto presente nel valutare la legittimità delle attività economiche) con riferimento al dramma delle morti sul lavoro ed alla esigenza di riforme in tema di sicurezza; art. 36 Cost. il quale stabilisce che la retribuzione deve garantire al lavoratore ed alla sua famiglia “una esistenza libera e dignitosa”, con riferimento ai problemi del precariato e della famiglia che sono sotto l’occhio di tutti. E potrei continuare. Aveva ragione Piero Calamandrei quando affermava che la Costituzione è “presbite” perché capace di guardare lontano! E quando aggiungeva che, attraverso gli articoli 10 e 11, ha anche le “finestre aperte” verso l’esterno! E se la nostra Costituzione ha tale capacità significa che i problemi derivanti dai cambiamenti sociali, culturali, tecnologici intervenuti dal 1948 ad oggi, pur se enormi, possono essere affrontati e risolti nella prospettiva di una interpretazione che anche nella moderna realtà modificata deve far vivere i principi ed i valori ormai storicamente divenuti universali senza i quali ogni democrazia è destinata ad indebolirsi ed a morire. Concludo, pertanto, mettendomi a vostra disposizione per rispondere alle domande che mi vorrete fare iniziando a suggerire alcuni temi sui quali dibattere, non solo oggi, e che potrebbero essere, considerando anche il riferimento alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, importanti per determinare l’azione da svolgere al fine di combattere il qualunquismo e la sfiducia , che stanno distruggendo l’Italia, e restituire dignità e centralità alla politica. Politica che sia proiettata , finalmente, verso una cultura costituzionale ed istituzionale , basata sulla sintesi delle culture della Nazione (liberale, cattolica e socialista) in un sistema liberaldemocratico che ripudia la violenza interna ed esterna e contrasti quella cultura individualistica e corporativa , oggi prevalente, basata sul denaro per il potere e sul potere per il denaro che ci sta portando al disastro. FOTO ERCOLE D'ERCOLE

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