Papà preoccupato, il figlio NON può andare al campeggio con Don Raimondo

26/06/2015
Informazione Aziendale
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È finita la scuola, racconta papà Giuseppe, ho un solo figlio di 13 anni, Simone, che trascorre le sue giornate girando tra la tv, la poltrona, il cellulare, i giochi con il tablet, il letto e la PS (PlayStation). È un ragazzo intelligente ma timido e un po’ riservato, quando gli chiedo delle cose è sempre stanco, a volte apatico e non si interessa a nulla; i suoi amici di sempre sono i compagni di scuola e in questo periodo non si frequentano.

Sono seriamente preoccupato per il suo futuro, dice Giuseppe, così trascorreranno tre mesi estivi prima che ricominci la scuola? Dove imparerà a relazionarsi con gli altri? E quando dovrà formare famiglia o cominciare un lavoro, come sarà il rapporto di Simone con la futura moglie, e con i colleghi?


Ho letto da qualche parte che la parrocchia San Giuseppe di San Salvo, ai primi di luglio, organizza un campeggio per ragazzi della durata di 8 giorni, un’esperienza per stare insieme, con momenti di divertimento e di svago. Ho subito pensato che una tale esperienza potrebbe fargli bene e potrebbe aiutare Simone a “risvegliarsi” da questo apparente letargo e imparare a relazionarsi con i coetanei.


Poi mi sono convinto che qualche giorno di distacco di Simone da me e mia moglie, la quale non gli fa mancare nulla, lei è capace di cucinargli anche due minestre differenti al giorno, pur di farlo contento, gioverebbe anche a noi due per ritrovare la nostra intimità di coppia.


Ho incontrato Don Raimondo e mi ha illustrato come si svolgeranno le giornate:  “Alle 7,30 sveglia, preghiera e prima colazione; dalle 9,30 alle 12,30 passeggiate in mezzo alla natura del Parco Nazionale della Maiella, si respira aria buona e pulita; alle 13,00 pranzo e poi giochi e laboratori; alle 17,00 merenda e un “grande gioco a squadre” fino alle 19,00, per crescere nel rispetto delle regole e nel vivere insieme in comunità; alle 20,00 cena poi canti, balli, giochi a quiz fino alle 23,00; poi tutti a nanna, o lo si spera…!”
Il tema di quest’anno, mi racconta con entusiasmo Don Raimondo, è la famiglia e rifletteremo su un libro per ragazzi della scrittrice SUSANNA TAMARO, dal titolo “Tobia e l’Angelo”, dove si evidenzia che "spesso il figlio è considerato una proprietà, un oggetto per la realizzazione di sé, e non quello che è realmente cioè una persona con un suo destino".

L’idea mi piace, racconta Giuseppe, subito ne parlo con mia moglie Lucia che manifesta la sua amarezza per la proposta ed è dispiaciuta solo all’idea di trascorrere una settimana lontana dal figlio, con mille dubbi quali: “Ma mangerà? Lo possiamo andare a riprendere se non si troverà bene? Lui non è abituato a fare le lunghe passeggiate, e se si farà male? Poi non conosce nessuno e non partecipa neanche un amico di scuola; saprà gestirsi, cambiarsi, lavarsi da solo e con chi dorme? Del resto, dice Lucia, il mio piccolo Simone ha solo 13 anni e non è mai uscito da solo”.

Nonostante tutto, racconta Giuseppe, ero determinato e l’idea mi entusiasmava, ho continuato a prendere le informazioni i posti sono limitati ma ci sono ancora dei posti disponibili, si pagano € 135,00 per tutto il soggiorno, si parte domenica pomeriggio 12 luglio e la domenica successiva, il 19 luglio, noi genitori andremo a riprenderlo e passeremo una giornata, a mo di scampagnata, dove Simone ci farà conoscere il mondo che avrà vissuto a Lama dei Peligni.

Torno a casa tutto entusiasta, chiamo Simone che era allungato sulla poltrona, e gli dico: “Senti Simone, ho una proposta geniale da farti, vorrei che tu partecipassi al campeggio con Don Raimondo per fare una esperienza fuori casa, per conoscere nuovi amici, in montagna dove si gioca e ci si diverte … che ne dici? Ti piace l’idea? Ti iscrivo?”

Per una volta stranamente ero riuscito ad attirare la sua attenzione e la risposta è arrivata subito, in una frazione di secondo: “No papà, non posso andare perché ho sentito che si usa poco il telefonino e non si vede mai la tv … e poi mi devo riposare e lì ci si alza presto e si fanno lunghe passeggiate…!

Non ho parole, dice Giuseppe, penso di NON riconoscere mio figlio, ma devo prendere atto che questa è la realtà in casa mia.  Sono preoccupato per lui, per il suo futuro e a volte mi sento impotente.

Ma sicuramente mi metterò alla ricerca di altre esperienze sul territorio, sperando di trovare quella giusta per Simone e mia moglie, ce ne sono tante; questa mi sembrava buona ma non fa nulla, l’importante è NON mollare, e stimolare il più possibile mio figlio affinché sarà pronto ad affrontare la “sua” vita.

 

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