Don Patriciello a San Salvo: «Se parliamo di legalità vuol dire che non c'è»

Ieri l'incontro del progetto a cura della cooperativa Nuova Solidarietà

redazione
15/05/2015
Attualità
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«Se parliamo di legalità, siamo in un mondo dove non c’è legalità. Legalità è normalità». Sono le parole di don Maurizio Patriciello - parroco di Caivano, in piena Terra dei fuochi - che ieri ha partecipato al primo degli incontri - moderato dal giornalista Giuseppe Ritucci - a margine del progetto Educare per crescere nella legalità della cooperativa Nuova Solidarietà in collaborazione con il Comune di San Salvo.

Dopo il ricordo di Mirna Salvatore della figura di Maria Giulia Moretta, fondatrice della cooperativa, e i saluti delle autorità (il sindaco Tiziana Magnacca, l'assessore Maria Travaglini, il comandante della Guardia Costiera di Vasto Giuliano D'Urso e le dirigenti scolastiche Anna Orsatti e Anna Paola Sabatini) la parola è stata lasciata al parroco diventato un simbolo in tutta Italia di legalità e lotta alle organizzazioni malavitose che hanno avvelenato il territorio campano.

Il suo intervento inizia con una metafora - frutto di un sogno - suggestiva: un gatto che mangia la testa di un riccio uccidendolo, ma restando ucciso dagli aculei. «È il simbolo della nostra voracità - ha poi spiegato con un esempio - Se tolgo l’amianto dal tetto non mi faccio problemi ad andarlo a buttare in campagna per risparmiare sullo smaltimento. Una sola molecola respirata da un bambino lo porterà al cimitero nel giro di 36 anni, nel momento in cui i suoi figli avranno più bisogno di lui».

L'ASSENZA DI STRUMENTI - Da tempo, la lotta che contro la Terra dei fuochi Ã¨ sbarcata in Parlamento con la proposta di legge per l'inasprimento delle pene connesse ai reati ambientali. Una battaglia che finora sembra essere contro i mulini al vento. A nulla sono sono servite le proteste a Roma delle mamme dei bambini morti per le patologie derivanti dalla vita in un ambiente malsano.
E don Patriciello tuona: «Se qualcuno viene beccato mentre scarica veleni in un campo, al massimo c’è la multa. Ci ridono in faccia perché non ci sono gli strumenti per fermarli. C’è un disegno di legge che rimbalza tra camera dei deputati e senato da tempo; a ogni passaggio c'è una modifica e sono richiesti nuovi passaggi. Persino l’episcopato campano ha chiesto di approvarla in tempi brevi, ma finora niente. Ora Renzi ha detto che porrà la fiducia, staremo a vedere»,

LA PRESCRIZIONE REDENTRICE - Al centro del percorso tracciato da Nuova Solidarietà ci sono la scuola e l'educazione al rispetto delle regole sin dalla giovane età. L'istruzione, un punto di partenza fondamentale, ma che da sola non basta: «Nei casi che coinvolgono la Terra dei fuochi non pensate all'immagine pittoresca del camorrista. I protagonisti sono tutti istruiti: hanno fatto elementari, medie, superiori e università. "Bisogna avere mani innocenti e cuore puro" come recitano le sacre scritture».

«A Giugliano c’è una delle discariche più inquinate d’Europa. Il momento peggiore arriverà nel 2064 quando la contaminazione raggiungerà le falde acquifere. Questa discarica nacque grazie a un imprenditore che fiutò l’affare dei rifiuti e comprò ettari di terreno da destinare a discarica per rifiuti domestici. La ricchezza derivante non gli bastò e così nacque l’abbraccio con i Casalesi che fiutarono l’affare e iniziarono a portarci i rifiuti industriali di tutta Italia».

«Non pensate, inoltre, che quello dell'avvelenamento del territorio sia una questione che riguardi solo la Campania. Ovunque vado si pensa di essere in un’isola felice. Non pensateci lontanamente; in Campania c'è stata solo maggiore disponibilità. Bussi, Ilva, Eternit, Terra dei fuochi, avete visto qualche condannato? La legge italiana sembra Nostro Signore Gesù Cristo, con la prescrizione tutto è perdonato. Perché questa legge non passa? C’è l’interesse di qualcuno. Confindustria l’ha definita antistorica. Io ho risposto con un editoriale su l’Avvenire. L’industria produce per l’uomo, quindi viene prima l’uomo».

IL DIALOGO UNICA VIA - Poi don Patriciello ricorda uno dei casi eclatanti degli ultimi anni, quello di Chiaiano, dove - nel 2008 - fu autorizzata una discarica per mettere fine all'emergenza rifiuti che attanagliava Napoli. La popolazione locale si ribellò scontrandosi con le forze dell'ordine in assetto antisommossa. Oggi l'analisi a posteriori del sacerdote è amara: «I cittadini avevano ragione: i camion non trasportarono solo i rifiuti delle strade di Napoli, ma anche quelli industriali. Oggi è praticamente impossibile recuperarli da quel cono capovolto che è la discarica».
«Spesso sento di persone pronte a fare la rivoluzione. Ma la rivoluzione non si fa dietro una tastiera. L’unica via è il dialogo. Bisogna tenere gli occhi aperti: uno guarda alla realtà locale, l’altro al mondo».

PARLARNE IL PIÙ POSSIBILE - «È la Bibbia a dircelo - ricorda don Patriciello avviandosi alle conclusioni - "Il Signore prese l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse". Dobbiamo far capire ai bambini che l’ambiente sono loro. Il Padreterno perdona sempre, l’uomo qualche volta, la natura mai. Se roviniamo l’ambiente, l’ambiente rovinerà noi. Oggi nella Terra dei fuochi siamo riusciti a far male ai figli che dovranno ancora nascere».
Perché il parroco di Caivano fa tutto questo, viaggiando in tutta Italia per sensibilizzare le coscienze? «Se il prossimo lo stanno avvelenando - dice - posso restare in chiesa a fare il rosario? Fidatevi, il rosario lo faccio lo stesso.

Per concludere, una chiara immagine finale: «Ho in mente una fornacella, la brace per restare viva deve essere ventilata; così come questo argomento: parlatene, scrivetene in qualsiasi modo e poco a poco le cose cambieranno. Oggi purtroppo ho il sospetto che i parlamentari non pensino più al bene comune, ma a quello delle lobby».

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