Paolo Crepet, "abbiate il coraggio di credere nei vostri figli"

Concluso il progetto "Chi c'è in ascolto" con il professor Crepet

Antonia Schiavarelli
25/09/2015
Attualità
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 Ieri nel pomeriggio, presso la sala convegni del Gabri Park Hotel si è tenuto l’incontro con lo psicologo Paolo Crepet, a chiusura del progetto "Chi c’è in ascolto", con il convegno dal titolo "L'importanza dell'ascolto nel rapporto genitori figli".

La sala era gremita, presente tutto il corpo docente degli istituti sansalvesi e alcuni genitori.

Paolo Crepet, ha aperto la propria relazione parlando di una società patriarcale, in cui esistevano un padre e una madre che decidevano. “Oggi la famiglia si è trasformata in una comunità democratica, in cui un genitore ha lo stesso diritto-dovere del figlio di quattro anni, le decisioni si prendono insieme, a volte il bambino addirittura impone le proprie di decisioni, stiamo creando “dei piccoli Buddha”, a cui i genitori sono sottoposti.

L’educazione, non può essere democratica, un bambino ha il diritto di essere educato, di sapere ciò che si deve e non si deve fare. Per il “quieto vivere” abbiamo abdicato al nostro ruolo di genitori, abbiamo delegato il nostro ruolo ai tablet, alle televisioni.

Abbiamo permesso che un ragazzo di 16 anni, morisse in una discoteca, per lasciargli il diritto di fare “nottata”, ebbene quel ragazzo aveva 16 anni di mala educazione alle spalle, perché la maleducazione non è un fungo mal nato in una notte di pioggia.
Oggi ci sono genitori invertebrati, che crescono figli incapaci. 3 milioni di ragazzi al di sotto dei 35 anni, vivono ancora in famiglia, senza lavoro, senza studiare. Il bullismo è un sintomo della assoluta incapacità della famiglia, delle istituzioni di porre un recinto, un limite.

La vita è fatica propria, un genitore non si può e non si deve sostituire, la vita è progettualità, è desiderio, un bambino a cui dai tutto, non avrà più desideri. Non si può insegnare ai propri figli, che l’esistenza è un grande supermercato dove il conto viene pagato dai genitori, dai nonni.

I nostri figli hanno bisogno di un capitano, che indichi la rotta, perché devono avere un esempio, qualcuno che gli dica che quando c’è un problema, non si chiama anche l’ultimo mozzo della nave, ma si ha il coraggio delle proprie decisioni e le si assume.

Noi, psicologi, insegnanti, educatori, siamo istruttori di volo, insegniamo e poi dobbiamo lasciare liberi di volare.
I bambini hanno bisogno di un mito, a cui ambire, sperare di arrivarvi a quel mito e cercare di superarlo. I genitori non devono essere amici dei propri figli, devono essere buoni esempi, da seguire e superare se possibile.

Abbiamo ragazzi che consumano cocaina, eroina, alcool. Anestetici, che anestetizzano la generazione dei cocoricò, anestetizzano il dolore. Non si comprende che il dolore fa parte della vita, il doloro è lo strappo di quando cresci, è il tentativo,è l’errore che inevitabilmente c’è, ma che ti porta a riprovarci ancora e ancora, perché poi il successo sarà ancora più grande, ancora più bello.

Perché tutto ciò che è comodo è stupido, tutto ciò che è difficile e meraviglioso, la vita è una sfida difficile per questo è meravigliosa. E’ questo che dovreste scrivere nella camera dei vostri figli.

Cercate di farli felici, per farli felici basta fare poco, dategli un po’ meno, fateli andare avanti, dovete avere il coraggio di credere in loro”.

Riprese di Marco Sciullo

Montaggio e intervista di Antonia Schiavarelli

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