Un angelo con le stimmate: Gemma Galgani

Maria Napolitano
10/04/2015
Varie
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La maggior parte dei santi sono persone normali che hanno semplicemente detto sì a Cristo e hanno vissuto la loro vita in conseguenza di questo sì.

Ma ci sono dei santi che sembra quasi che sono nati per essere tali. È come se il Signore decide di mandare questi angeli sulla terra per farli pregare per la conversione degli uomini e quasi a dimostrare l’amore immenso di questo Dio Onnipotente per l’intera umanità.
Il loro operare ed il loro vivere non segue le logiche umane ma quelle divine.

Gemma Galgani è uno di questi angeli che ha avuto altresì il dono delle stimmate e a cui non è stato risparmiato nessun tipo di dolore(lutto di persone care, miseria e malattia). Ella era una mistica in continuo e affettuoso dialogo con Gesù: una contemplativa che prega con la semplicità di una fanciulla e la profondità di un teologo.

Gemma nasce a Borgonuovo di Camigliano (Lucca), il 12 Marzo del 1878, e muore l’11 aprile 1903, Sabato Santo, alle 13.45, a 25 anni, divorata dal male, ma chiedendo sino all’ultimo ancora dolore.

Era la quintogenita di otto fratelli (cinque maschi e tre femmine, delle quali Gemma era la prima in ordine di nascita).

All’età di otto anni resta orfana di madre. Quanto grande doveva essere il dolore di quella bambina di soli 8 anni che essendo tra l’altro anche la più grande delle femmine era in qualche modo anche chiamata a prendere un po il posto della mamma. Un altro grande dolore per Gemma fu la morte del fratello Gino, seminarista, avvenuta quando lei aveva 16 anni. A 19 anni perde anche il padre. Quanto possono averla segnata queste morti. Umanamente l’istinto anche di qualsiasi credente doveva essere una sorta di rabbia per quel Dio che tutto poteva che invece l’aveva privata, in maniera prematura degli affetti più cari.
Gemma rimane orfana, quasi abbandonata, nella più squallida miseria. Ormai ventenne, Gemma rifiuta una proposta di matrimonio, per essere “tutta di Gesù”. Durante questo anno guarisce miracolosamente da una malattia che la costringe sulla sedia a rotelle. Iniziano le esperienze mistiche; la chiamano, nella città “la ragazzina della grazia”.               

Parla col suo Angelo Custode e gli da anche incarichi delicati, come quello di recapitare a Roma la corrispondenza con il suo direttore spirituale. « La lettera, appena terminata, la do all'Angelo, ella scrive. È qui accanto a me che aspetta ». E le lettere, misteriosamente, giungevano a destinazione senza passare attraverso le Poste del Regno.

Nel giugno del 1899 Cristo le fa il dono delle stigmate. Ecco come lei stessa ha narrato l’avvenimento : « Eravamo alla sera dell’8 giugno 1899, quando tutto a un tratto mi sento un interno dolore dei miei peccati...Comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte; ma da quelle ferite non usciva più sangue, uscivano come fiamme di fuoco, che vennero a toccare le mie mani, i miei piedi, il mio cuore. Mi sentii morire...».

Nello stesso anno Gemma conosce i padri Passionisti che la introducono in casa Giannini. Accolta come una figlia in questa casa devota e agiata, vi conduce una vita ritirata tra casa e Chiesa. Ma le strepitose manifestazioni della sua santità superano le mura della casa borghese. Opera conversioni, predice avvenimenti futuri, cade in estasi. In preghiera, suda sangue; sul suo corpo, oltre ai segni dei chiodi, appaiono le piaghe della flagellazione. Queste stimmate non sono per lei un motivo di orgoglio e da mostrare: indossava sempre dei guanti neri e un abito scuro accollato per nascondere i
i sigilli della Passione. Queste stimmate si aprono, dolorose e sanguinanti, ogni settimana, la vigilia del venerdì.
Davanti a lei gli scienziati non riescono a nascondere il loro imbarazzo e non sanno come giudicare la straordinaria fanciulla: la sospettano di mistificazione, parlano d'isterismo o di suggestione, chiedono prove. Gemma, in mezzo ai dolori fisici e alle prove morali, non dice nulla. Chiede a Gesù, per sé, più dolore e per gli altri la conversione e la salvezza.
All’età di 23 anni, Gemma scrive, per ordine di Padre Germano, l'Autobiografia, “Il quaderno dei miei peccati”. Nell’anno successivo si offre vittima al Signore per la salvezza dei peccatori. Gesù le chiede di fondare un monastero di claustrali Passioniste in Lucca. Nel mese di settembre dello stesso anno si ammala gravemente; la sua vita è segnata profondamente dal dolore.

S. Pio X firma, poco dopo la morte di Gemma, il Decreto di fondazione del Monastero Passionista in Lucca. Nel 1905 le claustrali Passioniste iniziano la loro presenza a Lucca, realizzando l'antico desiderio che Gesù aveva espresso a Gemma.
Padre Germano, direttore spirituale di Gemma, scrive nel 1907 la prima biografia.

Il 14 maggio 1933 Pp Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) annovera Gemma Galgani fra i Beati della Chiesa. Il 2 maggio 1940 il Venerabile Pio XII, la innalza alla gloria dei Santi.

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